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Nel 2017 un focolaio, non rilevato, di infezione da virus Zika a Cuba

L'epidemia del virus Zika ha avuto il picco di notorietà nel 2016 a causa della coincidenza tra area di diffusione dell'infezione, prima sotto-diagnosticata, e zona di massimo afflusso visitatori legato alle olimpiadi di Rio, 

Da allora si sono chiariti i legami tra infezione (di suo non particolarmente grave) e rischio di microcefalia nell'infante se ad essere infettata è una donna nei primi mesi di gravidanza. Oggi il virus, seppur ancora presente in alcune aree, è tornato ai livelli base del 2014 (tre casi in Francia ottobre 2019).
Sul sito del ECDC è disponibile la infografica interattiva con tutti i casi segnalati in Europa --> https://atlas.ecdc.europa.eu/...  
La ricostruzione della diffusione del virus usando sia dati inferiti (umani e primati sieropositiva), dati genomici e casi clinici
(credit: Khamar /wikipedia)
Paesi in cui il virus Zika è endemico, presente in "serbatoi" naturali
(credit: wikipedia)


Pochi mesi fa un articolo pubblicato sulla rivista Cell, relativo ad uno studio condotto dai ricercatori della Yale School of Public Health ha portato alla luce un focolaio di Zika, prima non rilevato. L'epidemia di discrete proporzioni si è verificata a Cuba nel 2017, un anno dopo il picco raggiunto dall'epidemia nelle americhe.
L'invisibilità di focolai epidemici rappresenta una insidia non secondaria perché facilità la diffusione del virus in altre parti del globo dato il suo decorso a volte asintomatico.

La prima rilevazione del virus Zika risale al 2015, nella città brasiliana di Salvador, una zona in cui il virus doveva essere endemico come dimostrato dalla sieropositività ad esso di gran parte della popolazione. Quando i fari mediatici delle olimpiadi si spensero e il picco di infezioni sembrò assestarsi verso il basso, alcuni ricercatori continuarono l'opera di monitoraggio alla ricerca di focolai nascosti che, come serbatoi naturali, avrebbero potuto innescare epidemie future. Una attività di ricerca non semplice per una serie di ragioni biologiche (infezioni difficili da rilevare) e socioeconomiche (aree urbane in cui il vettore del virus, zanzara, è difficile da debellare, scarso ricorso ai medici di base, ...). I ricercatori svilupparono quindi un framework informativo utilizzando infezioni diagnosticate su viaggiatori, schemi di viaggio e genomica virale per rilevare focolai in modo inferenziale anche in assenza di dati locali. 
In particolare la tipizzazione del genoma virale ha permesso di distinguere e/o di associare i nuovi casi da/a quelli in cui il virus è endemico.
Fu proprio il tracciamento dei percorsi di viaggio che avevamo come punto in comune Cuba a permettere di rilevare un grosso focolaio epidemico nell'isola verificatosi nel 2017. Si stima che il numero di residenti infettati nel possa avere raggiunto valori tra 5 e 20 mila, il che stride con i valori ufficiali che sono stati 187 nel 2016 e nessuno nel 2017!
L'analisi che ha portato alla scoperta di un focolaio nascosto di Zika nel 2017 a Cuba
(credit: N. Grubaugh / Cell)

La domanda che sorse spontanea era perché l'epidemia a Cuba fosse avvenuta un anno dopo il picco nelle americhe. La spiegazione oggi accreditata è che il "ritardo" cubano sia diretta conseguenza della efficace campagna di controllo delle zanzare (il vettore infettivo) lanciata dal governo per prevenire le epidemie locali del virus Zika. Tuttavia se lo sforzo iniziale fu indubbiamente coronato da successo, nei mesi successivi al picco globale si è verificato un allentamento dei trattamenti (per mancanza di risorse o magari per inefficienza delle autorità distrettuali) il che ha portato alla comparsa di un focolaio "ritardato".

La trasmissione della malattia (sempre mediata dal vettore zanzara) è oggi ancora una realtà in paesi come Angola, Thailandia e India.

L'importanza di questo studio è che il modello analitico potrà essere utilizzato per identificare focolai nascosti di altre malattie difficili da rilevare nell'ambito dei sistemi di sorveglianza locale esistenti. Paradossalmente queste infezioni sono molto più insidiose di quelle associate a virus come Ebola che proprio per la sua aggressività clinica non può passare inosservato ed è quindi più "facilmente" contenibile

Nota. A febbraio 2021 nuovo focolaio di Ebola in Guinea, probabilmente originato da soggetto sopravvissuto a precedente infezione.


Fonte
- Travel Surveillance and Genomics Uncover a Hidden Zika Outbreak during the Waning Epidemic
N. Grubaugh et al. (2019) Cell, 178(5) pp 1057-1071
- Yale researchers detect unreported Zika outbreak
Yale / news (2019)


Capelli grigi e stress. C'è di mezzo il sistema nervoso autonomo

E' noto che lo stress, anche se di breve periodo ma acuto, possa fare diventare grigi i capelli delle persone.
L'indiziato principale è da sempre il cortisolo (ormone dello stress) e in subordine anomalie immunitarie conseguenti allo stress (non a caso finito lo stress è più facile ammalarsi). La causa meccanicistica alla base dell'ingrigimento sarebbe un impoverimento delle cellule staminali nel bulbo pilifero responsabili della produzione del pigmento.

