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Mangiare cibo "organico" non abbassa il rischio di cancro

Mangiare cibo "organico" non abbassa - da solo - il rischio di cancro
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(Articolo precedente sul tema cibo biologico ---> qui)
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Introduzione
Partiamo da due postulati sui quali è difficile non essere in accordo:
  • Il termine "biologico" è stato preso in ostaggio dai guerrieri del marketing che lo hanno trasformato da aggettivo di senso compiuto - "che ha rapporto con gli organismi viventi, animali o vegetali, in quanto organizzati, cioè dotati di organi", in pratica βίος (bios) - a sostantivo generico usato per indicare ciò che è "naturale". Questo passaggio non è di poco conto in quanto è diventato un sinonimo di qualità nell'alimentazione e in senso esteso come indicatore di sostenibilità. In realtà il processo è un classico esempio di "brandizzazione" mirante a creare una nicchia di mercato ad alto ritorno economico in cui allocare i prodotti etichettati con il logo "organico". Il proliferare di prodotti, di aree dedicate nei supermercati, di intere catene a nome "Bio-" e perfino di vini egualmente biologici esemplifica al meglio il mercato (e il giro d'affari) sottostante. Un paradigma del metodo da  manuale "crea il bisogno, avrai la domanda, otterrai il mercato". 
  • Mangiare bio-, mangiare naturale, mangiare cibi qualitativamente sani non sono termini intercambiabili!
  • Mangiare male, sia da un punto di vista qualitativo (a causa delle tecniche di conservazione, dei trattamenti, etc) che quantitativo (eccedere in alcuni alimenti, siano essi "virtuosi" o "pessimi") o minimizzare quelli virtuosi, è una abitudine altrettanto deleteria.
Che l'accezione "mangiare biologico" sia di moda è indubbio. Che le stesse persone che marciano sotto tale vessillo ideologico sia spinte da un legittimo desiderio di mangiare sano è altrettanto indubbio. Il problema è che speranze e realtà coincidono raramente.
Gran parte dei problemi nasce sia dalla confusione e apparente intercambiabilità tra le tante etichette esistenti ("biologico", "organico", "della fattoria", "a chilometro zero", …) che per l'indubbio fatto (ma trascurato dai più) che un prodotto assolutamente naturale possa rappresentare un pericolo micidiale per la salute.
Nota. considero qui un prodotto naturale un prodotto "non modificato da processi non presenti in natura o artificialmente introdotti" (consiglio a tal proposito la lettura di un precedente articolo sul tema (qui)
Classici esempi dei rischi insiti in prodotti assolutamente naturali sono le aflatossine del grano, i funghi, l'anisakis nel pesce, ... .
Per lo stesso motivo le campagne anti-OGM hanno ben poco di scientifico dato che i tanti avversari tendono a dimenticare (o peggio non sanno) che non solo i prodotti OGM sono da anni la componente base dei mangimi ma, cosa ancora più importante, non esiste alcun prodotto animale o vegetale che oggi noi consumiamo che non sia il frutto di una selezione operata dall'uomo. Un discorso che vale per gli animali da allevamento, per le piante da frutto e per molti dei vegetali che mettiamo in tavola.
Sarebbe utile quindi spostare l'attenzione dal semplice aggettivo "biologico" al più completo "portatore di elementi nutritivi idonei".
Per due motivi.
Il primo è che molte certificazioni sono opinabili in quanto sono solo il risultato di un accordo tra i produttori volto a definire cosa è "bio" nel loro settore. Il secondo è che molti prodotti, come il vino, NON possono essere definitivi "naturali" (nel senso di presenti in natura) essendo il risultato di una manipolazione chimica condizionata dall'uomo. E' OVVIO che mangiare una mozzarella prodotta dal latte di animali che vivono in zone altamente contaminate o mangiare verdura da campi irrorati con sostanze fuorilegge o non "neutralizzate" dopo la raccolta è poco consigliabile. Così come lo è mangiare un'alga naturale ma ricca di mercurio.
Come mi disse uno che da generazioni produce vino di qualità, "di bio nel vino ci sono al massimo i grappoli". Una frase sostanziata a termini di legge con il fatto che non esistono vini biologici ma bensì esistono e sono certificati i vini ottenuti da uva biologica, vale a dire non trattata. Tutto il resto del procedimento è da sempre un artificio umano. E artificio viene da ars, cioè capacità e conoscenze e non da alterazione pretestuosa.
E' molto più importante che una arancia, giusto per fare un esempio, sia stata trattata in modo consapevole (con una sostanza a veloce inattivazione, non in grado di penetrare la buccia, facilmente eliminabile con l'acqua e a basso impatto ambientale) piuttosto che comprare 10 arance non trattate e doverne buttare 6 come marce (chiunque abbia un agrumeto e non lo usi per scopi commerciali potrà fornirvi dati simili e non "viziati" dall'interesse personale).

