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Prevedere le epidemia di rabbia in base alla migrazione dei pipistrelli vampiro

Le previsioni meteo sono diventate negli ultimi anni sempre più precise e affidabili anche a livello locale e lo stesso si può già ragionevolmente dire per le epidemie. Se nel primo caso bisogna ringraziare la crescente potenza di calcolo dei computer in grado di macinare una enorme mole di variabili atmosferiche, nel secondo la genetica rinforza l'analisi epidemiologica. 
Finora le previsioni epidemiche si sono concentrate su eventi di ampia portata come l'influenza o Ebola (il che ha evitato che quest'ultima raggiungesse la popolosissima Nigeria) ma la capacità predittiva si sta facendo sempre più fine come ben esemplifica il caso della rabbia.
Diffusione del virus della rabbia (maggiori info --> WHO)

La rabbia è causata da una infiammazione acuta del cervello conseguente alla infezione di un virus appartenente al genere Lyssavirus; nonostante esistano vaccini molto efficaci (usati sia a scopo preventivo per i soggetti a rischio - ad esempio  i veterinari - che come profilassi successiva al morso) la loro utilità cessa una volta comparsi i sintomi, dopo i quali il decorso è quasi invariabilmente fatale.
Da qui l'importanza di monitorare in continuo i nuovi casi e seguire il loro spostamento, rendendo così possibile agire in anticipo sulla popolazione a rischio e/o neutralizzando il vettore della diffusione.

Il virus della rabbia è in grado di infettare tutti i mammiferi, quindi il numero di vettori potenziali è ben maggiore di quelli che veicolano le varie epidemie di influenza. Ad esserne maggiormente colpiti sono gli animali carnivori, sia a causa della loro dieta (più facile per loro catturare un animale malato) che della loro aggressività (maggiore tendenza all'aggressività). Nell'essere umano la trasmissione è in genere legata al morso di volpi, cani o altri animali (a seconda dell'area), con il quale la saliva infetta entra in contatto con la cute lesionata. I casi di trasmissione interumana sono invece meno che esiziali. 
pipistrello vampiro
In Europa occidentale è attivo da tempo un monitoraggio capillare del territorio che ha permesso (ad esempio in Svizzera) di eradicare il virus dalle volpi vaccinandole mediante l'utilizzo di esche contenente il vaccino. I pipistrelli sono un altro possibile vettore di infezione, sebbene più raro alle nostre latitudini (il 90% dei pipistrelli infetti si trovano nell'area tra la Manica e il mar Baltico). C'è da dire che data la sintomatologia degli animali colpiti (paralisi) la probabilità di essere morsi da un pipistrello infetto è di suo estremamente rara (diverso è il discorso per infezioni indirette mediate dal contatto con deiezioni e saliva infette come ben descritto in precedenza per la trasmissione del virus Ebola --> QUI). 

In altre parti del mondo tuttavia la possibilità di trasmissione del virus della rabbia ad opera dei pipistrelli è maggiore soprattutto quando ad essere coinvolti sono i pipistrelli vampiro, innocui nonostante il nome evocativo ma che per ragioni facilmente comprensibili hanno caratteristiche alimentari che facilitano la trasmissione del virus rispetto ai loro "cugini" fruttivori. Nei pipistrelli sudamericani la variante del virus più comune è nota con la sigla VBRV ed è quella studiata da un team della università di Glasgow.

L'impatto della rabbia su fauna selvatica, allevamento, agricoltura e salute umana può avere un forte impatto a livello locala e il modo migliore per predire il livello di rischio è monitorare la diffusione del virus nei pipistrelli. Un monitoraggio complicato tuttavia dalla prossimità della foresta amazzonica e le scarse informazioni sui movimenti migratori di questi animali.
Per supplire a questa carenza di informazioni, i ricercatori hanno utilizzato la genetica e in particolare la tracciatura di un insieme di marcatori genomici, mitocondriali e virali grazie ai quali legare gli spostamenti di specifiche popolazioni di pipistrelli con la presenza (e quantificazione) del virus. Lo studio, pubblicato sulla rivista PNAS, riporta le previsioni sulla diffusione del virus fino al 2020, delineando una traiettoria che dall'Amazzonia, attraverserà il nord del Perù fino ad arrivare all'oceano Pacifico.
La validità del modello è stata confermata dalla rete di monitoraggio implementata per segnalare i focolai di VBRV; i nuovi casi di bestiame infetto sono effettivamente localizzati lungo il corridoio di migrazione.

I dati genetici sommati ai modelli matematici di epidemiologia sono quindi un metodo sempre più affidabile per elaborare in anticipo le strategie di prevenzione e di contenimento dei virus, su più fronti: la vaccinazione preventiva del bestiame; l'educazione  della popolazione e il controllo mirato del vettore dell'infezione.

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Fonte
- Host-pathogen evolutionary signatures reveal dynamics and future invasions of vampire bat rabies
Streicker DG et al,  Proc Natl Acad Sci U S A. 2016 Sep 27;113(39):10926-31




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