Uno studio recente condotto sui topi, in cui lo stress acuto è capace di ingrigirne il pelo, sposta i fari dell'indagine sul sistema nervoso simpatico.
Ne parla su Nature Podcast biologo Ya-Chieh Hsu, esperto di cellule staminali

Clicca sull'immagine per andare alla pagina del podcast sul sito di Nature
Fonte
Hyperactivation of sympathetic nerves drives depletion of melanocyte stem cells
Bing Zhang et al, Nature, 22 gennaio 2020

- How the stress of fight or flight turns hair white
Nature / news 

Covid19. Un virus dall'oriente ci riporta ai tempi della SARS

Ultimo aggiornamento in data 17/04/20 (vedi la sezione a fondo pagina). Se cercate articoli tematici più recenti cliccate sul tag --> covid19


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***

Quest'anno invece del classico bollettino influenzale ci tocca tornare ai giorni della SARS, con una minaccia arrivata da oriente.
Nota. Lo scorso autunno era apparso un articolo sulla necessità di prepararsi per future pandemie, considerate inevitabili dato il rischio zoonosi sempre più frequente e la globalizzazione del commercio, mai veloce nella storia come oggi (--> Preparing for the next pandemic influenza)
I primi indizi risalgono a dicembre con la comparsa di quello che è apparso da subito come un focolaio epidemico nei pressi della città cinese di Wuhan. I sintomi quelli di una malattia respiratoria, più seria di un comune raffreddore. Nelle settimane successive nuovi casi sono stati segnalati prima in altre città cinesi e poi in Corea del Sud, Thailandia e Giappone.
Il nome coronavirus viene dalla somiglianza ad una corona quando visto al microscopio elettronico. Le protrusioni sono dovute alla proteina Spike, responsabile del riconoscimento della "serratura" cellulare per indurre l'ingresso nella cellula. Il diametro della particella è circa 100 nm 
credit: CDC
Il rischio che molti esperti paventano è la possibilità di una diffusione esponenziale visto che siamo alle porte delle vacanze del capodanno cinese (25 gennaio). Un momento che in Cina si associa ad un periodo di vacanza, Chunyun, noto anche come la grande migrazione visto che parliamo di centinaia di milioni di persone che tornano a casa, che inizia una settimana prima del capodanno e si protrae per quasi un mese.

L'epicentro, Wuhan, non è casuale in quanto sede di un grosso mercato di animali, quindi un luogo ideale dove gettare le basi per una zoonosi (vedi nota a fondo pagina per dettagli).
Se volete dare uno sguardo al tipo di mercato in cui è nato tutto vi rimando all'articolo pubblicato dal The Sun --> https://www.thesun.co.uk/... (mercati del genere sono molto comuni in Cina, visti di persona)
Le autorità sanitarie locali, dopo una prima minimizzazione (chissà come, ma questa cortina fumogena di casa cinese non mi stupisce --> le notizie più censurate in Cina) sono entrate in fibrillazione anche per la pressione montante di OMS e paesi confinanti a fornire informazioni. Due finora le notizie certe, una cattiva e una buona: 
  • la cattiva è duplice perché siamo già nella fase di trasmissione tra esseri umani (il salto interspecie del virus è avvenuto) e nell'ultima settimana si ha notizia di operatori sanitari infettatisi. Quando questo avviene vuol dire che il virus è più contagioso del previsto.
  • Quella buona è che la sua virulenza è inferiore a quella della SARS (vedi sotto).
Il numero di persone ammalatesi è ora nella fase di crescita esponenziale, raddoppiati nel giro di pochi giorni (vedi fondo pagina per i dati aggiornati)

Il commento di Anthony Fauci (direttore del NIAID) all'inizio di febbraio
"It's very, very transmissible, and it almost certainly is going to be a pandemic. But will it be catastrophic? I don't know."
Cosa implica la dichiarazione di pandemia? --> STATNEWS - Understanding pandemics

Parafrasando Tolstoj, le pandemia sono portatrici di infelicità non uguali a tra loro. La principale differenza è nella virulenza e in particolare nel tasso di mortalità tra gli infettati (CFR). Il valore di CFR è difficilmente stimabile durante la fase epidemica perché l'unico numero utilizzabile a denominatore è riferito ai soggetti testati per la presenza del virus che sono in genere le persone sintomatiche o chi è stato a diretto contatto con esse; per cui si tratta di un valore sovrastimato perché manca gran parte degli asintomatici.
I valori oggi disponibili indicano che la pandemia (dichiarata tale dal OMS in data 11 marzo) è di grado 5, come fu la SARS che tuttavia, pur nettamente più letale, ebbe una distribuzione globale nettamente inferiore.


