Al grido di "il virus Ebola non esiste" la folla assalta un avamposto medico dove vengono accolte le persone malate. Alla fine uno dei medici rimane sul terreno.
La notizia è di qualche mese fa e avrebbe potuto essere rubricata al rischio che corrono i medici, siano essi locali o stranieri, quando operano in zone del globo colpite da epidemie o durante le campagne di vaccinazione. Ma non si è trattato di un attacco isolato e la notizia torna alla mente quando, mesi dopo l'attacco l'epidemia ha attraversato il paese (la Repubblica Democratica del Congo - RDC) diffondendosi dalle remote e meno popolate aree del nord-est ad una popolosa città del sud-ovest, superando per numero di casi quella già record di due anni fa in Africa occidentale.
Infografica della diffusione dell'epidemia (--> ingrandimento). Credit: BBC
Il capo dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS/WHO), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha partecipato il 4 maggio alle esequie di Richard Mouzoko, un epidemiologo di 41 anni del Senegal, ucciso il 19 aprile a colpi d'arma da fuoco nella città di Butembo. Dozzine di altri operatori sanitari sono stati aggrediti negli ultimi mesi nelle zone nord-orientali della RDC, una regione in cui Ebola va a sommarsi ai danni di un conflitto decennale.
Da quando l'epidemia è iniziata nell'agosto 2018, circa 2 mila persone sono morte.
---> qui il grafico aggiornato (BBC) (credit: Nature) |
Il numero di persone colpite e di decessi (che in questa malattia arriva tranquillamente al 90% in assenza di trattamento) rende l'attuale epidemia di Ebola la seconda più grande mai registrata. Cosa ancora più preoccupante non mostra alcun segno di rallentamento (il numero di malati è raddoppiato in soli 2 mesi), a causa di un mix tossico di violenza, ignoranza e sfiducia verso qualunque cosa venga dalle autorità.
Una delle ragioni delle sommosse è stata la decisione del governo di bloccare il processo di voto nelle aree colpite da Ebola (e i motivi mi sembrano ovvi durante una epidemia altamente contagiosa anche se solo mediata da fluidi corporei e non da aerosol) che ha scatenato proteste culminate con l'incendio di diversi centri di trattamento. I soccorritori che operano in prima linea in quelle città, sia con finalità preventive che per l'identificazione dei malati e, cosa ancora più comune, la sepoltura dei morti, da mesi denunciavano minacce e aggressioni quasi giornaliere.
Se a questo si aggiunge la minaccia reale di gruppi armati allora si comprende come abbia fatto l'epidemia a diffondersi e, come vedremo poi, a valicare anche il confine con l'Uganda.
Un riassunto di come nel 2014 riuscì ad arrivare in America --> cronistoria del primo caso in USA.
Ancora a fine febbraio, il 43% dei decessi nelle due cittadine epicentro avvenivano in famiglia, perché i malati venivano nascosti. La mancata identificazione dei malati (e a cascata il tracciamento dei contatti) e il mancato isolamento nelle strutture preposte nella fase in cui la contagiosità è massima spiega la differenza tra il successo ottenuto nel biennio 2014-16 in Liberia e Sierra Leone (--> la precedente epidemia), capace di evitare la diffusione dell'epidemia ai grandi centri abitati, e la crisi attuale.
Lo storico delle principali epidemie di Ebola, prima dell'attuale |
Il tasso di mortalità nei centri è oggi circa il 60% , più alto di quanto non fosse in passato nonostante i miglioramenti terapeutici (in molti casi sintomatici) e l'introduzione di diversi farmaci sperimentali (tra cui alcuni vaccini). La ragione è che la malattia deve essere presa per tempo perché il trattamento sia utile e se i malati sono nascosti e le famiglie che li ospitano ignote, allora il lavoro principale diventa la raccolta dei moribondi.
Una situazione ben riassunta da un membro italiano di Medici Senza Frontiere, "possiamo avere i migliori trattamenti al mondo, ma la mortalità non diminuirà se i pazienti non si presentano o arrivano troppo tardi". Tutte le organizzazioni sanitarie coinvolte sono concordi nell'affermare che senza restringere la libertà di movimento nelle zone focolaio, la possibilità di contenere l'epidemia è destinata a fallire.
Controlli della presenza di febbre nella città di Goma (credit:ANSA) |
Questo di Ebola nella RDC è il decimo focolaio da quando il virus venne identificato, proprio in quel paese, nel 1976 (--> cronistoria di una epidemia). E' di gran lunga il più lungo e numericamente maggiore. L'unica differenza rispetto ai precedenti è che è iniziata nel nord-est del paese, sede di dozzine di gruppi armati in opposizione al governo attuale.
Il serbatoio naturale del virus è molto probabilmente il pipistrello della frutta, dato accertato nell'epidemia di 3 anni fa in Africa occidentale. Il rischio infezione in un ambiente in cui esiste un serbatoio naturale del virus non è una novità. Diventa oggi visibile sia perché esistono centri di monitoraggio che per la maggior probabilità di contatto tra umani e animali portatori, rispetto al passato. A questo si deve poi aggiungere una rete di trasporti che rende possibile ciò che non lo era anche solo 50 anni fa. Se un tempo una epidemia si auto-conteneva ed estingueva dopo la morte degli individui colpiti (e magari di un villaggio con poche case) senza che nessuno se ne accorgesse, oggi un soggetto infettato, ma ancora asintomatico, può fare centinaia di km in un giorno trasportando il virus in un centro abitato. Se a questo sommiamo l'erosione dell'ambiente naturale invaso sempre più dagli esseri umani, allora si comprende perché aumentano le possibilità di contatto tra residui organici lasciati dai pipistrelli e un umano. Ultimo rischio ancora in fase di studio è la possibilità che un soggetto clinicamente guarito possa ospitare al suo interno virus dormienti (--> Il virus può persistere?)
Giugno 2019
Come sopra anticipato, l'epidemia è ufficialmente uscita dal Congo dopo la conferma del primo caso di infezione di un bambino in Uganda (tornato dalla una visita di parenti in Congo)
Luglio 2019
Primo caso a Goma, una grande città nella parte orientale del paese, al confine con il Rwanda
(articoli apparsi in questo blog sul tema Ebola --> qui)
Fonti
- Le notizie e i dati più recenti sull'epidemia rilasciate dalla OMS
- The Doctor Killed In Friday's Ebola Attack Was Dedicated
- Ebola outbreak in five graphics
- How Misinformation Is Making It Almost Impossible to Contain the Ebola Outbreak in DRC
- ‘The world has never seen anything like this’: WHO chief on battling Ebola in a war zone
- Ebola cases pass 2,000 as crisis escalates
- Ebola outbreak crosses border into Uganda
- Ebola Outbreak Reaches Major City in Congo, Renewing Calls for Emergency Order
Nessun commento:
Posta un commento