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Osservato il Kraken (il mitologico calamaro gigante) nelle acque al largo delle coste USA

Nelle acque nere come la pece a 750 metri sotto la superficie del Golfo del Messico e 100 miglia a sud-est di New Orleans, un braccio sottile e ondulato dotato  di ventose emerge dall'oscurità. Prima ancora di capire bene cosa sia ecco che compare la silouette di un calamaro gigante che cerca di attaccare quella che ritiene essere una preda.
Quello sopra è un fotogramma che riassume il contenuto del breve filmato condiviso poche settimane fa da biologi marini di una spedizione finanziata dalla NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), intenti a studiare le creature che vivono nella cosiddetta "zona di mezzanotte", cioè al buio.

(video visionabile anche su Nat. Geogr.)

Compito non semplice proprio perché a tali profondità la luce non arriva e per l'impossibilità (pena la fuga degli animali) di usare fonti di illuminazione. La soluzione è venuta grazie all'utilizzo di MEDUSA, una telecamera a emissione di luce rossa (non rilevata dalle creature delle profondità) alla cui estremità si è posta come esca una finta medusa luminescente.
Alcune meduse attivano la bioluminescenza quando sono in situazione di pericolo per sconcertare gli attaccanti. I predatori più grossi, come appunto i calamari, approfittano di questi segnali di luce per dirigersi nel luogo del supposto attacco per predare gli eventuali predatori nei dintorni. Quindi più che cibo, la medusa funge da segnalatore di "pasto gratis" nelle vicinanze.
E' stato necessario visionare molte ore di filmato per riuscire a scorgere le poche decine di secondi dell'incontro. A complicare le cose una tempesta con improvvisa scarica di fulmini abbattutasi sulla nave in metallo dei ricercatori, che avrebbe potuto "friggere" i computer di bordo.
Fortunatamente nessun danno alle attrezzature che hanno ripreso e registrato l'essere con 8 braccia e 2 tentacoli dotati di ventose taglienti, un becco usato per strappare la carne e un occhio, il più grande del regno animale. Tutti segni distintivi di un appartenente al genere Architeuthis in altre parole il calamaro gigante.
Un esemplare di Architeuthis (image credit: © Citron via wikipedia)
Tra le altre caratteristiche di questi cefalopodi, un sistema di propulsione a getto usato per spostarsi a piacimento avanti e indietro, tre cuori e sangue blu (a causa dell'utilizzo di emocianina-rame invece di emoglobina-ferro per trasportare l'ossigeno).
I ricercatori hanno stimato le dimensioni dell'esemplare in "soli" 3-3,7 metri, rispetto ai 10-13 metri classici, il che ne denoterebbe la giovinezza.

Si tratta del secondo avvistamento del genere, cioè di un calamaro nel suo habitat naturale, e il primo mai fatto nelle acque americane. Il precedente risale al 2015 quando lo stesso team filmò un esemplare al largo delle coste del Giappone in prossimità della superficie (video su--> The Indipendent).
Credit: The Indipendent
Fino ad allora le uniche informazioni su questi animali erano basate su esemplari morti trovati sulle rive o recuperati dallo stomaco dei capodogli, loro predatori naturali.
La loro immensa mole, le caratteristiche aliene e il comportamento inafferrabile hanno fatto guadagnare al calamaro gigante uno status leggendario nella vita marina.

Basta ricordare il Kraken, protagonista delle leggende norvegesi, che attacca le navi dei pescatori, o le descrizioni nei romanzi di Jules Verne in Ventimila leghe sotto i mari, e di Herman Melville in Moby Dick.




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