E' possibile ridurre il rischio di cancro assumendo quotidianamente uno dei tanti integratori multivitaminici pluripublicizzati?
Una domanda non secondaria dato il ricco business che sfrutta (e stimola) la moda pseudo-salutista di usare integratori anche in assenza di deficienze vitaminiche accertate. Non a caso ho usato il prefisso "pseudo" per descrivere molti dei trattamenti para-farmacologici così di moda oggi tra chi si definisce attento alla propria salute.
Una domanda non secondaria dato il ricco business che sfrutta (e stimola) la moda pseudo-salutista di usare integratori anche in assenza di deficienze vitaminiche accertate. Non a caso ho usato il prefisso "pseudo" per descrivere molti dei trattamenti para-farmacologici così di moda oggi tra chi si definisce attento alla propria salute.
Due sono gli aspetti che vale sempre la pena ricordare: gli integratori sono utili se in presenza di carenze alimentari primarie o secondarie (derivanti cioè da scompensi organici); l'abuso di vitamine può indurre tossicità sul breve (ipervitaminosi) e risultati dubbi sul lungo periodo come hanno mostrato i risultati dello studio SELECT che ha coinvolto circa 35 mila uomini per testare la capacità della vitamina E (nelle diverse forme e in associazione con selenio) di ridurre il rischio di tumore della prostata. Lo studio è stato interrotto in quanto non solo non erano emersi dati di efficacia del trattamento ma addirittura il rischio di tumore sembrava aumentato.
Altri studi sulle vitamine con esiti opposti alle aspettative che vale la pena menzionare riguardano il beta-carotene e il folato.
Nel caso del beta-carotene, il campione analizzato erano fumatori a cui vennero dati, in doppio cieco, integratori vitaminici contenenti alte dosi di beta-carotene oppure placebo. La frequenza di tumori polmonari nel primo gruppo aumentò in modo basso ma statisticamente significativo. Il beta carotene (che correttamente è considerato un ottimo anti-ossidante) ad alte dosi e in ambiente "inquinato" dai prodotti della combustione della sigaretta come l'epitelio polmonare, diventava un promotore della formazione dei danni al DNA invece di agire come protettore.
Il caso del folato riguarda invece uno studio sulla prevenzione del tumore del colon. Anche qui ad alte dosi l'effetto è opposto all'attesa azione protettiva.
E' di particolare interesse quindi il lavoro condotto da ricercatori di Boston volto a testare se e quanto l'utilizzo continuativo di integratori sia utile, innocuo o addirittura dannoso. Una domanda tanto più importante dato il numero e la tipologia di persone studiate (14 mila medici maschi e over-50) che hanno accettato di partecipare in prima persona a questa indagine durata oltre un decennio. In questo periodo i volontari hanno assunto, in cieco, un mix di vitamine essenziali e minerali oppure un placebo.
Il risultato è estremamente interessante: l'incidenza di cancro nei medici che avevano assunto le vitamine è diminuita dell'8 per cento, un numero che si concentra tra i soggetti a cui in passato era stata diagnosticata una neoplasia. Curiosamente, il trattamento sembra non avere alcun effetto sulla malattia principe degli uomini, il tumore della prostata. Nessuna evidenza di effetti collaterali se non, in alcuni soggetti, la comparsa di temporanee eruzioni cutanee.
Un dato apparentemente importante, visto che l'8 per cento computato su migliaia di nuovi casi di tumore all'anno, sono un numero interessante da un punto di vista preventivo.
Però ...
... bisogna andarci cauti dato che vi sono delle incongruenze o semplicemente delle limitazioni alle apparenti potenzialità dello studio. La prima ovvia è che già oggi, soprattutto negli USA, più del 50% della popolazione utilizza un qualche tipo di integratore, quindi i margini di miglioramento sono esigui.
Anche la tipologia del campione non è ideale dato che si tratta di persone con alto livello di istruzione e soprattutto in grado di fare auto-diagnosi, quindi soggetti ideali per massimizzare l'impatto di un trattamento che in altri soggetti non sarebbe rilevabile. Che dire poi dell'età? Appartengono ad una generazione con abitudini alimentari e comportamentali (ivi compresi i dettami salutistici) diverse da quelli degli under-50, a cui il trattamento dovrebbe essere mirato.
Se a questo aggiungiamo che le linee guida dei ministeri della salute già oggi raccomandano di seguire una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura, quindi già contenente le vitamine necessarie, allora l'impatto reale dell'uso di integratori deve essere notevolmente ridotto.
La cautela è d'obbligo soprattutto considerando gli interessi in gioco da parte dei produttori di integratori che fino a poco tempo fa non esitavano a dichiarare sulle confezioni (o nella pubblicità) i vantaggi associati all'uso i tali prodotti. I risultati dubbi emersi nell'ambito degli studi clinici hanno indotto a maggior cautela, come si evince dal fatto che frasi come "aiuta a prevenire il cancro del …", sono state rimosse dalle confezioni dei prodotti multivitaminici.
Precedenti articoli sul tema "vitamine" --> clicca l'etichetta corrispondente (oppure QUI)
Fonte
Il risultato è estremamente interessante: l'incidenza di cancro nei medici che avevano assunto le vitamine è diminuita dell'8 per cento, un numero che si concentra tra i soggetti a cui in passato era stata diagnosticata una neoplasia. Curiosamente, il trattamento sembra non avere alcun effetto sulla malattia principe degli uomini, il tumore della prostata. Nessuna evidenza di effetti collaterali se non, in alcuni soggetti, la comparsa di temporanee eruzioni cutanee.
Un dato apparentemente importante, visto che l'8 per cento computato su migliaia di nuovi casi di tumore all'anno, sono un numero interessante da un punto di vista preventivo.
Però ...
... bisogna andarci cauti dato che vi sono delle incongruenze o semplicemente delle limitazioni alle apparenti potenzialità dello studio. La prima ovvia è che già oggi, soprattutto negli USA, più del 50% della popolazione utilizza un qualche tipo di integratore, quindi i margini di miglioramento sono esigui.
Anche la tipologia del campione non è ideale dato che si tratta di persone con alto livello di istruzione e soprattutto in grado di fare auto-diagnosi, quindi soggetti ideali per massimizzare l'impatto di un trattamento che in altri soggetti non sarebbe rilevabile. Che dire poi dell'età? Appartengono ad una generazione con abitudini alimentari e comportamentali (ivi compresi i dettami salutistici) diverse da quelli degli under-50, a cui il trattamento dovrebbe essere mirato.
Se a questo aggiungiamo che le linee guida dei ministeri della salute già oggi raccomandano di seguire una dieta equilibrata ricca di frutta e verdura, quindi già contenente le vitamine necessarie, allora l'impatto reale dell'uso di integratori deve essere notevolmente ridotto.
La cautela è d'obbligo soprattutto considerando gli interessi in gioco da parte dei produttori di integratori che fino a poco tempo fa non esitavano a dichiarare sulle confezioni (o nella pubblicità) i vantaggi associati all'uso i tali prodotti. I risultati dubbi emersi nell'ambito degli studi clinici hanno indotto a maggior cautela, come si evince dal fatto che frasi come "aiuta a prevenire il cancro del …", sono state rimosse dalle confezioni dei prodotti multivitaminici.
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Fonte
- Multivitamins in the Prevention of Cancer in MenThe Physicians' Health Study II Randomized Controlled Trial
J. Michael Gaziano et al, JAMA November 14, 2012, Vol 308, No. 18
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