Marte. Ultima frontiera
Questo potrebbe essere l'incipit delle cronache quotidiane di un futuro dietro l'angolo.
La voglia (o meglio l'istinto ineludibile della nostra specie) di esplorare l'ignoto associato ai drammi che la crescita senza freni della popolazione mondiale causerà nei prossimi anni rende obbligata la scelta di trovare nuovi spazi.
E Marte è di sicuro un luogo più adatto della Luna in quanto ad abitabilità potenziale. Potenziale appunto perché allo stato attuale nessuno potrebbe sopravvivere nemmeno un minuto sul "pianeta rosso", fintanto che non saranno approntate strutture adeguate e di lungo termine.
Courtesy of Bryan Versteeg/Mars One/MIT |
E Marte è di sicuro un luogo più adatto della Luna in quanto ad abitabilità potenziale. Potenziale appunto perché allo stato attuale nessuno potrebbe sopravvivere nemmeno un minuto sul "pianeta rosso", fintanto che non saranno approntate strutture adeguate e di lungo termine.
Molte sono le missioni progettate in questi anni e molto si è riuscito a fare (vedi le missioni dei rover). Ma si è solo all'inizio di questa avventura, che sarà sempre più guidata dagli investimenti privati; o almeno questo è vero per l'occidente dato che in Asia (Cina e India in primis) è lo Stato a dirigere gran parte dei progetti. Sia per motivi geopolitici che per consolidare il proprio "potere" presso la locale opinione pubblica.
Tra i progetti in essere cito oggi quello proposto nel 2012 da una organizzazione privata olandese (progetto noto come Mars One) che ha presentato da tempo piani dettagliati per stabilire la prima colonia umana su Marte entro il 2025 (segue video di presentazione).
Tra i progetti in essere cito oggi quello proposto nel 2012 da una organizzazione privata olandese (progetto noto come Mars One) che ha presentato da tempo piani dettagliati per stabilire la prima colonia umana su Marte entro il 2025 (segue video di presentazione).
Da notare che il progetto prevede inizialmente l'invio di quattro astronauti per un viaggio di sola andata, finalizzato a costruire il primo insediamento umano permanente.
Il motivo del viaggio di sola andata è che il rientro è ancora più complicato a causa del trasporto del carburante necessario per il decollo da Marte.
Giacinto De Taranto, uno dei candidati italiani al ruolo di astronauta per la missione Mars One (Credit: CorrieredellaSera) |
Il punto chiave rimarcato dai progettisti è che il progetto fa perno su tecnologie già esistenti e quindi la missione (al netto delle risorse - umane ed economiche - da trovare) è, teoricamente, già fattibile.
Dubbi in proposito arrivato da ingegneri del celebre MIT di Boston che dopo avere simulato la missione sono giunti alla conclusione che la tecnologia attuale non è ancora sufficiente per assicurare la sopravvivenza dei primi coloni. Anche solo per un tempo di permanenza relativamente breve.
Tra i punti critici sollevati, cito i principali:
- il progetto prevede che tutto il cibo necessario per buona parte del viaggio (la cui durata è stimata in poco meno di un anno) e la permanenza dovrà essere ottenuto da prodotti agricoli coltivati localmente, vale a dire sulla navicella e in serre apposite su Marte. Tale coltivazione genererebbe però un eccesso di ossigeno che diventerebbe presto tossico per i coloni. Le tecnologie per filtrare l'aria e rimuovere l'eccesso di ossigeno non sono ad oggi disponibili (almeno per i volumi di filtraggio richiesti).
- La scoperta del ghiaccio su Marte, fatta nel 2008 dal lander Mars Phoenix, è uno dei cardini su cui verte il progetto, cioè potere usare acqua locale. Ma anche qui lo studio del MIT invita alla cautela, dato che l'unica acqua presente è sotterranea e congelata e che per estrarla (e scioglierla) ci vogliono tecnologie adeguate e anch'esse non disponibili.
- E' inoltre fondamentale che gli astronauti possano contare su voli di approvvigionamento dalla Terra per i pezzi di ricambio. Una necessità sempre maggiore con l'aumentare del numero di coloni. I calcoli fatti ipotizzano che per mantenere una colonia di dimensioni medio-piccole sarebbe necessario attivare un commercio interplanetario di entità pari al 60% del traffico commerciale attuale sulla Terra.
- Quanti navicelle servono per trasportare i primi quattro astronauti e il materiale di partenza? Secondo le previsioni olandesi servirebbero sei navicelle del tipo "Falcon Heavy", il cui lancio dovrebbe precedere quello della navicella con umani. Secondo l'MIT il numero non è sufficiente e ne servirebbero invece 15. Il costo di trasporto base (riferito cioè solo a questa prima fase) oscillerebbe intorno a 4,5 miliardi dollari, valore destinato ovviamente a salire con in proporzione alla dimensione della colonia.
Differenza tra razzi cargo attuali e futuri (Credit: SpaceX e Universetoday) |
Questo non vuol dire che il progetto non sia fattibile ma è precoce pensare all'invio di esseri umani in pianta stabile.
Altrimenti i volontari diventerebbero dei suicidi (inconsapevoli o meno) e la missione sarebbe destinata ad un fallimento certo.
Fonte
- Mars One (and done?)
MIT, news
- Il sito del progetto Mars One
Altrimenti i volontari diventerebbero dei suicidi (inconsapevoli o meno) e la missione sarebbe destinata ad un fallimento certo.
(leggi anche: "Dove atterrare su Marte?" ; "Il futuro delle missioni marziane"; "Le missioni lunari prossime venture")
Fonte
- Mars One (and done?)
MIT, news
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