Sono passati 25 anni da quella tragica estate in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme ai ragazzi e ragazze delle rispettive scorte.
«Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo» Paolo Borsellino (image: Morganti su filositerracina.gov.it) |
Non eroi perché il termine eroi lo lascio ai personaggi dei fumetti o ai titoli dei media, inutili in quanto ipocriti o al più velleitari, scritti dalla comoda posizione di chi molto discute ma nulla rischia. Meglio definirli semplicemente come persone oneste spinte da un profondo senso del dovere e del loro ruolo (da loro scelto in quanto coincidente con i loro ideali) di magistrati, il cui fine è la tutela della legalità e dello Stato inteso come l'espressione di un popolo.
Persone che amavano l'Italia e la propria terra (la Sicilia) e hanno lottato per cambiarla rifuggendo il comodo vivere del "guardare altrove".
La loro opera non è stata inutile; chi lo nega o lo sottintende ricalca l'operato di quelli che all'epoca minimizzavano i loro sforzi spargendo fango e insinuazioni (non solo il famigerato "corvo" del tribunale). Chi lo reitera oggi non ricorda, o peggio ancora non vuole che altri sappiano, come era l'Italia prima dei maxi-processi, una Italia in cui "la mafia non esisteva".
Persone che amavano l'Italia e la propria terra (la Sicilia) e hanno lottato per cambiarla rifuggendo il comodo vivere del "guardare altrove".
La loro opera non è stata inutile; chi lo nega o lo sottintende ricalca l'operato di quelli che all'epoca minimizzavano i loro sforzi spargendo fango e insinuazioni (non solo il famigerato "corvo" del tribunale). Chi lo reitera oggi non ricorda, o peggio ancora non vuole che altri sappiano, come era l'Italia prima dei maxi-processi, una Italia in cui "la mafia non esisteva".
"Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così". Giovanni Falcone (image: Morganti via files24_rainews) |
Ricordo come fosse ieri il momento esatto in cui sentii la notizia della loro morte.
All'epoca ero un neolaureato che lavorava in Scandinavia perché contrario al vezzo italico di non pagare il lavoro del tirocinio post lauream (cosa inconcepibile lassù). La notizia della strage di Capaci arrivò mentre bevevo un pessimo caffè danese in sala riunioni. Fu per me come uno tsunami mentre altri italiani lì presenti accolsero la notizia con una alzata di spalle passando a disquisire di sport. La morte di Borsellino seguì poche settimane dopo (25 anni fa, oggi) e sostituì la rabbia con la determinazione a portare avanti la loro filosofia e determinazione di opporsi ad una certa mentalità nella vita quotidiana e sul lavoro.
All'epoca ero un neolaureato che lavorava in Scandinavia perché contrario al vezzo italico di non pagare il lavoro del tirocinio post lauream (cosa inconcepibile lassù). La notizia della strage di Capaci arrivò mentre bevevo un pessimo caffè danese in sala riunioni. Fu per me come uno tsunami mentre altri italiani lì presenti accolsero la notizia con una alzata di spalle passando a disquisire di sport. La morte di Borsellino seguì poche settimane dopo (25 anni fa, oggi) e sostituì la rabbia con la determinazione a portare avanti la loro filosofia e determinazione di opporsi ad una certa mentalità nella vita quotidiana e sul lavoro.
Prima e dopo di loro, molti altri hanno combattuto la mafia, alcuni pagando con la vita, altri con l'ostracismo e i muri di gomma.
La differenza nell'azione di Falcone e Borsellino è nell'entità del cambiamento tra il prima e il dopo.
La differenza nell'azione di Falcone e Borsellino è nell'entità del cambiamento tra il prima e il dopo.
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