Obiettivo della Cina per il 2030 è diventare leader nel campo della AI (Intelligenza Artificiale).
Un aiuto al raggiungimento di tale scopo, oltre ai soldi che gli occidentali versano in continuo per acquistare prodotti cinesi, l'enorme mole di "materiale umano" che viene dato in pasto agli algoritmi del "grande fratello cinese" che monitora ogni singolo individuo che vive da quelle parti. I sistemi di Face-Id sono tra i più utilizzati e fungono da raccordo con altri strumenti di analisi predittiva.
Credit: Gilles Sabrie/NYT/eyevine |
Nel 2017, il Partito Comunista Cinese fissò il 2030 come data per raggiungere l'ambizioso obiettivo di leadership. Per rispettare i tempi sono stati posti tutta una serie di obiettivi intermedi da raggiungere entro il 2020. Tra questi il posizionamento ai primi posti nelle pubblicazioni scientifiche sulla AI, il divenire la destinazione preferita per i talenti più brillanti e sviluppare un'industria della AI capace di competere con i leader del settore.
All'approssimarsi di questa prima scadenza, gli analisti hanno confermato i notevoli progressi ottenuti nel campo e si cominciano ad intravvedere i segnali della capacità di tenere (o richiamare) in Cina i nuovi talenti.
L'iniziativa presentata nel 2017, nota come "Piano di sviluppo dell'intelligenza artificiale di nuova generazione", si è dimostrata efficace nello stimolare una miriade di politiche dedicate all'innovazione riversando miliardi di dollari di investimenti nella R&D da parte di ministeri, governi provinciali e società private.
La Cina ora possiede aziende leader a livello mondiale, operanti nella visione artificiale, nel riconoscimento vocale e nell'elaborazione del linguaggio naturale.
Ci sono ancora importanti gap specie in ambito hardware e nei sistemi di addestramento degli algoritmi.
Ad esempio ancora oggi le piattaforme open source più usate sono TensorFlow e Caffe. Queste piattaforme sono state sviluppate negli USA in ambito accademico e privato con il fine di progettare, costruire e addestrare gli algoritmi che consentono ai computer di imitare l'apprendimento del cervello umano. Sta guadagnando terreno però PaddlePaddle, una delle principali piattaforme open source sviluppata dalla cinese Baidu, sempre più usata nel campo della AI.
In ambito hardware la Cina paga il fatto che la maggior parte dei chip a semiconduttore abilitati alla AI sono realizzati da società statunitensi come Nvidia, Intel, Apple, Google e Advanced Micro Devices. Questa è la vera ragione per cui, di fronte alla sfida globale cinese gli USA hanno iniziato da anni il processo di homing dei siti produttivi entro il territorio nazionale e a limitare l'export di tecnologia hardware sensibile.
Gli analisti ritengono che ci vorranno dai 5 ai 10 anni per la Cina per raggiungere il livello di innovazione e di conoscenze teoriche presenti oggi negli USA e in UK.
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Curioso, ma non troppo, che da noi sia ancora in auge il caso NSA (avente come finalità unicamente l'antiterrorismo) e il libro di un personaggio come Snowden, mentre regni un silenzio assordante da parte degli "indignati" sul caso Cina (e sui disordini di Hong Kong).
La domanda non è peregrina, se ci si ricorda il caso del Verdi tedeschi ai tempi della DDR: utili idioti fortemente miopi o personaggi già a libro paga cinese?
E
l'Europa? Con buona pace dei portavoce dei burocrati di Bruxelles, la partita in questo
campo è già persa pur vantando anni di risultati eccellenti e professionisti di primo
livello.
Fonte
- Will China lead the world in AI by 2030?
Nature / news
C'è chi protegge la propria industria e chi giorno dopo giorno si fa comprare svendendo il proprio know-how. Questo capita ad un continente fatto per vecchi. |
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Nature / news
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