Cronistoria
Il virus, 2019-nCoV, appartiene alla famiglia dei coronavirus, la stessa che causò la grave sindrome respiratoria acuta (SARS) che uccise qualche centinaia di persone tra il 2002 e il 2003.
La famiglia dei coronavirus delineata ai tempi dell'epidemia SARS. Il virus attuale responsabile del COVID19 appartiene ai beta-CoV B ed è stato chiamato SARS-CoV 2.
La parte inferiore della figura mostra la classificazione del virus responsabile del Covid19 (image credit: Nature 2021)

L'aumento del numero di casi suggerisce che il virus stia seguendo la migrazione vacanziera dei cinesi verso casa e che si sia adattato (attraverso mutazioni) al nuovo ospite umano. 
Tutto questo nonostante il mercato sia stato chiuso già il 1° gennaio. Alcuni dei nuovi casi sono a carico di persone che pur vivendo a Wuhan non erano nemmeno transitate in quel mercato per cui sono da afferire ad infezioni uomo-uomo "di prima generazione". I casi rilevanti in luoghi molto distanti dal mercato fanno invece probabilmente parte di una seconda generazione di virus sempre più adattati all'ospite umano.
Attraverso simulazioni al computer, i ricercatori dell'Imperial College di Londra prevedono che il numero di infetti sia intorno a 1700. Gli aeroporti di USA, Corea e Giappone hanno attivato procedure di screening per tutti i passeggeri provenienti dalla zona epicentro.

Come detto, la buona notizia è che il virus manca della virulenza della SARS e sono gli stessi numeri dei decessi a fornire il dato: 3 morti ogni 200 persone contro il 15% di mortalità legato alla SARS (percentuale che saliva a sopra il 50% negli over-60). La buona notizia non deve però fare tirare un sospiro di sollievo perché il virus potrebbe mutare in forme più facilmente trasmessibili e/o più virulenti (il tutto semplicemente grazie alla selezione naturale).
Ad oggi gli scienziati hanno sequenziato il genoma prelevato da 6 soggetti non correlati, un processo chiave per monitorare l'evoluzione del virus.
Fondamentale è però che che la Cina identifichi la fonte animale del virus, il serbatoio naturale, in modo che possano essere adottate misure adeguate per limitarne la diffusione alla radice.
Un articolo appena apparso sulla rivista Medical Virology sembra indicare nei serpenti il serbatoio naturale del virus. Fenomeno già osservato per il virus dell'encefalite equina orientale (--> Il virus letale per uomo e cavalli sverna nei serpenti). Se vi state chiedendo cosa ci facessero i serpenti in un mercato, vuol dire che non avete mai visto un mercato cinese. Nel mercato di Wuhan tra i prodotti disponibili vi erano anche pipistrelli, uccelli, ricci e marmotte (oltre al bestiame alimentare "classico"). Lo studio lascia scettici molti altri ricercatori secondo i quali non ci sono evidenze che i coronavirus siano in grado di infettare altri animali oltre a mammiferi e uccelli. La caccia continua.
La mancanza di informazioni è pericolosa, ha stigmatizzato l'OMS: la Cina deve condividere informazioni più appropriate e al più presto perché la malattia non è più confinata all'interno del paese. 
I virus non conoscono confini e possono migrare all'altro capo del mondo in meno di 12 ore.

Fonti
- New virus surging in Asia rattles scientists
Nature / news

***
I punti salienti dell'epidemia in atto in un breve video di Nature
Se non vedi il video --> youtube.com

Determinare se un soggetto con problemi di tipo influenzale è positivo al SARS-CoV2 è di fondamentale importanza sia per le terapie che per il contenimento del virus. Di seguito la probabilità di rilevamento del virus a seconda del tipo di campione analizzato, dal tempo trascorso dall'infezione e dall'essere l'individuo, sintomatico o asintomatico.
credit: Sethuraman et al. (JAMA)
L'aggravamento delle condizioni del paziente e' quasi sempre conseguenza di un eccesso di risposta infiammatoria.

La centralità dell'infiammazione nella prognosi e' evidente anche dagli alti livelli di IL-6 nei pazienti che si correla ad un loro maggior rischio di peggioramento nei giorni successivi (image credit to the original article).



*** AGGIORNAMENTI ***
Ultimo aggiornamento 17/04/20 ... il resto è ben noto a tutti
La maggior parte degli aggiornamenti quotidiani solo via Twitter --> @pillolescienza 
Articoli successivi sul tema --> covid19

Non è stato il pangolino. Il piccolo mammifero – indicato come il possibile indiziato numero uno – è stato scagionato dall’accusa di essere l’animale che ha trasmesso all’uomo il Sars-Cov2.
L'untore, inconsapevole, è il pipistrello ma non quelli allo stato brado (come avvenuto nel caso di ebola) ma quelli maneggiati nei famigerati wet-market cinesi dove si espongono animali vivi che vengono macellati solo quando arriva una ordinazione.
Una procedura frutto sia del retaggio culturale che della locale assenza di corrente elettrica che impedisce la conservazione della carne in celle refrigerate.
Uno di questi animali avrebbe ospitato una variante (evento assolutamente normale in natura) di un coronavirus endemico nella popolazione, per puro caso sufficientemente compatibile con i recettori umani da permettere l'entrata nella cellula e da li la replicazione. Una volta generata la progenie virale la trasmissione sarebbe avvenuta per via umana, attraverso le goccioline di espirato (ad esempio starnuti, colpi di tosse). In assenza di tale mutazione, anche un virus potenzialmente capace di usare il macchinario cellulare umano non avrebbe potuto entrare nella cellula (chiave e serratura non combaciavano). Questo spiega il bersaglio della mutazione "critica" avvenuta sulle cosiddette spike, strutture proteiche sulla superficie virale importanti per la penetrazione nelle cellule, un evento che oggi viene fatto risalire ad un periodo tra il 20 e il 25 novembre.
Nello specifico sarebbero state 3 le mutazioni del virus necessarie per renderlo adatto all'infezione, riproduzione e trasmissione in un ospite umano; di queste quella sulle spike è stata quella decisiva.


