Che i tagli alla spesa americana abbiano pesantemente condizionato la NASA è qualcosa che vediamo oramai da diversi anni. La chiusura del programma Shuttle in attesa di qualcosa di non meglio definito ne è una riprova. Non dovremmo quindi stupirci del fatto che pochi giorni fa la NASA abbia annunciato il ritiro dalle missioni congiunte con l'ESA (European Space Agency) il cui programma prevedeva l'invio di nuove sonde (e dei rover associati) su Marte nel 2016 e 2018. Come riportato dall'Associated Press, queste missioni erano finalizzate al trasporto verso la Terra di terreno e rocce dal pianeta rosso per essere meglio analizzati.
Secondo una dichiarazione di John Grusnfeld, un astrofisico con 5 esperienze di volo spaziale sullo Shuttle, questo è l'ovvio risultato dei continui tagli al budget. Tagli a cui la NASA ha cercato di ovviare seguendo il classico pragmatismo americano: ha attivato il Mars Program Planning Group (MPPG) allo scopo di incoraggiare scienziati e ingegneri da ogni parte del mondo a contribuire con nuove idee a sviluppare future missioni marziane imperniate sulla robotica.
Chiunque volesse partecipare può consultare questo sito ed inoltrare la proposta in modo altrettanto semplice.
Qui faccio un inciso: mi viene da ridere se paragono l'efficienza americana con qualunque dei nostri concorsi sulle cui procedure barocche e lentezza atavica è meglio sorvolare.
In tutto questo la cosa triste è che a ben guardare le risorse di cui necessita la NASA sono ampie ma ben poca cosa rispetto al budget totale americano.
Secondo la stima pubblicata dal bene informato Huffington Post i tagli al programma marziano ammontano a meno del 2% del budget annuale della NASA, che è a sua volta meno dello 0,5% del budget totale americano.
Poca cosa apparentemente ma di potenziale forte (e negativo) impatto sulla sostenibilità di uno dei programmi di maggior successo scientifico e di immagine (sostegno popolare e internazionale) fra quelli gestiti negli ultimi anni dalla NASA.
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