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Non solo Ebola e Zika. La minaccia del virus Nipah

Il nuovo focolaio di infezione da virus Ebola nella Repubblica Democratica del Congo, non del tutto inatteso per una serie di motivi che vedremo in seguito, ha attivato le procedure di emergenza da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO). Ad oggi sono 25 i decessi accertati (nel senso di morti attribuite con certezza al virus) localizzati in distretti a bassa densità abitativa. L'area è molto lontana da quella della interessata dalla precedente epidemia (Liberia e Guinea) ma  è coerente sia con le precedenti epidemie che per la presenza di "serbatoi" naturali del virus, come i pipistrelli della frutta. Grazie all'impiego di strumenti preventivi e all'utilizzo di vaccini sperimentali, già ad inizio giugno il livello di allerta era rientrato.

Da tutt'altra parte nel mondo (USA), è arrivata nelle scorse settimane la notizia di bambino con sintomatologia riferibile a  peste bubbonica verosimilmente contratta durante un campeggio in una zona disabitata del nord ovest americano.

Sebbene diversi sia per agente patogeno (virale nel caso Ebola e batterico nel caso della peste) che come veicolo di trasmissione (pipistrelli e pulci di roditori, rispettivamente), i due eventi ci ricordano che i patogeni sono sempre in agguato in quanto endemici "abitanti" di alcune aree; finché non avviene il contatto tra "ospite naturale" ed essere umano il problema non sussiste. Tuttavia la progressiva antropizzazione dell'ambiente aumenta le occasioni di contatto e con esse la comparsa di focolai di malattia
In alcuni casi è stato possibile eliminare alla radice il problema con la "cancellazione" totale del patogeno, come ad esempio avvenuto con il virus del vaiolo dichiarato "estinto" in natura nel 1980. Una opzione non sempre percorribile (al netto del costo economico) in quanto dipendente dalle caratteristiche del microbo; il caso del vaiolo è un caso limite essendo questa variante virale un parassita obbligato dell'essere umano, incapace di riprodursi in altri animali (il virus del vaiolo bovino è scarsamente virulento nell'uomo e infatti venne usato da Jenner come come vaccino anti-vaiolo). Quindi una volta vaccinata la popolazione a rischio, il virus non poteva fare altro che estinguersi.

I casi ebola e peste bubbonica sono sono solo un esempio di epidemie potenziali pronte ad emergere qualora le condizioni diventassero favorevoli. Pensiamo alla recente epidemia causate dal virus Zika, oppure alla malaria o ancora alla diffusione di batteri resistenti agli antibiotici che minacciano di rendere nuovamente pericolose infezioni oggi neutralizzate come la tubercolosi. E potremmo andare avanti citando il WNV (West Nile Virus), la dengue, la febbre gialla, febbre da Lassa virus, ... .
La procedura di eradicazione totale del patogeno non è quasi mai percorribile. La malaria è un caso emblematico. Il plasmodio responsabile della malattia ha un ciclo vitale complesso che per una parte avviene all'interno di alcune specie di zanzara e nella parte finale nei mammiferi. Eliminare il patogeno qui imporrebbe l'eliminazione di tutti i "serbatoi" naturali del virus.
Tra i patogeni misconosciuti che stanno prendendo piede in alcune aree del globo e dotati di una biologia capace di favorirne la diffusione su scala globale, c'è il virus Nipah, responsabile di un recente focolaio nel sud dell'India (11 i decessi accertati) ma noto anche in Australia orientale.
Pteropus poliocephalus
(by Chi Liu via WHO)
Il virus Nipah alberga solitamente nei pipistrelli e da questi (attraverso feci o altro materiale organico "depositato" in giro) può passare a maiali o umani. Quando questo avviene la letalità è intorno al 75% sul totale degli infettati umani (non molto inferiore rispetto al rischio morte da infezione di Ebola). 
Per questo microbo non esistono al momento né terapie farmacologiche né vaccini.

Come in molte infezioni che fanno il "salto" interspecie verso l'uomo, il passaggio limitante è la "prima" infezione cioè la comparsa di un virus con una mutazione tale da renderlo "adatto" a colonizzare un nuovo ambiente, l'essere umano. Una volta comparsa la mutazione "adatta", il passaggio da un umano all'altro è più semplice, da qui il rischio di epidemie o pandemie (specialmente se il focolaio si verifica in una zona densamente popolata).

I virologi hanno evidenziato due aspetti chiave per spiegare l'aumento del numero di casi dovuti al virus Nipah:
  • i cambiamenti climatici e "ambientali" hanno favorito lo spostamento dei pipistrelli verso le aree abitate. L'habitat naturale dei Pteropus, i pipistrelli portatori di Nipah, sono le foreste tropicali. Il processo di riconversione delle foreste in aree agricole ha spinto i pipistrelli a cercare altre fonti di cibo. In Bangladesh, la trasmissione del virus avviene principalmente attraverso la linfa della palma da dattero: i pipistrelli leccano la linfa lasciando insieme alla saliva il virus che passerà alle persone che usano la stessa pianta. Problema simile in Australia dove questi pipistrelli hanno cominciato a popolare le periferie delle cittadine lasciando le loro tracce biologiche su frutti o altri oggetti con il risultato di infezioni principalmente a carico di cavalli ed esseri umani. Il cambiamento di habitat ha anche alterato la caratteristica migrazione stagionale dei pipistrelli che tendono ora ad essere più stanziali.
  • La comparsa di un ceppo virale nella popolazione dei pipistrelli capace di maggiore trasmissibilità una volta infettato un umano (ma neutre nei pipistrelli e nella prima infezione pipistrello-umano). La caratteristica chiave sembra essere un maggior tropismo per le cellule delle vie respiratorie rispetto allo standard. Come ben noto, i patogeni che risiedono nelle vie respiratorie sono molto più facili da trasmettere attraverso il respiro (virus nelle goccioline di vapore) rispetto ad un virus epatico per cui è necessaria l'esposizione al sangue.
Aree in cui il virus è naturalmente presente (credit: WHO)

Il miglioramento degli strumenti di monitoraggio e di predizione delle aree a rischio (come fatto con i pipistrelli vampiro, causa della rabbia, in sudamerica) potrà essere lo strumento chiave per contrastare e circoscrivere sul nascere i nuovi casi.

Lo sviluppo dei vaccini richiede invece grandi quantità di denaro. Finora il numero di casi di infezione da Nipah erano troppo esigui per giustificare investimenti finalizzati alla creazione di un vaccino; non vorremmo mai che la situazione divenisse così grave da rendere questi investimenti una necessità assoluta.


Fonti
- Nipah virus control needs more than R&D
 The Lancet (2018) 391(10137):2295

- Enhancing Preparation for Large Nipah Outbreaks Beyond Bangladesh: Preventing a Tragedy like Ebola in West Africa
Donaldson H, Lucey D. (2018) Int J Infect Dis. S1201-9712(18)34425-4

- Nipah virus infection
WHO/OMS news

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