Il 31 gennaio il numero di casi ha superato quelli della SARS. La notizia buona è che il tasso di letalità è chiaramente inferiore. La notizia cattiva è che i numeri della SARS sono stati raggiunti quando l'epidemia era a plateau e nell'arco di 2 mesi dal primo caso mentre i numeri odierni sono stati raggiunti in una decina di giorni e siamo ben lontani dal vedere un qualsiasi trend di fase stazionaria
31/01/20

27/02/20

La letalità da coronavirus inferiore a quella della SARS  (31/01/2020)
credit: thesun.co.uk
Grafico comparativo tra i vari virus "umani" per quanto riguarda contagiosità e letalità (credit:NYT)


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Reports redatti dall'Imperial College London

  • Report 3Transmissibility of 2019-nCoV  --> .pdf
  • Report 4: Severity of 2019-novel coronavirus --> .pdf
  • Report 5: Phylogenetic analysis --> .pdf
Coronavirus disease (COVID-2019) situation reports (redatti dall'OMS)


  • Report --> .pdf 

***

Il tasso di mortalità per anagrafe e sesso fornito dall'Istituto Superiore di Sanità:


(sito)

(PDF)

Tasso di mortalità comparativo tra i diversi paesi (sui numeri cinesi ci credo zero)
Credit: Financial Times & John Hopkins



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In data 11/03/20 l'OMS dichiara lo stato di pandemia
Negli stessi giorni il governo italiano dichiara il lockdown di tutti i servizi non essenziali e il divieto di circolazione
In data 13/03/20 la Spagna dichiara lo stato di emergenza nazionale. Di li a qualche settimana l'Europa occidentale prima e gli USA seguiranno con procedure simili anche se declinate in modo diverso a seconda delle strategie di contenimento adottate.
I casi globali poco prima che venisse dichiarato lo stato di pandemia. Credit: ECDC --> dati aggiornati
Il sito della John Hopkins offre un monitoraggio in tempo reale di eccellente qualità

Mentre in Cina si è raggiunto un plateau e azzeramento nuovi casi, nel resto del mondo la crescita è nella fase esponenziale

Credit: Financial Times & John Hopkins

Il virus potrebbe sopravvivere nell'aria piu a lungo del previsto
Il dato viene da un articolo apparso sul NEJM di aprile.
Nello specifico i ricercatori hanno osservato che quando il virus si trova sospeso come aerosol (goccioline di dimensioni inferiori a cinque micrometri) può rimanere in aria per circa 30 minuti, prima di depositarsi su superfici dove potrebbe rimanere vivo (nel caso di un virus vuol dire, capace di infettare una cellula) per ore. La scoperta è interessante in quanto va contro quanto finora sostenuto dal OMS secondo cui il virus è trasmesso unicamente per contatto immediato delle goccioline espulse da una persona infetta.
Lo studio suggerisce inoltre che il virus può sopravvivere fino a 24 ore su pacchi di cartone, sebbene si disintegri nel corso di una giornata - il che significa che i pacchi che riceviamo con gli ordini online o la semplice corrispondenza dovrebbero avere un rischio di infezione del tutto trascurabile a meno che il corriere non ci abbia tossito sopra proprio prima della consegna (per chi fa ordini mediante i riders il rischio aumenta per la semplice ragione che il tempo tra ordine, impacchettamento e consegna è inferiore all'ora).

Altro studio degno di menzione quello condotto sui bambini infettati (una percentuale molto inferiore ad altre fasce di età, probabilmente per la loro minore espressione di recettore ACE2 e in una tendenza del sistema immunitario, con poca esperienza, nel non dare luogo a risposte eccessive). Sebbene la maggior parte sviluppa sintomi lievi o moderati, una piccola percentuale - specialmente bambini e bambini in età prescolare - può ammalarsi gravemente. I dati sono stati ricavati dall'analisi degli oltre 2 mila bambini infettati e malati osservati in Cina. Anche il "vecchio" Sars-CoV usava ACE2 come punto di ingresso ma con efficienza 2-3 volte inferiore al Sars-CoV-2 che ha acquisito mutazioni critiche nella proteina Spike.

Articolo successivo sul tema --> Come passare da 1 infetto a 20 mila in pochi mesi

Aprile 2021. Il risultato dell'indagine del OMS sulla catena di eventi che ha generato la pandemia --> Articolo 1 e --> Articolo 2.
 

