Spesso si sente dire che la diversità è come una spezia che ravviva mentre l'omologazione è l'anticamera del declino.
Un concetto questo sicuramente importante sia nella società che in biologia in quanto perno su cui si fonda l'evoluzione (assenza di alleli uguale assenza di selezione e quindi incapacità di adattarsi all'ambiente che varia). Tuttavia in natura vale anche una legge opposta che controbilancia l'eterogeneità, dato che il distinguersi dalla massa è l'anticamera dell'essere predati rapidamente; i grossi agglomerati animali (mandrie di erbivori, stormi di uccelli, banchi di pesci,...) ne sono una evidenza. Se un membro di questi agglomerati si differenzia dagli altri diventa un bersaglio "visibile". Al contrario ciascun membro anonimo partecipa ad una sorta di lotteria negativa: tanti più membri tanto minore la probabilità di essere sorteggiato.
Un concetto questo sicuramente importante sia nella società che in biologia in quanto perno su cui si fonda l'evoluzione (assenza di alleli uguale assenza di selezione e quindi incapacità di adattarsi all'ambiente che varia). Tuttavia in natura vale anche una legge opposta che controbilancia l'eterogeneità, dato che il distinguersi dalla massa è l'anticamera dell'essere predati rapidamente; i grossi agglomerati animali (mandrie di erbivori, stormi di uccelli, banchi di pesci,...) ne sono una evidenza. Se un membro di questi agglomerati si differenzia dagli altri diventa un bersaglio "visibile". Al contrario ciascun membro anonimo partecipa ad una sorta di lotteria negativa: tanti più membri tanto minore la probabilità di essere sorteggiato.
I predatori attaccano preferenzialmente individui diversi in quanto
emergono dalla massa. Immaginate di seguire i movimenti di un qualsiasi membro di uno storno e immaginate ora che questo animale sia di colore diverso dagli altri; le manovre evasive e il mimetizzarsi tra gli altri perderebbe completamente di efficacia.
Un team della Università di Oxford ha pubblicato qualche tempo fa su Current Biology un lavoro centrato sull'analisi dell'effetto eccentricità (oddity effect). Gli autori si sono concentrati sul comportamento di caccia degli astori nei cieli della città di Amburgo, e sulle loro prede preferite, i piccioni selvatici.
L'astore maschio affina la propria abilità nella caccia nei primi anni di vita. Con il passare del tempo questi rapaci diventano non solo i migliori cacciatori di piccioni in circolazione, ma mostrano una predilezione crescente (o forse dovremmo dire che hanno il lavoro facilitato) per i piccioni con colorazioni anomale.
Ovviamente tanto più abile diviene il cacciatore tanto maggiore sarà il suo successo riproduttivo, inteso come capacità di alimentare la propria nidiata. Una nidiata ben alimentata cresce più rapidamente (e in maggiore numero) e può quindi iniziare a riprodursi prima.
Ora la domanda ovvia è: se i piccioni anomali (tipicamente quelli bianchi) sono predati più facilmente, la selezione dovrebbe ridurre drasticamente il numero di questi "eccentrici". Vero! Però si è anche osservato che i piccioni tendono ad accoppiarsi preferenzialmente con controparti diversamente colorate (un termine che NON vuole essere politically correct ma semplicemente letterale).
Spiega Christian Rutz, uno degli autori "i piccioni bianchi pagano alla fine un prezzo salato per essere preferiti durante l'accoppiamento".
Lo studio proposto è interessante in quanto affronta il tema di come la strategia di caccia del predatore alteri (positivamente o negativamente) il suo successo riproduttivo.
Fonti
- University of Oxford, news
- Predator Fitness Increases with Selectivity for Odd Prey
Curr Biol. 2012 May 8;22(9):820-4
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