Giocare pensando è il modo più intelligente per evitare di buttare via più soldi di quelli a cui si può rinunciare. Si ho usato il verbo corretto "rinunciare". Giocare non è un investimento ma una scommessa contro il banco. Poichè per ovvi motivi strutturali (statistica e valore dei premi) il banco vince sempre alla lunga, lo scommettitore come categoria (ma anche lo scommettitore seriale) perde.
Una frase del genere può sembrare banale ma non lo è. La psicologia comportamentale insegna che noi percepiamo in modo diverso le perdite reali ed i guadagni potenziali. Di fronte ad un guadagno elevato sebbene improbabile non ci curiamo delle perdite che si vanno accumulando. La soddisfazione di una vincita è di gran lunga amplificata rispetto alla delusione di una perdita. La volontà di recuperare i soldi persi fa amplificare le perdite.
I campi di applicazione di queste teorie sono ampi e vanno dalla teoria dei giochi, per quanto riguarda l'ambito statistico e l'approccio a sistemi decisionali complessi, alla psico-economia. Quest'ultima, studiata in corsi di laurea specifici, affronta lo studio di una delle forze più importanti che influenzano i mercati: la componente umana nel processo decisionale.
Fatte questa introduzione, vediamo di fissare alcuni punti
- Prima di tutto il non perdere è una vincita. Quindi il gioco in cui il premio base (che in genere corrisponde alla puntata) sia pari alla probabilità che ciò avvenga, è il gioco da preferire.
per facilitare il confronto le vincite sono rapportate alla giocata minima (x = numero di volte). |
Nella tabella sono riportati a titolo di esempio alcuni valori che permettono di valutare quanto detto sopra. Facciamo l'esempio del gioco più onesto, la Roulette. Nella roulette la probabilità che esca rosso o nero (pari o dispari, etc) è di 1 su 2. La vincità è di due volte: puntando 1 euro si ottiene indietro quello che si è puntato più l'euro di vincita. Il giocatore ed il banco hanno le stesse probabilità.
Onesto, no? Eppure tutti, ma proprio tutti, gli altri giochi non sono così onesti. L'importo delle vincite è minore della probabilità che cioò avvenga. In conseguenza un giocatore seriale è certo di perdere più di quello che si è puntato. I veri vincitori sono quelli che giocano una-tantum e, per puro caso, vincono uno fra i premi massimi.
Ad esempio il singolo numero al lotto ha una P di 1/18 eppure paga circa 11 volte la posta. Cosa implica? Se giochi 18 volte (18 euro) vinci circa 11 euro derivanti dal premio base (il più probabile). Certamente ci sono oscillazioni intorno alla media. Queste sono tanto minori quanto maggiore è il numero di giocate. Tuttavia su un milione di giocate il valore della vincita (derivante solo dal premio base) sarebbe molto prossimo a 100 mila euro (su un milione giocato) ... .
- Il modo migliore di giocare senza "perdere"? Tralasciando l'ovvio non-giocare, potremmo dire "giocare la cifra che si sarebbe spesa per fare altro" dove per altro si deve RIGOROSAMENTE intendere qualcosa di assolutamente superfluo. Ad esempio, invece di prendere cappuccio e briosche il sabato mattina uso i due euro per comprarmi una schedina da 2 euro per il supernalotto. Con una probabilità superiore al 99,9% non vinco (vedi frequenza sopra) tuttavia avrò comprato una possibilità seppur infinitesima ad un costo teorico di zero.
- Non esiste il concetto di numeri ritardatari. Non esiste la memoria nelle estrazioni. Ogni estrazione è unica. Se è vero che su un numero infinito di estrazioni la curva gaussiana di distribuzione vedrà una deviazione standard minima è anche vero che nel mondo reale il numero di estrazioni in cui si riscontra un ritardatario sono così limitate da essere folle usare questo criterio per continuare a giocare quel numero sperando che esca.
- Non ho considerato i Gratta e Vinci, sebbene abbia fatto i calcoli anche per quelli, per un motivo fondamentale. A differenza dei giochi ad estrazione dove la probabilità di vincere il premio massimo è sempre uguale ad ogni estrazione, nel caso delle lotterie cartacee non lo è. Per ogni lotto completo di biglietti esiste un numero finito di premi massimi: ad esempio ogni 30 MLN di biglietti del Maxi Miliardario ci sono 4 vincenti da 5 MLN (vedi la gazzetta ufficiale). Quindi la probabilità è finita ed è teoricamente di 1 ogni 7,5 MLN. Teoricamente però. Infatti ogni volta che si legge sul giornale "biglietto vincente venduto a xxx", la probabilità reale scende ... fino a zero. Bella fregatura neh?
- La percezione approssimativa del valore che i numeri trasmettono è un grosso problema. Facciamo un esempio semplice semplice. Vincere al Superenalotto implica 1 possibilità ogni 622 milioni circa. Trasformiamo questo numero in un concetto visivo: se tutti gli abitanti degli USA e delle EU comprassero un biglietto diverso ciascuno, uno solo di loro (che viva in un villaggio norvegese, in un appartemento romano, nelle praterie USA o a Santa Barbara sull'oceano pacifico) avrebbe sicuramente il biglietto vincente. Fareste affidamento su una probabilità del genere per investire una quota importante in un anno dei vostri soldi?
- Le scommesse sportive sono forse le più oneste (calcio-scommesse permettendo). E' un gioco non legato totalmente al caso.
- Il poker (o similari) dal vivo (sui giochi online con giocatori virtuali ho molte riserve) è forse l'unico caso in cui la sfida è veramente alla pari con un altro giocatore.
Queste informazioni, seppure estremamente sintetiche, spiegano per quale motivo il gioco sia estremamente rischioso se fatto senza una consapevolezza statistica.
Questo è il motivo per cui la pubblicità del 10eLotto con Claudio Bisio mi risulta estremamente fastidiosa.
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