Se un bambino di 7 anni divora avidamente le pagine dei libri di "Harry Potter", c'è una ragionevole certezza che da grande diventerà un assiduo lettore. Se al contrario la lettura lo annoierà, o semplicemente lo stancherà, il suo rapporto futuro con la lettura sarà problematico. E' noto infatti che la capacità di lettura di un
bambino all'età di 7 anni permette di prevedere con precisione la
capacità di lettura dello stesso a 10 anni di distanza. Un bambino che ha problemi di lettura a 7 anni si porterà dietro tale difficoltà anche durante le scuole
superiori: a parità di ore dedicate allo studio, e di sforzo, la sua capacità di assimiliazione è difatti inferiore. Maggiori difficoltà e apprendimento minore (rispetto ai propri compagni di classe) si traduce inevitabilmente in scoramento e in resa effettiva ancora minore.
Sia chiaro non si parla di bambini con quoziente di intelligenza ridotto
o che soffrono di altri disturbi (ad esempio la dislessia), oggi
facilmente identificabili, ma di quegli individui che pur manifestando
maggiori difficoltà sono in tutto e per tutto indistinguibili dagli
altri. Identificare questi bambini prima dell'inizio del percorso
scolastico permetterebbe di integrare l'insegnamento di base con
modalità didattiche ad hoc rendendo il percorso scolastico da subito
meno "deprimente". Minori sono le difficoltà e la sensazione di
inadeguatezza provati, maggiore è la volontà di partecipare attivamente
al lavoro di gruppo.
Queste affermazioni, solo apparentemente banali, sono state recentemente sostanziate da uno studio dell'Università di Stanford. Studio che ha uno scopo molto importante: identificare le differenze neurali tra le due sopracitate tipologie di bambini in modo da potere identificare precocemente i problemi di lettura.
Queste affermazioni, solo apparentemente banali, sono state recentemente sostanziate da uno studio dell'Università di Stanford. Studio che ha uno scopo molto importante: identificare le differenze neurali tra le due sopracitate tipologie di bambini in modo da potere identificare precocemente i problemi di lettura.
Per fare questo i ricercatori hanno analizzato una volta l'anno e per tre anni consecutivi, la struttura cerebrale di 39 bambini mediante tecniche di risonanza magnetica. Dopo ciascuna scansione gli studenti sono stati sottoposti a test standard per misurare le loro abilità cognitive, linguistiche e di lettura. Si è potuto così osservare che il grado di sviluppo della materia bianca (ricavato dai valori di anisotropia frazionale - FA) delle regioni del cervello tipicamente associate alla lettura, permette di predire con precisione il punteggio ottenuto successivamente nel test.
In particolare, i bambini con capacità di lettura superiore alla media hanno un valore di FA in specifiche aree (fascicolo arcuato nell'emisfero sinistro - Laf - e il fascicolo longitudinale nell'emisfero inferiore) che aumenta costantemente con il passare del tempo.
Il Laf in un'nalisi del cervello per imaging (®wikimedia) |
Al contrario i bambini con minore abilità nella lettura partono da valori di FA alti che diminuiscono con il tempo.
Jason
D. Yeatman, uno degli autori dello studio, commenta "Nel momento in cui i bambini entrano nella scuola elementare, il
divario tra "lettori" e "non-lettori" tende ad aumentare". Intervenire precocemente è fondamentale.
La buona notizia allora è che ci sono strumenti in grado di predire tali difficoltà e di colmarle grazie alla straordinaria plasticità del cervello dei bambini in grado di rispondere a sollecitazioni mirate. Un intervento che si spera di implementare già nei prossimi anni.
Fonti
- Stanford University, news
- Development of white matter and reading skills
PNAS 2012 - 109 (44)
- Reading impairment in a patient with missing arcuate fasciculus
Neuropsychologia, 2009 - 47 (1)
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