Di nuovo un caso Cina.
Vero che il detto recita "solo chi non fa, non commette errori" ma in Cina si devono dare una regolata.
In passato si è scritto su queste pagine del problema locale attinente la resistenza agli antibiotici, il rilascio di inquinanti ambientali da fabbriche "fantasma" o, molto banalmente, il caso covid19 di cui scrissi in tempi non sospetti (gennaio 2020).
Cosa è successo questa volta?
Tutto nasce in una biotech cinese impegnata nella produzione di un vaccino contro la brucellosi, una infezione animale causata da un batterio Gram negativo, importante economicamente per l'impatto sugli allevamenti di mammiferi (bovini, ovini, ... mentre non mi risulta comune in quelli avicoli). Essendo un batterio non si fa grossi problemi nell'infettare anche gli umani, sebbene avvenga raramente e solo nelle persone a diretto contatto con gli animali. La sintomatologia è variabile ma in genere non eccessivamente preoccupante letalità inferiore al 2%); il rischio maggiore è nelle complicanze e nella cronicizzazione dell'infezione.
Batterio causa della brucellosi (fonte: CNN)
Nota. Negli anni '80 la brucellosi era ampiamente diffusa in Cina. Da allora la sua diffusione è stata contenuta grazie all'utilizzo di vaccini e a una migliore prevenzione attraverso il controllo del bestiame allevato. A livello globale negli ultimi decenni sono stati rilevati vari focolai, come nel 2008 con le 1000 persone infettate in Bosnia e il conseguente abbattimento massiccio degli animali da allevamento. La malattia ha tuttavia molti serbatoi naturali. Ad esempio il 60% delle femmine di bisonte del Parco nazionale di Yellowstone è positivo al batterio.
Sei sono le specie note di batteri appartenenti al genere Brucella causanti la malattia : B. melitensis, B. aboutus, B.suis, B. canis, B. ovis, B. neotomae, di cui primi 4 sono noti per avere causato infezioni in esseri umani. Il latte non pastorizzato è uno dei mezzi di infezione anche se nel caso cinese la via di diffusione è stata aerea.
La terapia umana prevede antibiotici quali doxiciclina e rifampicina per un tempo di circa 6 settimane, tempo molto più lungo del normale per una terapia antibiotica, spiegabile con la tendenza del batterio a causare malattie croniche se non del tutto eliminato (riesce a sfuggire al controllo del sistema immunitario rifugiandosi dentro le cellule).
Ovviamente il costo per gestire questi problemi negli allevamenti diventa importante soprattutto oggi quando è vieppiù importante operare per minimizzare l'utilizzo degli antibiotici negli allevamenti intensivi per prevenire la comparsa di batteri resistenti.
La soluzione ideale per contenere il rischio brucellosi passa quindi dall'utilizzo di uno dei vaccini anti-brucellosi disponibili. La fase produttiva del vaccino era proprio quello a cui era dedita l'azienda cinese;
ovviamente per produrre il vaccino serve il patogeno di riferimento (anche se poi vengono usati loro derivati strutturali).
Tutto nella norma e codificato dalle linee guida ministeriali (oltre che dalle varie GLP e GMP) di qualunque paese evoluto.
Che qualcosa non stesse andando per il verso giusto lo hanno capito già nel 2019 quando le autorità sanitarie hanno notato una impennata di malati umani tra gli addetti e nelle vicinanze dell'azienda sita nel nord-ovest della Cina. La notizia è trapelata solo nell'ultimo mese ed è stata riportata dalla CNN in seguito ad un comunicato della Commissione Sanitaria di Lanzhou, capoluogo della provincia di Gansu.
In sintesi sono 3245 le persone che hanno contratto la malattia mentre 1401 sono quelle risultate positive al test ma non malate. Lo screening ha coinvolto 21847 persone su 2,9 milioni di abitanti della città.
Le autorità hanno identificato l'origine della contaminazione nell'attuazione di procedure non adeguate.
Il che detto così può sembrare un errore umano e come un rischio insito quando le procedure di controllo non sono adeguate a prevenire o neutralizzare questi eventi.
In realtà è molto peggio. L'origine di tutto nasce dall'avere usato disinfettanti scaduti che vuol dire sterilizzare un ambiente in cui si è manipolato un patogeno usando poco più dell'acqua fresca.
I batteri sono passati direttamente nei liquidi di scarico e nelle condotte di ventilazione che davano sull'ambiente esterno. Sarebbero stati in particolare i gas di scarico, sotto forma di aerosol, il principale veicolo di infezione.
I primi ad essere colpiti sono stati i dipendenti della vicina clinica veterinaria di Lanzho a partire da novembre con poi una forte accelerazione. Entro la fine di dicembre, almeno 181 persone dell'istituto erano state infettate. L'epidemia si è poi diffusa anche alla estremità nord-orientale del paese, mediante 13 persone infettatesi mentre lavoravano alla clinica veterinaria.
Le autorità hanno in seguito revocato all'impianto le licenze di produzione di vaccini e ritirato vari lotti. Questo è uno dei tanti rischi inevitabili che si hanno quando si opera al di sotto di standard di sicurezza talmente basilari da non essere considerabili errori ma "faciloneria" assurta a sistema.
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