Lo studio
Ampliando un po' il discorso bisogna sfatare l'assunto che mangiare "bio" sia il passaporto per una vita lunga e senza malattie.
Interessante l'articolo pubblicato sul British Journal of Cancer che ha indagato la veridicità della correlazione tra mangiare cibi biologici e protezione dai tumori nelle donne.
Nello studio i ricercatori della università di Oxford dimostrano che non esistono evidenze statisticamente significative che mangiare cibo garantito come biologico (quindi totale assenza di pesticidi lungo tutta la filiera) sia in qualche modo associato ad una minore incidenza di cancro.
Attenzione, questo NON vuol dire che è irrilevante che il cibo che noi mangiamo sia stato trattato o meno con con pesticidi. Vuol dire che gli unici prodotti che devono essere approvati sono quelli la cui latenza e/o lavabilità è tale da essere completamente neutralizzate molto prima che il prodotto arrivi nel nostro piatto. Il confronto non va fatto tra alimenti contaminati e non, ma tra alimentati trattati a norma di legge e non trattati.
Tornando all'analisi, lo studio ha coinvolto circa 600 mila donne di età superiore ai 50 anni già reclutate per uno studio osservazionale su larga scala (il Million Women Study) volto a studiare l'impatto che le differenze nello stile di vita quotidiano ha sulla salute delle donne. Alle partecipanti è stato chiesto, in modo periodico, di rispondere ad una serie di domande sul loro stile di vita (ivi compreso il tipo di alimentazione). Nel campione preso in esame circa 50 mila donne si sono ammalate di cancro nel periodo di riferimento. Dati questi numeri (assolutamente fisiologici come frequenza in quella fascia di età) i ricercatori sono andati ad incrociare i dati raccolti in precedenza su quelle donne per cercare di capire se fosse possibile evidenziare fattori o comportamenti associabili con il rischio malattia.
Dal confronto statistico tra le 45 mila donne che avevano dichiarato (in modo preciso) di seguire una alimentazione centrata sul cibo naturale e le 180 mila donne che avevano dichiarato di non avere mai fatto una scelta specifica in tal senso (il che tradotto vuol dire che i prodotti alimentari da loro comprati al supermercato non erano quelli etichettati come biologici), non sono emerse differenze significative.
Analizzando meglio i numeri si scopre che le donne che hanno dichiarato di privilegiare una alimentazione "biologica" mostravano da una parte un rischio leggermente maggiore per il tumore del seno e dall'altra una riduzione di rischio per il linfoma non-Hodgkin. Tali piccole variazioni sono verosimilmente attribuibili a fattori diversi da quelli alimentari (ambientali o genetici.
Secondo Tim Key, l'epidemiologo responsabile dello studio "In questo ampio studio condotto su donne di mezza età nel Regno Unito non abbiamo trovato alcuna prova che il rischio complessivo sia in qualche modo influenzato dal mangiare o meno cibo "organico". Il consiglio migliore è sempre quello di lavare accuratamente ogni prodotto comprato più che selezionare un logo".

Secondo le stime dei ricercatori, oltre il 9 per cento dei casi di cancro nel Regno Unito sono in qualche modo correlati al regime alimentare seguito; di questi il 5 per cento è una conseguenza di non mangiare abbastanza frutta e verdura.
Il miglior consiglio ancora una volta è una dieta nutrizionalmente equilibrata e ricca di frutta e verdura. Biologica o meno poco importa. L'importante è che venga da zone e/o lavorazioni adeguatamente monitorate e che sia lavata. Il fattore etico nelle modalità produttive è sicuramente importante ma non deve essere confuso con la qualità del cibo. E' una scelta sempre consigliabile perché crediamo in certi valori e non perché qualcuno ingenera appositamente confusione tra i termini allo scopo di fare marketing.

Sul tema cibo, mode salutiste e leggende su OGM vedi anche il tag --> cibo&moda


Fonti
- Organic food doesn’t lower overall cancer risk
Cancer research UK, news

- Organic food consumption and the incidence of cancer in a large prospective study of women in the UK 
Bradbury, KE et al. British Journal of Cancer (2014)

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