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Plutone. I dati ottenuti dalla missione New Horizon

(articolo precedente sulla missione --> qui)

Come appariva il duo Plutone/Caronte prima della missione
New Horizon (credit: NASA, seti.org, spaceflight.com)

Come previsto dalla NASA, il 14 luglio la sonda New Horizon ha intersecato l'orbita di Plutone, raggiungendo il punto più vicino al planetoide (leggi QUI per maggiori informazioni sulla missione).
La posizione odierna della sonda rispetto a Plutone e alle sue lune. In rosso è indicato il percorso futuro (credit: jhuapl.edu)

Sono state ore (e non momenti) di trepidante attesa quelle intercorse tra il momento in cui la sonda aveva raggiunto l'obbiettivo e il messaggio "tutto ok". Come scritto nelle precedenti "puntate" sull'argomento, la sonda doveva essere istruita in anticipo sulla traiettoria da seguire e nelle fasi finali del percorso di avvicinamento avrebbe volato in modalità "offline". L'ora prevista per il raggiungimento del punto di massimo avvicinamento (pari a 12500 chilometri) era stimato per le 07:49:55 EDT, mentre il momento di riattivazione del segnale radio era per le 16:22 EDT. Da quel momento ci sarebbero volute poi altre 4,5 ore perché il segnale "è tutto a posto" arrivasse sulla Terra.
Il segnale è arrivato come atteso alle 20:52:37 EDT salutato da ovazioni che solo chi ha lavorato al progetto per anni può comprendere appieno. Per tutti gli altri, me compreso, è stato il momento di gioia per il raggiungimento di un nuovo traguardo dell'espansione umana.
Nota. Tra i più entusiasti anche i due figli di Clyde Tombaugh, la persona che nel 1930 identificò il tanto a lungo cercato "pianeta mancante" nella volta celeste.
L'incontro ravvicinato con il pianeta (anzi planetoide) è di fatto una toccata e fuga. La sonda non entrerà in orbita ma, data la velocità di crociera del veicolo spaziale più veloce finora lanciato (al momento è 30 mila miglia all'ora) lo "guarderà" giusto il tempo per raccogliere dati e poi proseguirà nella sua rotta verso l'esterno del sistema solare.
Nota. A tale velocità la collisione con un detrito grande quanto un chicco di riso causerebbe quasi sicuramente un danno irrimediabile alla sonda. Quindi molto più sicuro allontanarsi rapidamente da una zona ricca di detriti quale quella dell'orbita del duo Plutone/Caronte. Ricordo anche che uno dei motivi per cui Plutone non è più considerato un pianeta è che non ha ripulito la sua orbita dai detriti.
Dal momento del suo punto di massima vicinanza a Plutone la sonda, nel momento in cui scrivo, si è già allontanata ad una distanza pari a circa 146 mila chilometri, un terzo della distanza che separa la Terra dalla Luna.
Consiglio di scaricare la app dedicata - per visualizzare il percorso e la posizione attuale della sonda - direttamente dal sito della NASA (QUI). Di seguito lo screenshot della app e a seguire una dimostrazione delle funzionalità tratta dal sito Wired.

>se compare un errore nel video usando Firefox, cliccate su "play", poi HD e ancora "play". Meglio ancora aprite provate con un altro browser (con Safari nessun problema)<

Queste le foto messe a disposizione dalla NASA, riferite a quando la sonda si trovava a poco più di 700 mila chilometri da Plutone. Per il momento accontentiamoci in attesa delle immagini ad alta risoluzione.

Quanti dati ha raccolto finora?
Tanti, forse troppi, considerando la modesta energia di cui dispone e il vetusto sistema di trasmissione dati a bordo. Secondo quanto affermato dalla NASA, ci vorranno 16 mesi di trasmissioni (a partire da stasera) perché i dati immagazzinati siano trasferiti in toto sui server della Terra...

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Aggiornamento 16/07/2015
Le sorprendenti immagini di una regione vicino all'equatore di Plutone mostrano la presenza di una catena di "giovani" montagne alte circa 3.500 metri (Credits: NASA / JHU APL / SWRI) -->link

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Aggiornamento 20/07/2015

 Se volete una versione del video commentata (in inglese) vi rimando a questo link (Credit: NASA / JHUAPL / SWRI)

La simulazione del sorvolo delle "montagne Norgay" e della "pianura Sputnik" di Plutone ottenuta dalla unione delle immagini raccolte dalla sonda.
I nomi con cui sono stati battezzate queste aree sono in onore di Tenzing Norgay, uno dei due uomini che per primi raggiunsero la vetta del Monte Everest, e del primo satellite messo in orbita. Le immagini sono state acquisite grazie al Reconnaissance Imager Long Range (LORRI) il 14 luglio da una distanza di 77 mila km. La risoluzione è di circa 1 km 

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Credit: NASA/Johns Hopkins University
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per sapere in ogni istante dove si trova la sonda New Horizons, cliccate sulla pagina dedicata 


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 Ottobre 2015
Immagine ripresa a 1800 km di distanza, proprio sopra l'equatore di Plutone. La regione ricca di crateri sulla sinistra è nota come Cthulhu Regio mentre la distesa di ghiacci a destra è chiamata Sputnik Planum. Il polo nord è fuori visione in alto a sinistra (credit: NASA)

I dati inviati da New Horizons hanno permesso di scoprire una sorprendente varietà di morfologie geologici, incluse quelle derivanti dall'interazione tra ghiacci ed atmosfera e i processi derivanti da impatti meteoritici, tettonica e crio-vulcanismo. Ciò suggerisce che anche altri piccoli mini-pianeti della Fascia di Kuiper, come Eris, Makemake, e Haumea, possano avere storie simili tali da rivaleggiare con quelle di pianeti terrestri.

Di seguito una serie di immagini prese dall'eccellente sito Starts With A Bang
Image credit: NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute

Image credit: NASA/JHUAPL/SwRI

Image credit: NASA/JHUAPL/SwRI

Le nuove foto della superficie di Plutone mostrano un pianeta ghiacciato che, dall'alto, non sembra essere molto diverso dalla Terra ... tranne per il fatto che i ghiacciai non sono fatti di acqua ma di azoto. (Credit: NASA/JHUAPL/SwRI)

Tra le ultime immagini ad alta risoluzione giunte sulla Terra vi è questa che mostra una sorta di eclisse di Plutone posizionato tra la sonda e il Sole. (Credit: NASA/JHUAPL/SwRI)

La pianura ghiacciata traversata da solchi che separano le celle poligonali, risultato di un moto convettivo dell'azoto. Una qualche fonte di calore interna fa emergere l'azoto attraverso celle convettive verso la superficie, dove congela e ricade verso il basso. Il blocco scuro al centro è verosimilmente ghiaccio d'acqua sporca che galleggia sul più denso ghiaccio di azoto (credit: NASA). Maggiori informazioni sull'origine di queste celle esagonali sono stati descritti in due articoli pubblicati su Nature nel 2016)

Una catena montuosa innevata lunga circa 400 km. Nell'immagine si notano alcuni crateri da impatto oltre a vallate e pendii. Le "pianure" hanno un color marrone-rossiccio probabile conseguenza della molecola che si forma quando il metano viene investito dai raggi ultravioletti. La neve è con ogni probabilità costituita dal metano atmosferico congelato.

Articolo successivo su Plutone --> qui

Per tenersi aggiornati cliccate il sito della NASA dedicato alla missione --> New Horizons.



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