L'idea di potere leggere la mente evoca inevitabilmente i maghi delle fiere di un tempo o nei più ansiosi l'esistenza di chip cerebrali con cui i poteri forti controllano il comportamento degli sventurati sotto il loro influsso.
di Sahakian & Gottwald |
La verità è che sebbene nella realtà siamo molto lontani dall'immaginario cinematografico, esistono già oggi degli strumenti che permettono di indagare i pensieri del volontario analizzato. Meglio chiarire subito che si tratta di tutto fuorché di strumenti invisibili (occupano una stanza) e capaci di visualizzare su uno schermo l'immagine nitida del nostro pensiero. Si tratta invece del miglioramento di tecniche in uso da qualche anno e che sono ampiamente usate nella diagnostica per immagini, come la risonanza magnetica funzionale (fMRI). L'indagine scientifica delle potenzialità di questi strumenti, capaci sicuramente di svelare le emozioni e il contenuto "oggetto" dei pensieri, è riassunta nel libro "Sex, Lies, and Brain Scans: How fMRI reveals what really goes on in our minds" scritto a quattro mani da Julia Gottwald e Barbara Sahakian.
Un libro interessante non solo per l'analisi dello stato dell'arte nei modi per rilevare e comprendere i dati della complessa rete neurale ma anche di interrogarsi su quali siano i limiti (intrinseci alla tecnica e quelli eventualmente da fissare) di queste tecniche. Un conto è infatti l'analisi della funzionalità cerebrale (normale e patologica) e un altro è quello di una potenziale invasione della memoria e, perché no, una modifica dall'esterno della stessa (vedi le potenzialità insite nella tecnica nota come Stimolazione Magnetica Transcranica).
Un esempio di analisi al fMRI |
Non si tratta di un limite facilmente delimitabile in quanto molti sono i casi in cui il confine potrebbe (e dovrebbe) essere superato; pensiamo alla rimozione o neutralizzazione di memorie "dannose" che è una delle possibilità terapeutiche per le persone affette da stress post-traumatico oppure al monitoraggio delle persone incapaci di comunicare con il mondo esterno e di cui oggi si può solo dire che hanno attività corticale (quindi sono vivi) ma null'altro. O ancora pensiamo ad un modo semplice, veloce e indolore per interrogare un sospetto.
Ed è proprio alla rilevazione delle bugie, e all'evoluzione dei metodi di indagine, che viene dedicata una parte del libro. Se in una prima fase gli studi si erano focalizzati sulla identificazione delle aree cerebrali attivate durante "la bugia" oggi si è passati all'identificazione vera e propria della bugia usando la fMRI come una macchina della verità "migliorata". Il tutto grazie allo sviluppo di algoritmi capaci di imparare dalle risposte preparative e in grado di tenere conto della variazione di parametri non percepiti nemmeno dal soggetto in esame, come le emozioni che parole o immagini sono in grado di scatenare.
fMRI |
Nei test condotti finora si è osservato che gli algoritmi "evoluti" si sono dimostrati in grado di distinguere tra bugie e verità nel 90 % delle risposte contro il 70 % ottenibile con i test alla macchina della verità. Ancora troppo bassa perché abbia un valore legale non solo per il 10 % di falsi positivi o negativi ma soprattutto perché il vero obiettivo è distinguere le memorie vere da quelle false, queste ultime spesso condizionate dalle proprie credenze. Una persona potrebbe essere veramente convinta di avere commesso un crimine e questa convinzione apparirebbe come reale durante l'analisi.
Non da ultima c'è l'analisi dei limiti oltre i quali queste indagini non possono spingersi se non vogliamo cadere nell'incubo di un Grande Fratello onnisciente. Un problema che per il momento non sussiste dato che gli strumenti per la fMRI sono tutto fuorché invisibili e richiedono per essere utilizzati sessioni di studio di parecchie ore e in fase di immobilità: per impedire la lettura ti basterebbe infatti muoverti appena durante la scansione per rendere illeggibili i dati.
Al netto di queste tematiche c'è sempre da ricordare che la fMRI non è una sfera di cristallo e che c'è ancora molta strada da fare prima che esca dall'ambito clinico o della ricerca. Tuttavia nei sempre più politicamente corretti USA c'è qualche società che ha pensato di usarla per assumere solo persone prive di pregiudizi inconsci verso una qualunque delle minoranze, credenze o mode in voga al momento (è noto infatti che lo spauracchio di cause legali sul luogo di lavoro sono da anni una delle principali cause di licenziamento).
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Un esempio delle potenzialità della fMRI. Di seguito una comparazione tra l'immagine vista dal soggetto in studio e l'immagine ricostruita al computer semplicemente scansionando l'attività cerebrale
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