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Nuove sindromi da Social Network?

Esiste la sindrome da esclusione in ambito Social Network (SN)?
Una domanda del genere, quantomeno bizzarra fino a pochi anni fa, è oggi una domanda sensata. La crescente percentuale di nativi digitali, la penetrazione dei SN in fasce di età matura e l'inarrestabile tendenza del "sempre connessi" ha richiamato l'attenzione di psicologi e studiosi del comportamento che si sono posti una semplice domanda: il non essere considerati in ambito social ha lo stesso effetto deprimente di quello osservabile nella vita reale?  

Mi correggo. Usare il termine vita reale non è del tutto corretto ... oramai. Per un nativo digitale l'interazione mediata dal SN ha la stessa valenza dell'interazione che per molti di noi era fino a pochi anni fa mediata dal telefonino-base, prima ancora dall'incontrarsi sotto casa (o sui mezzi o …)  o dal ritrovo nel fine settimana. Ora la tendenza è quella del "sempre", e distorsioni patologiche quali la Sindrome da Blackberry, cioè il controllo compulsivo per nuovi messaggi, sono oramai una realtà.
Tornando all'ambito social ci si può chiedere: essere esclusi/non considerati dalla cerchia di amici, apparentemente virtuali ma in senso stretto reali, è paragonabile all'essere/sentirsi esclusi da, per usare un termine vecchio stile, un "capannello di amici"?
Domanda apparentemente non peregrina visto che il team di Joshua Smyth, professore di Medicina e di Igiene Comportamentale presso la Penn State, se ne è occupato in questo articolo.
I due studi da lui coordinati hanno esaminato le percezioni e le reazioni che l'esclusione "faccia-a-faccia" e quella online su una chat room inducevano.
Nel primo studio, a 275 studenti di college venne chiesto di prevedere le loro reazioni se durante una conversazione (di persona o online) si fossero sentiti ignorati. La risposta, in se abbastanza prevedibile, comprendeva sensazioni come disagio e perdita di autostima, indipendentemente dalla situazione in cui fosse occorsa. Il fine della domanda non era conoscitivo in senso stretto quanto di rendere consapevole l'intervistato di una situazione potenziale di stress, di cui fornire una valutazione anticipatrice.  
Nel secondo studio i partecipanti (tester) sono stati suddivisi in due scenari che chiamiamo per semplicità fisico e chat.
Nello scenario fisico viene spiegato loro che avrebbero interagito con altri studenti, dopo di che avrebbero dovuto fornire ad i ricercatori le impressioni sugli altri. Nella realtà durante questi incontri gli "altri studenti" erano stati istruiti ad ignorare deliberatamente i tester.
Nello scenario chat ad i tester viene detto che il motivo dello studio è l'investigare la formazione delle impressioni quando le persone inteagiscono senza vedersi. Nella realtà anche in questo caso i tester vengono deliberatamente ignorati nei loro tentativi di conversazione.
Al termine della prova i tester hanno fornito risposte molto simili su quello che hanno provato nel sentirsi inaspettatamente esclusi. Tuttavia lo stress percepito è risultato essere notevolmente minore rispetto a quello che loro stessi avevano, in media, previsto in una situazione analoga.
La maggior parte dei partecipanti attribuiva l'esclusione come una situazione di cui non avevano colpa, dovuta anzi agli altri individui presenti al test. In altre parole "non è colpa mia, ma sua", un classico meccanismo protettivo che si instaura per non intaccare l'umore e l'autostima.
Da questa serie di test emerge che non vi sono differenze sostanziali fra le interazioni fisiche e quelle in chat. Il che, considerato il massiccio utilizzo del mezzo Social, rende le situazioni di stress potenziale molto numerose.
C'è un altro fatto da considerare. In questo test sono state coinvolte persone giovani, di media cultura e ampiamente addentro alle tematiche social, quindi in un certo senso immunizzate agli stress potenziali. Di maggiore interesse sarebbe stato utilizzare fruitori del mezzo social che non fossero nativi digitali.
Altro cosa da fare sarebbe stato monitorare con parametri biomedici lo stress provato nei due scenari, confrontarlo fra loro e con quello percepito. Questo anche per rilevare sensazioni di stress inconsciamente rimosse ma presenti.
Questo ambito di ricerca è un campo inesplorato per gli psicologi sociali e per lo studio comportamentale della generazione 2.0

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