Fin da quando Eric Shipton nel 1951 ritornò dalla spedizione sull'Everest con le foto delle impronte giganti impresse sulla neve, vi è stata una continua ridda di ipotesi scientifiche, leggende e speculazioni al limite del racconto fantasy su quale "essere" potesse avere lasciato tali impronte.
Ipotesi amplificate dai periodici avvistamenti in diverse parti del mondo di creature abbastanza simili fra loro ma note con diversi nomi: Yeti o Migoi sul massiccio dell'Himalaya; Bigfoot o Sasquatch in nord-america; Almasty nel Caucaso e Orang pendek a Sumatra.
Ipotesi amplificate dai periodici avvistamenti in diverse parti del mondo di creature abbastanza simili fra loro ma note con diversi nomi: Yeti o Migoi sul massiccio dell'Himalaya; Bigfoot o Sasquatch in nord-america; Almasty nel Caucaso e Orang pendek a Sumatra.
Secondo Bryan Sykes di Oxford e Michel Sartori del Museo di Zoologia di Losanna alla base di questi avvistamenti, in molti casi tramandati per secoli sotto forma di racconti, potrebbero esservi (o meglio esservi stati) delle specie di ominidi collaterali a quella del sapiens che hanno condiviso le stesse aree, allora "umanamente" spopolate, dei continenti. Del resto è di pochi mesi fa uno studio genetico che mostra come lo scambio di materiale genetico (attraverso incroci) fra il Sapiens ed il "cugino" Neanderthal sia effettivamente avvenuto in un periodo successivo alla colonizzazione dei continenti. L'ultima stima di cui ho notizia indica la presenza nel sapiens sapiens di circa il 4% di geni neanderthaliani. Non a caso le popolazioni africane (quindi discendenti da quei sapiens che non migrarono altrove) non solo non mostrano chiare tracce di questi incroci ma mancano nei racconti tramandati di villaggio in villaggio di incontri con esseri del tipo Yeti (VEDI NOTA a fondo pagina).
Tralasciando il discorso del Neanderthal o di un altro lontano cugino estinto come l'Homo floresiensis (in realtà un ramo indipendente dell'erectus) è possibile che tali avvistamenti abbiano riguardato delle specie di grandi primati, come il Gigantopithecus (estinto nel Pleistocene) o addirittura, e più semplicemente, di sottospecie locali di orsi bruni o orsi neri.
A tal proposito Sykes afferma: "è possibile che l'analisi del DNA dei reperti usando tecnologie moderne possa fornirci maggiori informazioni sulla co-localizzazione geografica e temporale di questi esseri (primati o meno) con l'Uomo".
Successivo articolo sul blog riguardo al Neanderthal qui . Altri articoli al tag --> "Antropologia Evolutiva"
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Nota
- L'ipotesi che la similitudine genetica fra sapiens e neanderthal sia dovuta a incroci fra le due quasi-specie (se fossero state specie diverse per definizione non avrebbero potuto generare una progenie fertile) è stata recentemente messa in discussione da un articolo pubblicato su PNAS. Secondo gli autori le omologie sarebbero state ereditate da un antenato comune ai due più che a incroci. Se questa ipotesi fosse corretta bisognerebbe spiegare perché tale omologia sapiens e neandethal è meno forte nelle popolazioni africane rispetto a quelle non africane.
- Effect of ancient population structure on the degree of polymorphism shared between modern human populations and ancient hominins
Anders Eriksson & Andrea Manica, PNAS , 2012 109 (35), pag. 13956–13960
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