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Un robot sul suolo lunare? Entro il 2015

Un robot sul suolo lunare? Dopo l'impresa di Mars Explorer una missione robotica sulla superficie lunare non dovrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile. Se non fosse per i continui tagli al budget NASA, le foto di un Lunar Explorer sarebbero da tempo nell'album dei ricordi insieme a quelle del recente Mars Explorer. 
Come dicevo, vuoi per i soldi e vuoi per lo scarso interesse che il nostro satellite suscita dopo le missioni Apollo, sta di fatto che il suolo lunare è un territorio ancora tutto da esplorare.
Eppure la Luna ha ancora molto da dirci scientificamente e soprattutto molto da darci in termini economici.
La Luna è, nei sogni di molti, una miniera che aspetta solo che una tecnologia sufficientemente economica venga sviluppata. Il satellite è ricco di minerali e, molto cinicamente, non avrebbe vincoli ecologici legati al suo sfruttamento. Il problema è costruire una base, farci vivere delle persone e trasportare il minerale sulla Terra. Facile nei film di fantascienza ma troppo costoso nella nostra realtà.
Gli americani, che sono pragmatici e non amano gli atteggiamenti piangina da noi comuni, hanno pensato "ok! se il nostro budget non lo permette, noi apriamo ai privati premiando quelle idee/strumenti innovativi che permettano di riaprire la Missione Luna. Loro ci mettono i soldi e le idee, noi contribuiamo con il nostro know-how e diventiamo partner".
Quanto segue ne è un esempio.
®NASA
 Circa tre anni fa il satellite SELENE identificò sulla superficie lunare (vedi foto a sinistra) quello che sembrava un cratere abbastanza profondo. Analisi più dettagliate hanno successivamente fatto invece propendere per una sorta di grotta lunga circa 60 metri e profonda 80. La sua localizzazione nella regione, un tempo, vulcanica di Marius Hills fa pensare che sia l'ingresso di un tunnel lavico orizzontale, parzialmente aperto, appena sotto la superficie.
L'interesse per strutture di questo tipo è direttamente correlato al loro essere ottime soluzioni per la costruzione di basi lunari.  La copertura rocciosa potrebbe fornire una protezione naturale (quindi economica) agli esseri umani dagli accidenti causati da micrometeoriti e raggi cosmici. Inoltre una caverna lunare ha chiaramente un interesse scientifico riguardo la geologia lunare e l'origine del Sistema Solare.
Uno dei progetti per la base lunare (Courtesy Foster+Partners)
"Noi non sappiamo veramente cosa ci sia là sotto", afferma Penelope Boston, una astrobiologa del New Mexico Tech, "il tunnel ci permetterebbe di raccogliere informazioni minerarie non altrimenti accessibili dalla superficie". Una miniera in miniatura già pronta per l'uso.
E qui entra in gioco il settore privato. Con un doppio obiettivo. Se programmare nuove missioni su Marte con robot esploratori più versatili rispetto a quelli attuali (in grado ad esempio di muoversi in grotte) necessita di una pianificazione elevata (quindi esposizione finanziaria), mandare sulla Luna alcuni prototipi è decisamente meno costoso e più veloce. Del resto robot esploratori e analizzatori saranno utili anche per le future missioni marziane, dato che anche su Marte sono stati osservati buchi molto probabilmente originati da fiumi di lava. Luoghi detto per inciso dove la possibilità di trovare ghiaccio e perfino tracce organiche è meno improbabile di quanto non sia sulla superficie. 

Il team di Whittaker (®W. Whittaker.  ®Nature.com)

William Whittaker, un esperto di robotica della Carnegie Mellon University di Pittsburgh e presidente della società Astrobotic Technology, ha proposto un suo robot per una missione lunare da realizzare entro il 2015. I robot i di Whittaker hanno già effettuato missioni come scendere in un vulcano dell'Alaska e partecipare alle operazioni di bonifica del sito nucleare di Three Mile Island.
In una recente riunione tenutasi presso il NIAC (NASA Innovative Advanced Concepts) quest'ultima ha accettato di investire mezzo milione di dollari per sviluppare i prototipi di Whittaker.
Il prototipo, recentemente testato in una miniera di carbone in Pennsylvania (vedi foto), verrebbe calato nel pozzo lunare, da un altro robot, in modo da analizzarne le pareti. Un modello più avanzato, in preparazione, è pensato per potersi calare da solo mediante un cavo. 
Tratto da Prometheus
(®20th Century Fox)
L'analisi del tunnel verrebbe condotta grazie ad una attrezzatura laser in grado di mappare le aree percorse. A titolo di esempio pensate ai robot esploratori del recente film Prometheus (vedi immagine del film a lato).


La NIAC contribuisce finanziariamente nello sviluppo del prototipo. E il razzo chi lo mette?
Pronto anche questo. La Astrobotic Technology ha firmato un contratto con SpaceX (un'agenzia privata di voli spaziali) per lanciare un razzo che porterà la tecnologia robotica sulla Luna. La missione è anche iscritta alla competizione Google Lunar X PRIZE, con la quale Google mette in palio 20 milioni di dollari per la prima missione finanziata da privati in grado di fare atterrare un veicolo sulla Luna, farlo spostare di almeno 500 metri ed inviare dati (fra cui video) indietro sulla Terra. Un esempio di come nei paesi evoluti il Privato abbia un ruolo fondamentale nel reperire investimenti e coagulare idee intorno a progetti scientifici. 
 
Whittaker non è nuovo a competizioni vincenti. Nel 2007 vinse il primo premio nella competizione Defence Advanced Research Projects Agency's (DARPA) - Grand Urban Challenge con una macchina completamente automatizzata (una Chevrolet Tahoe) in grado di spostarsi tranquillamente per le strade affollate della California.
La macchina vincintrice del DARPA (© 2007 Carnegie Mellon Tartan Racing )

La tecnologia di navigazione montata a bordo è simile a quella prevista per il modulo lunare. Il vantaggio è che le condizioni del traffico sulla Luna, e le possibilità di incidenti sono molto inferiori, sono di gran lunga inferiori.

Articolo successivo: missione europea su Marte.
Sullo stesso tema "Google X Prize" vedi l'aggiornamento qui.

Fonti
-  Roaming robot may explore mysterious Moon caverns
   Devin Powell, Nature 2012
-  Marius Hills sul sito della NASA, qui

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