Una domanda assurda per alcuni e ovvia per altri ma indubbiamente borderline, al più degna di un buon libro di SF (fatto) o per speculazioni filosofiche sulla irrealtà della realtà (fatto).
L'unica ragione per cui dedico alcune righe al tema su questo blog, pur nella consapevolezza assoluta che la nostra "realtà" percepita e ricordata è solo frutto della attività cerebrale, è il recente articolo di David Kipping (professore di astronomia alla Columbia University) secondo il quale le possibilità che stiamo vivendo in una simulazione sono 50 e 50 ... come (ma sono parole mie) se fossimo i protagonisti di The Sims.
Kipping è partito dalle conclusioni formulate da Nick Bostrom nell'articolo "Are we living in a computer simulation?" pubblicato nel 2003 su The Philosophical Quarterly, implementando una analisi bayesiana descritta nell'articolo "A Bayesian Approach to the Simulation Argument".
Serio o faceto? Forse una semplice curiosità intellettuale che lo ha spinto, sfruttando il teorema Bayesiano, a indagare il problema partendo da un test proposto nel 2017 dal fisico Tom Campbell per verificare se la realtà è una simulazione. Assunto principale del test è che se esiste un "computer" che sta creando le nostre percezioni (quindi alla base della simulazione) questo debba in ogni caso avere risorse limitate, tale da rendere la realtà simulata solo in quel dato momento in cui le informazioni arrivano all'osservatore. Per eseguire il test Campbell ha iniziato una raccolta fondi su Kickstarter (non storcete il naso, oramai anche in ambito scientifico ci si finanzia così invece di passare attraverso società di Venture Capital) dal titolo esplicito "Viviamo in una realtà virtuale?"
Per maggiori dettagli sul tipo di analisi condotta vi rimando all'articolo che Scientific American ha dedicato al tema
--> "Do we live in a simulation?"
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