***  Note ***

Cosa succede se il virus cambia ospite (zoonosi)
Quando un virus, ospite naturale di una data specie, viene in contatto con un altro organismo più o meno imparentato (un mammifero o magari più in generale un vertebrato) l'esito è quasi sempre nullo perché il potenziale nuovo ospite non ha tutti i requisiti perché si compia il ciclo riproduttivo del virus: manca dei recettori cellulari adatti, della capacità del virus di usare quel particolare macchinario cellulare per riprodursi o entrambi. Questa la ragione per cui il nostro cane non si prende il raffreddore quando lo abbiamo noi e noi non ci ammaliamo di cimurro (virus simile a quello del morbillo) quando un canide ne è affetto.
In alcuni casi l'ospite è solo parzialmente permissivo e l'infezione evolve in modo molto blando, spesso anche asintomatico visto che il sistema immunitario ha subito la meglio sul virus poco "adatto". L'esempio è quello del vaiolo bovino (che negli umani provoca solo leggere lesioni) usato da Jenner a metà '800 per immunizzare gli umani dal ben più terribile virus del vaiolo umano.
Abbiamo poi un terzo caso in cui un virus a seguito della combinazione tra contatti ripetuti con un nuovo ospite e la parziale permissività di questo, diventa capace grazie a mutazioni spontanee di dare luogo ad un ciclo infettivo completo nel nuovo ospite. In questi casi l'impatto è quasi sempre potente perché, usando un paragone pugilistico, ci si trova in una situazione da 1-2 con KO finale: l'ospite è impreparato immunitariamente a sviluppare una risposta efficace in breve tempo; il virus non si è ancora adattato all'ospite per cui l'infezione è senza freni (ricordo che da un punto di vista evolutivo, quindi selettivo, il miglior virus (leggasi di successo) è quello che non uccide il proprio ospite perché con esso elimina anche il proprio incubatore).
A quest'ultimo caso appartiene HIV, Ebola e l'aviaria tutti casi di virus presenti da sempre nell'ospite naturale (scimmie, pipistrelli e polli, rispettivamente) con patologie lievi o asintomatiche nella specie originale ma quasi sempre letali nella nuova specie.

 Uno dei parametri fondamentali per comprendere la capacità di una infezione di dilagare viene dal parametro R0 (per ulteriori informazioni vi rimando ad un precedente articolo --> morbillo)



Per curiosità sul mondo dei virus --> Virus: quasi-organismi sub-microscopici.

Articoli su zoonosi precedenti per capire l'epidemia coronavirus odierna
Ebola  → bit.ly/38NUrMZ
Zika → bit.ly/2tPKwI2
Nipah  → bit.ly/2GsEyzt
Febbre gialla → bit.ly/2GzZjsM
HIV → bit.ly/2U4yO6N
Hantavirus → bit.ly/38LTvZp
Influenza → bit.ly/37Alr25
Morbillo → bit.ly/312BGCJ
Rabbia → bit.ly/2vwzhVl
Mappa dei microbi "problematici" a livello globale (credit: thesun.co.uk)




Il robot scalatore che non molla la presa sulla parete

Questo robot esapode da arrampicata è in grado di aggrapparsi lungo superfici ruvide senza perdere la presa ottenuta grazie a speciali ventose che creano il vuoto. Il segreto sottostante è la generazione di uno microstrato d'acqua fatta ruotare ad alta velocità.
(Credit: Physics of Fluids / Xin Li, Kaige Shi)

Mentre l'acqua gira, la forza inerziale genera un gradiente di pressione abbastanza ripido da mantenere il vuoto al centro della pinza, mentre la pressione al confine rimane uguale alla pressione atmosferica il che previene lo scollamento tipico delle ventose da vetro classiche. 
I ricercatori hanno anche realizzato una versione del dispositivo "spider-man wall climbing" su cui immagino abbiano ancora da lavorare (il ricercatore evita saggiamente di fare la prova su se stesso ad altezze pericolose ...).

(Credit: Physics of Fluids / Xin Li, Kaige Shi)


Fonte
-  Vacuum suction unit based on the zero pressure difference method featured
Xin Li & Kaige Shi Physics of Fluids (2020) 32, 017104

Droni con i "baffi". Dalle vibrisse dei gatti l'idea per sensori di prossimità

Come spesso avviene è la Natura a fornire suggerimenti per innovazioni tecnologiche. La conferma odierna viene dai ricercatori dell'università del Queensland che seguendo i molti esempi forniti dagli animali ha dotato droni e robot di "baffi" con funzione di sensori per massimizzare la percezione ambientale.
I "baffi" del drone (credit: uq.edu.au)
Lo scopo era sviluppare sensori per aiutare i robot ad interagire in quello che potremmo definire come "spazio peripersonale", cioè la regione immediatamente intorno ad una persona senza però toccarla.
In animali come i gatti, i baffi (noti come vibrisse) sono strumenti altamente sensibili dotati di propriocettori che aiutano il gatto a determinare sia la distanza di un oggetto che la consistenza di una superficie. In pratica quasi come il tricorder usato in Star Trek. Tra le altre cose sono in grado di rilevare il respiro umano da mezzo metro di distanza.
Quest'ultima è una funzione particolarmente utile se associata ad un drone perché consente ai droni più piccoli di navigare e stabilizzare il volo attraverso spazi bui, polverosi, fumosi, angusti e in presenza di turbolenze senza dovere ricorrere a rilevatori più pesanti.
I "baffi" montati sui droni sono lunghi "capelli" sottili in fibra realizzati con lo stesso materiale plastico utilizzato dagli estrusori per stampanti 3D. Sono attaccati a piccole piastre che rilevano la forza esercitata (incollate su un treppiede di mini sensori di pressione) capaci di rilevare carichi di punta anche di 0,33 milligrammi, meno del peso di una pulce. 
Il costo totale della dotazione? Circa 30$.
Tra le altre applicazioni possibili la misurazione della velocità di un liquido o la rilevazione a prua dello spostamento d'aria generato da un oggetto in avvicinamento. 

