Le rane non sono sicuramente il primo animale a cui pensiamo quando il termine di paragone è la vista.
credit: jhfestival |
Eppure uno studio recente condotto dall'università svedese di Lund ha dimostrato che questi anfibi sono capaci di vedere i colori anche in condizioni di bassa luminosità, cosa per noi impossibile.
La maggior parte dei vertebrati, inclusi gli umani, sono dotati di due tipi di cellule visive, entrambe collocate nella retina, cioè coni e bastoncelli.
- I coni sono responsabili della visione del colore grazie alla presenza di fotorecettori specifici situati in modo esclusivo su sottogruppi di coni. Nei primati ne esistono di tre tipi (specifici per lunghezze d'onda del giallo, rosso e verde), mentre in altri animali il numero può essere inferiore o maggiore (alcuni uccelli ne hanno quattro e quindi hanno una gamma cromatica superiore alla nostra). Per funzionare al meglio necessitano di molta luce e questo spiega per quale motivo al buio o in penombra la nostra percezione del colore svanisce.
- I bastoncelli sono invece di un solo tipo e la loro alta sensibilità alla luce è quella che ci permette di vedere al buio o di cogliere i movimenti sui lati del nostro campo visivo (il cosiddetto "vedere con la coda dell'occhio"). Il picco di sensibilità è intorno a 502 nm.
La diversità funzionale di queste cellule si rispecchia anche nella loro diversa distribuzione sulla retina con i coni molto più concentrati nella parte centrale e nella fovea, mentre tutto il resto dell'epitelio retinico è dominato dai bastoncelli (per approfondimenti vi consiglio di leggere i precedenti articoli sul tema --> "Vediamo in 13 msec" e --> "Vedere agli infrarossi")
Rospi e rane hanno 2 tipi di coni (uno sensibile al giallo e l'altro sia al giallo che al verde) e, cosa assente in noi, 2 tipi di bastoncelli (uno con picco di assorbimento a 502 nm - verde - e l'altro a 433 nm - blu). Una dotazione che aveva fatto supporre che questi animali fossero in grado di distinguere i colori al buio.
Nota. Gli anfibi sono privi di fovea e hanno la curiosa capacità di percepire la presenza di luce grazie a sensori sulla pelle. L'assenza di fovea e la tipologia di cellule retiniche presenti spiega l'alta sensibilità alla luce pur con bassa acutezza visiva, rafforzata tuttavia dalla visione binoculare che è molto utile per calcolare le distanze. In altre parole sono in grado di vedere prede minuscole ma hanno una scarsa capacità di "cogliere" oggetti (magari prede o predatori) se immobili. Sono "programmati" per cogliere movimenti e "trascurare" tutto ciò che è fermo; una strategia utile quando le prende sono tante e non c'è bisogno di andarle a scovare una per una.
La loro capacità di vedere i colori è stata confermata da ricercatori svedesi mediante una serie di esperimenti comportamentali. Tra i dati emersi vi è quella che questi animali usano la visione a colori quando cercano un compagno (non a caso c'è un marcato dimorfismo sessuale cromatico) o cercano cibo e passano alla visione "notturna colorata" in condizioni di scarsa luminosità.
Credit: Carola Yovanovich |
Vedere i colori in condizioni di scarsa luminosità non è qualcosa di nuovo (sia le falene che i gechi hanno questa capacità) ma pressoché unica in condizioni di oscurità pressoché totale.
Articolo su argomenti attinente --> "Testare la visione cromatica nei pesci", oppure cliccando sul tag --> "Visione".
Fonte
- Thresholds and noise limitations of colour vision in dim light
Almut Kelber et al, (2017) Philosophical Transactions of Royal Society B. Volume 372, issue 1717
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