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Negli ultimi anni molti studi clinici sono stati fatti allo scopo di trovare riscontri solidi al potenziale terapeutico della vitamina E per malattie come il Parkinson e l'Alzheimer, senza però giungere a conclusioni sufficiente solide. Recenti osservazioni (ad esempio il lavoro di Liang Shen su Molecular Medicine) forniscono indicazioni utili a spiegare il perchè di questi risultati, e soprattutto spianano la strada per una ottimizzazione dell'approccio terapeutico.
La vitamina E è una vitamina lipofila con notevoli proprietà antiossidanti presente nei vegetali e nella frutta. Le proprietà antiossidanti sono centrali nella scelta della vitamina E date le potenziali proprietà neuroprotettive. A complicare l'analisi dei dati il fatto che diversi studi clinici hanno dimostrato che l'assunzione della vitamina E con la dieta da risultati migliori, a volte addirittura opposti, a quelli ottenuti usando integratori contenenti il solo principio attivo, α-tocoferolo, usato invece nella maggior parte degli studi che hanno dato esito incerto o negativo. Questo dato ha messo in discussione le certezze acquisite sui meccanismi di funzionamento della vitamina ed ha rivalutato le componenti della vitamina finora ritenuti secondari.
La vitamina E presente in natura è in realtà un insieme di composti (detti analoghi) classificabili come tocoferoli (4 tipi α-, beta-, gamma- e δ- tocoferolo) e tocotrienoli (α-, beta-, gamma- e δ- tocotrienoli, prima noti come vitamina T).
L' α-tocoferolo è la forma di vitamina E maggiormente studiata ed ha una elevata capacità di eliminare le specie reattive dell'ossigeno (ROS, conosciuti ad i più come radicali liberi). Questa elevata attività specifica è il razionale che ha spinto ad usare integratori contenenti dosi di α-tocoferolo da 10 a 100 volte maggiori rispetto a quelli assunti con una dieta equilibrata.
I risultati negativi ottenuti suggeriscono quindi che le altre 7 forme presenti non abbiano un ruolo biologico sovrapponibile alla forma α ma ruoli distinti, di cui l'α-tocoferolo è privo.
Come vedremo questo non è l'unico aspetto rilevante: lo sbilanciamento nelle dosi relative assunte provoca, anche, effetti a catena nella capacità dell'organismo di assorbire tutti le diverse molecole componenti la vitamina E.
Riassumiamo alcuni degli aspetti più importanti:
- il gamma-tocoferolo inibisce la cicloossigenasi-1 (COX-1), un enzima coinvolto nei processi infiammatori, a sua volta bersaglio dell'acido acetilsalicilico (®Aspirina). Ha quindi una attività anti-infiammatoria assente nell'α-tocoferolo. E' inoltre più efficace nel ridurre i danni ossidativi a carico del DNA ed aumenta l'attività di enzimi come la superossido dismutasi (SOD) importanti per rimuovere i radicali liberi (ROS, RNS, ...). Da ricordare tuttavia che l’inibizione della COX-1 è associata ad un danno significativo del tratto gastrointestinale, che potrebbe tradursi nell’insorgenza di ulcere.
- Sebbene i tocotrienoli siano stati molto trascurati nei decenni passati, i dati che si vanno accumulando indicano che queste sostanze possiedono importanti attività non solo antiossidanti e neuroprotettive (agendo sui radicali formatisi nel processo noto come perossidazione lipidica) ma anche in grado di abbassare i livelli di colesterolo. Quest'ultima attività è di particolare interesse in quanto la diminuità presenza di colesterolo nei neuroni limita fortemente la formazione di anticorpi che incrementano la formazione delle proteina amiloide nel processo dannoso noto come amyloidogenic pathway (vedi ebi.ac.uk).
- I diversi analoghi della vitamina E non sono interconvertibili fra loro negli organismi superiori; quindi integratori basati unicamente sull'α-tocoferolo provocano uno sbilanciamento nella capacità di assorbimento ed utilizzo delle altre componenti la vitamina assunte con la dieta.
Fatte salve le osservazioni sugli effetti benefici ottenuti con le forme naturali (mix) di vitamina E, la progettazione dei nuovi studi clinici dovrà necessariamente usare integratori che rispettino le quantità relative degli analoghi naturali. Pena l'impossibilità di generare un protocollo terapeutico affidabile. Le potenzialità sono molte.
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Da notare che la vitamina E ha anche effetti indesiderati se somministrata (o abusata) in concomitanza con altri trattamenti. Ad esempio, alcuni dati ottenuti recentemente in topi mostrano una aumentata progressione del cancro in animali malati trattati con vitamina E (Antioxidants speed cancer in mice, Nature 2014).________________________
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