In sintesi questi baffi potrebbero essere usati in tutte le situazioni in cui si voglia misurare la forza, come nelle applicazioni di lavorazione meccanica, nella fabbricazione industriale, in medicina, nei sistemi marini e in ambito aerospaziale.

Una delle prima applicazioni pratiche è stata su un topo robotico (iRat) sviluppato per studiare la psicologia e la neurologia nei roditori.
iRat (credit: uq.edu.au)

Fonte
Drones sensing by a whisker
University of Queensland / news


Articoli precedenti sul tema robot ispirati a modelli animali --> Robobee

I pianeti con due soli non esistono solo in Star Wars

A distanza di qualche anno dalla scoperta di un pianeta che per alcune caratteristiche richiamava Tatooine (Star Wars) con il suo panorama fatta di due soli, un altro membro si va ad aggiungere alla famiglia. 
Un tramonto doppio dall'immaginario pianeta Tatooine
I due casi precedenti sono Kepler-1647b e  Kepler 16b (vedi --> "Un pianeta come Tatooine?")
La scoperta è stata comunicata durante il convegno annuale della American Astronomical Society e viene dai dati raccolti dalla sonda spaziale TESS (Transiting Exoplanet Survey Satellite).
Il "nuovo" pianeta è TOI 1338b e con una dimensione di circa 7 volte quella terrestre va a posizionarsi nella categoria di pianeti "nettuniani".
Anche i due esempi precedenti hanno dimensioni simili per cui si tratta di pianeti principalmente gassosi, il che ovviamente cancella ogni possibile similitudine con il desertico Tatooine. Nulla toglie tuttavia che lo spettacolo immaginato dal regista sia visibile su una delle lune (se presenti). Come ci insegnano i nostri giganti del sistema solare, sono le lune i siti in cui potrebbero sussistere le condizioni minime necessarie per la comparsa della vita
Video credit: NASA Goddard

Nessuna speranza di inviare sonde in loco data la distanza di 1300 anni luce ma sufficientemente "prossime" perché nei prossimi mesi si ottengano informazioni aggiuntive sulla caratteristiche di tale sistema stellare, un sistema binario. Una delle stelle è appena più grande del Sole mentre l'altra potrebbe essere una vecchia stella (più fredda e con massa pari ad un terzo di quella solare).

Precedenti articoli tematici sul blog riguardo la ricerca degli esopianeti --> QUI 

Fonte
NASA


Pianeti "batuffolo" a qualche migliaio di anni luce da noi

Se uno scrittore di fantascienza avesse descritto in uno dei suoi racconti, pianeti grandi come Giove ma con massa molto inferiore a quella terrestre sarebbe stato etichettato come autore fantasioso, magari anche apprezzabile per le sue  storie, ma di sicuro più  appartenente al reame fantasy che al consesso della hard SF, cioè la fantascienza rigorosamente tecnologica e in cui il possibile è sempre declinato in termini scientifici (tra gli autori cito come esempio Vernor Vinge, Greg Egan, Arthur C. Clarke, etc).

Una prevenzione ideologica andata via via sbiadendo dopo la partenza dei progetti volti alla ricerca degli esopianeti (ad esempio Exoplanet Exploration Program) e l'arricchimento del catalogo a disposizione.
Nel momento in cui scrivo sono 4104 gli esopianeti confermati  --> exoplanetarchive - Caltech) con caratteristiche anche molto lontane dalle previsioni, cioè dal nostro unico metro di paragone che è il sistema solare.
Artwork
(credit: NASA, ESA, and L. Hustak, J. Olmsted, D. Player and F. Summers)

I recenti dati forniti dalla miniera senza fine che si chiama telescopio Hubble, hanno infatti evidenziato l'esistenza di pianeti "gioviani" come dimensioni ma con massa 1/5 di quella terrestre e una atmosfera che si espande quasi come un respiro ed è stata paragona a bambagia o zucchero filato per la sua consistenza.
Una delle stelle che ospita questi curiosi pianeti è Kepler-51 che dista da noi 2600 anni luce.
Pianeti "solari" vs. pianeti di Kepler 51
(credit: NASA, ESA, and L. Hustak and J. Olmsted)
Una delle ipotesi è che si tratti di protopianeti, quindi ancora in fase di formazione, previsione coerente con la giovane età della stella (500 milioni di anni).
La prova la si avrebbe dalla osservazione diretta, impossibile data la distanza, che dovrebbe mostrare un'orbita ancora "sporca" di detriti (uno dei requisiti di un pianeta propriamente detto e "maturo" è la "pulizia" dell'orbita. 
Ad ora è possibile solo inferire forma e composizione grazie a simulazioni al computer che spiegherebbe una atmosfera siffatta come composta da idrogeno ed elio in lenta diffusione verso lo spazio. Alla fine del processo, non prima di diverse centinaia di milioni di anni, rimarrà un pianeta roccioso a metà strada tra i pianeti interni del nostro sistema e Nettuno.
 
