Negli ultimi anni si è osservato un crescente interesse per il microbioma, l'insieme di microorganismi che ospitiamo nel nostro corpo e da cui non possiamo prescindere per la nostra stessa salute. Un concetto quest'ultimo enunciato nella sua forma generale dai pensatori dell'antichità quando parlavano dell'equilibrio necessario fra le diverse energie naturali e sostanziato dalla più recente consapevolezza di essere ciò che si mangia. Un paragone ancora più adatto se si pensa che è l'intestino il luogo in cui avviene l'incontro fra il "self-genetico" ed il "self-acquisito". In termini semplici, fra il nostro organismo e quegli organismi che si accompagnano a noi in maniera simbiontica fin dalla nascita fornendoci sia aiuto nella digestione che nella produzione di alcuni sostanze fondamentali che "da soli" non saremmo in grado di sintetizzare o di metabolizzare.
Da qui l'importanza della flora intestinale nel condizionare lo stato di benessere generale e le conseguenze deleterie, anche a lungo termine, che un uso non giustificato di antibiotici o una errata alimentazione provocano. La letteratura scientifica è ricca di dati che correlano le alterazioni microbiomiche sia a stati patologici quali infiammazione e obesità, che ad una azione diretta sul sistema nervoso centrale attraverso i circuiti nervosi, endocrini ed immunitari. La riprova scientifica dell'adagio mens sana in corpore sano.
Studi comparativi condotti su animali cresciuti in ambienti totalmente asettici o esposti a germi "naturali" mostrano che i primi hanno uno stato di salute generale ridotto ed una maggiore predisposizione a sviluppare malattie. In più il trattamento massiccio con antibiotici (che di fatto distruggono in modo indiscriminato la flora batterica) ha un impatto sostanziale non solo sulla crescita (lo analizzerò in un prossimo articolo) ma anche sui meccanismi di regolazione dell'ansia, dell'umore, dell'apprendimento e del dolore.
Da qui il concetto sempre più accettato dell'esistenza di un collegamento microbioma/cervello e sul potenziale terapeutico di una ripristino dell'equilibrio microbiomico nel trattamento delle malattie del sistema nervoso centrale.
E' altresì vero che una infiammazione cronica intestinale (ad esempio in alcuni casi di sindrome del colon irritabile) agisce sulla composizione microbiomica favorendo un ceppo di Escherichia coli con azione genotossica e quindi pre-tumorale (Science, 5 ottobre).
Interessante l'articolo apparso sulla rivista PNAS in cui si evidenzia la riduzione della diversità microbica nell'intestino nell'essere umano rispetto al cugino scimpanzé. Secondo gli autori della University of Texas, si tratta di una tendenza associata alla crescente sanitizzazione dell'ambiente e che potrebbe essere alla base di molte patologie e intolleranze sconosciute non solo nei cugini primati ma anche da noi fino a pochi anni fa.
Per ulteriori informazioni leggere:
- post precedente sul Progetto Microbioma, qui
- una esaustiva review di John Cryan su Nature Reviews Neuroscience.
- I vermi per curare la colite cronica?
- Diabete e microbioma
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