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7 mila tonnellate all'anno di sostanze anti-ozono rilasciate da fabbriche "illegali" cinesi

Ci sono paesi che producono i "furbetti del quartierino", ossia personaggi che credono di essere più furbi degli altri, e altri paesi che rendono tale attitudine sistemica, facendo gli gnorri e stupendosi a posteriori in caso di "sgamatura". Nel frattempo rilasciano nell'atmosfera tonnellate di sostanze, proibite da anni, in grado di distruggere l'ozono e poi dicono "lo hanno fatto a nostra insaputa" (anche questa è una citazione).

E' passato poco più di un anno (maggio 2018) da quando gli scienziati delle stazioni di monitoraggio delle Hawaii rilevarono un misterioso aumento atmosferico di CFC-11, molecola della famiglia dei clorofluorocarburi nota per la sua capacità di distruggere l'ozono (vedi immagine a fondo pagina).
Tricclofluorometano
Misterioso perché è una molecola il cui utilizzo industriale è illegale da anni, dall'entrata in vigore del Protocollo di Montreal,  motivo per cui ci si aspetta che la sua presenza nell'ambiente sia residuale e in calo costante. 
L'ultima analisi, fatta poche settimane fa campionando l'aria in Corea del Sud e Giappone e triangolando la fonte di emissione con 4 modelli di analisi indipendenti, conferma i sospetti cioè che oltre la metà delle emissioni anomale - circa 7 mila tonnellate all'anno, a partire dal 2013 - ha origine nella Cina nord-orientale, e più precisamente nelle province di Shandong e Hebei
Prima del 2012, la concentrazione di CFC-11 calava di circa lo 0,8% all'anno. A partire dalla metà del 2013 è iniziata una inversione di tendenza, spiegabile solo con la comparsa di nuove emissioni.
I risultati sono stati pubblicati il 22 maggio sulla rivista Nature.
I ricercatori sospettano che l'origine sia da attribuire a fabbriche che producono schiuma isolante (usato per frigoriferi ed edifici), di cui il CFC-11 era fino a pochi anni fa l'ingrediente principale. 
Il CFC-11 è uno dei più potenti agenti chimici responsabili della creazione del buco dell'ozono nella stratosfera. Fenomeno ben evidente sopra il polo sud.
Come fanno i CFC a distruggere l'ozono (Credit: dima.unige.it)
La Cina, pur dotata di un sistema di vigilanza orwelliano è caduta dalle nuvole, salvo affermare poi di essere intervenuta per smantellare produzioni illegali di CFC-11. Rimangono ignote la natura e la portata dei siti produttivi "bonificati".
L'indagine delle autorità cinesi ha messo in evidenza non solo inadempienze nel seguire le normative vigenti da parte delle aziende ma soprattutto attività di occultamento operate in concerto con le autorità provinciali finalizzate a nascondere la produzione e lo sversamento di sostanze proibite (falsificando contratti di smaltimento e interrando canali di scolo) prima dell'arrivo degli ispettori. Un fenomeno al cui confronto il casus Gomorra verrebbe riclassificato come semplice illecito amministrativo.

Se trovasse conferma il sospetto che le fabbriche attenzionate avevano ripreso la produzione di un isolante in schiuma a base di CFC-11 ciò significherebbe che il dato delle emissioni oggi disponibile è largamente sottostimato: gran parte del CFC-11 è intrappolato nella schiuma e viene infatti rilasciato lentamente nel corso di anni.
In altre parole il picco ora osservato è solo la punta dell'iceberg di quello che potrebbe entrare nell'atmosfera nel prossimo futuro. 
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Fonti
- Increase in CFC-11 emissions from eastern China based on atmospheric observations
M. Rigby et al, (2019) Nature 569, pp.546–550

- Rogue emissions of ozone-depleting chemical pinned to China

- Pollution cover-ups exposed in Chinese provinces

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