Lo scorso dicembre è stato infine lanciato un nuovo telescopio spaziale (CHEOPS) il cui scopo è diverso da quelli in uso: non più trovare nuovi esopianeti, ma studiare quelli già scoperti.

Fonte
- 'Cotton Candy' Planet Mysteries Unravel in New Hubble Observations

L'Australia prende le contromisure per lo spionaggio tecnologico cinese. Il rischio legato a Tik Tok e ToTok

La notizia è di questa estate ma è passata pressoché inosservata da noi. Cosa non sorprendente se si pensa che siamo l'unico paese occidentale ad avere un'alta penetrazione di mercato di Huawei come ben evidenziano i "Huawei Days" di Mediaworld. Un produttore a cui altrove è proibito partecipare alla costruzione del 5G oppure ha numeri di mercato inferiori al prefisso telefonico di Torino … .

Il governo australiano ha affermato che istituirà un comitato di esperti per rilevare e rispondere a attacchi informatici, furti di proprietà intellettuale e altri attacchi contro università o aziende. Sebbene non sia mai stata menzionata in modo esplicito, il riferimento è alla Cina per tutta una serie di eventi verificatisi recentemente nel paese.
Articolo precedenti sul tema --> Software spia dentro la Bayern 
Gli hacker cinesi (che poi altro non sono che una emanazione della Unità 61398 dell'esercito) sono stati recentemente indiziati della violazione dei dati presso la Australian National University di Canberra. Si teme inoltre che le ricerche sulla sorveglianza e sul riconoscimento facciale svolte nelle università australiane siano state esportate verso la Cina e che vengano utilizzate nel sempre più pervasivo sistema di video-sorveglianza che oggi monitora qualunque attività nel paese (vedi anche articolo precedente --> "Obbiettivo: leadership nella IA per il 2030" .

Il comitato si concentrerà anche sulla trasparenza delle collaborazioni straniere e "impedirà il trasferimento di competenze legate alla difesa e della tecnologia a duplice uso a coloro che potrebbero utilizzarla in contrasto con gli interessi dell'Australia", questa la frase pronunciata dal ministro dell'istruzione Dan Tehan.

Già nel 2017, il capo dell'intelligence australiana rivelò le preoccupazioni della sua agenzia circa le collaborazioni in atto tra università australiane e cinesi per il forte rischio di furto dei dati. Un rapporto pubblicato qualche settimana fa dall'Australian Strategic Policy Institute, un think tank di Canberra, afferma che la società Koala AI Technology di Chengdu potrebbe aver beneficiato delle ricerche fatte dal suo fondatore mentre era professore all'Università del Queensland. Le tecnologie di sorveglianza e di riconoscimento facciale sviluppate dalla società sono presumibilmente utilizzate nello Xinjiang per la repressione degli uiguri nella regione.

L'Australia non è l'unico paese ad avere tali timori specie per il diffondersi di App apparentemente innocue e molto popolari. Negli USA l'intelligence ha acceso i riflettori su  Tik Tok, una vera e propria mania tra adolescenti e non, perché accusata di essere un enorme collettore di informazioni molto utili sul FaceID. 
Una accusa simile era divampata nei siti specializzati della rete quando Zuckerberg aveva abilitato la funzione di riconoscimento facciale di default su Facebook, con la scusa di "rintracciare più facilmente tutte le foto presenti sul social con te presente per evitare abusi". Non so quanti credettero alle parole di Zuckerberg ma di fatto oggi questa funzione deve essere attivata in modo esplicito dall'utente. Il caro Mark ci prova sempre.
Altro allarme sicurezza è stato lanciato dal NYT riguardo l'app di messaggistica ToTok. In questo caso la app di suo non è "cattiva" (non ha spyware o backdoor) ma può essere facilmente usata come strumento di sorveglianza di massa. Non un allarme esagerato visto che nei giorni immediatamente successivi all'articolo sia Apple che Google hanno eliminato dallo store ToTok. Secondo fonti dell'intelligence che hanno dato la soffiata al giornate la app veniva usata dal governo degli Emirati Arabi Uniti per tracciare ogni conversazione, movimento, relazione, appuntamento, suono e immagine di chi l'aveva installata sul proprio smartphone.
Nota.  Una delle ragioni del successo locale di questa App è che negli EAU è illegale usare le VPN, e le altre app di messaggistica (Whatsapp, Messenger, Telegram etc) sono bloccate. Per cui quando si diffuse la notizia che che questa App funzionava (e il giudizio positivo di siti come Reddit e Quora) il successo fu immediato rendendola la App di riferimento.
ToTok (come del resto fanno le altre app di messaggistica) chiede agli utenti accesso a microfono, calendario, posizione, foto, contatti e fotocamera che vanno sui server dell'azienda. Il vero punto debole è dalle indagini del NYT l'azienda non sarebbe altro che una facciata dietro la quale si nasconde una azienda di cybersecurity legata a doppio filo all’intelligence degli EAU. Una azienda che non ha sviluppato nulla di suo, comprando il codice da un'altra app di messaggistica (YeeCall) per poi adattarlo alle proprie necessità.
Questo è un tipico esempio di come sia possibile fare sorveglianza pur in assenza di una App "bacata". E' sufficiente una buona pianificazione tale da mettere fuori mercato le App concorrenti, investire per floddare siti come Reddit e simili di recensioni entusiaste (anche in perfetta buona fede) e gli utenti useranno quello che si è "deciso" che devono usare.

Una strategia usata in Russia e in Cina con la proibizione (o rendendoli poco performanti) dei motori di ricerca classici e delle app di messaggistica dirottando così il traffico su Yandex o Baidu come motore di ricerca, e WeChat come App multiuso (messaggistica, pagamenti, etc).
Si potrebbe obiettare che l'esistenza di connivenze aziende-governi sia frequente in tutti i paesi ma c'è una differenza sostanziale: ci sono aziende che possono cooperare con i governi (o essere "convinte" e altre aziende che sono esse stesse l'emanazione di un governo e qui ogni pretesa di trasparenza scompare. 


Utilizzo della vitamina D in clinica. Male sicuramente non fa, ma forse serve a poco

La vitamina D figura oggi tra i trattamenti cardine per la prevenzione di fratture ossee nei soggetti con osteoporosi. Sebbene sia utilizzata anche nella prevenzione di altre patologie (da quelle cardiovascolari al cancro) la reale efficacia in queste ultime non è chiara.

Una delle ragioni è che nella complessità dell'analisi delle patologie sottostanti, dipendenti da molteplici variabili che possono mascherare o accentuare l'efficacia di un dato trattamento. L'unico modo per aggirare questi limiti sono studi retrospettivi con centinaia di migliaia di persone coinvolte (possibile in genere solo con le metanalisi, cioè analisi di studi già condotti in passato, uniti ora previa normalizzazione delle variabili annesse); un approccio in cui la metodologia statistica di analisi utilizzata assume un ruolo chiave.
Negli ultimi almeno tre studi hanno ridimensionato l'efficacia dei trattamenti preventivi con vitamina D, e qualche dubbio sorge anche sulla sua utilità generale nella prevenzione di fratture (in alcuni ambiti invece il suo utilizzo è sensato).

  • Nel 2014, una metanalisi su 107 studi precedenti relative all’efficacia della supplementazione con vitamina D non evidenziò alcun effetto significativo della SOLA vitamina D sulla densità ossea e sul rischio di fratture o cadute. Un limite dello studio era non erano stata fatta alcuna distinzione tra i vari dosaggi ma solo, aggiunta o meno di vitamina D al trattamento.
  • Uno studio più recente (2017) ha preso in esame gli studi centrati sull'effetto della supplementazione di vitamina D in ambiti non ossei. La conclusione qui l'aggiunta di vitamina D riduce la mortalità per tutte le cause del 3%, la mortalità per neoplasie del 12% e le infezioni del tratto respiratorio superiore del 12%; per contro non ha effetti sulla progressione di patologie cardiovascolari, diabete, depressione, funzione muscolare, tubercolosi e neoplasie del colon-retto. 
  • Infine nel 2018 si è analizzato l’effetto della somministrazione di vitamina D sullo stato muscolo-scheletrico, con la conclusione che non vi è alcuna efficacia sulla prevenzione di fratture o cadute e non ha alcun effetto significativo sulla densità ossea. Non sembrano esserci evidenti differenze tra alto e basso dosaggio. L'unica variabile è nella co-somministrazione di calcio che riduce il rischio fratture solo in alcuni casi ben specifici, cioè dei soggetti lungo-degenti o in case di riposo.
Tutti gli studi presenti in letteratura peraltro concordano nella sicurezza del trattamento. 
Sono in corso studi specifici con molti soggetti sia in UK (Vitamin D and Longevity - VIDAL) che in USA (VITamin D and OmegA-3 TriaL - VITAL).


E' quindi probabile che il beneficio arrecato dalla supplementazione di vitamina D sia stato sovrastimato e l’appropriatezza prescrittiva non rispettata. Per la serie bene non sembra che ne faccia in modo universale ma male non fa.
Articoli precedenti sul tema
Nota finale. Si è molto sentito parlare di ipotetici effetti preventivi o curativi della vitamina D nell'ambito di Covid19 ma ad oggi mancano riscontri clinici affidabili. L'unico studio serio condotto su pazienti ospedalizzati per forme da moderata a grave della malattia (JAMA, feb. 2021).

A giugno 2022 è apparso su NEJM uno studio molto importante che di fatto nega l'utilità del trattamento con vitamina nella prevenzione delle fratture.

Fonti
  • Theodoratou E, Tzoulaki I, et al. Vitamin D and multiple health outcomes: umbrella review of systematic reviews and meta-analyses of observational studies and randomised trials. BMJ 2014;348:g2035. CDI   
  • Autier P, Mullie P, et al. Effect of vitamin D supplementation on non-skeletal disorders: a systematic review of meta-analyses and randomised trials. Lancet Diabetes Endocrinol 2017;5:986-1004.
  • Bolland M, Grey A, et al. Effects of vitamin D supplementation on musculoskeletal health: a systematic review, meta-analysis, and trial sequential analysis. Lancet Diabetes Endocrinol 2018;6:847-58.
  • Vitamina D.  Farmacovigilanza.eu




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