Vaccinazione e autismo
Uno studio globale cancella una leggenda metropolitana fatta passare per dato scientifico.
Premessa
Sarà questa l'occasione buona per fare un po' di chiarezza nel tormentato dibattito sulla illogicità di alcune leggende metropolitane sui vaccini?
Ne dubito, ma la scienza si fonda sui dati e i dati parlano chiaro: in conclusione di una analisi sistematica condotta a livello internazionale su tutte le vaccinazioni infantili, NON è stata trovata alcuna evidenza di una correlazione tra vaccinazione e autismo.
Questo fatto, sebbene considerato ovvio da chiunque abbia un minimo di dimestichezza con il pensiero scientifico, dovrebbe mettere a tacere una volta per tutte le grida nefaste (per gli esiti ottenuti) scatenate da chi ha sostenuto di avere evidenze sulla esistenza di evidenze sperimentali della correlazione tra le vaccinazioni e malattie da esse causate.
Purtroppo non mi sto riferendo ai timori diffusi nella popolazione semi-analfabeta dell'Europa di metà '800 e nemmeno a fenomeni limitati alle aree più arretrate del Pakistan e dell'Afghanistan, dove è ben nota la realtà di operatori sanitari sotto costante minaccia Talebana, in quanto additati come portatori di malattie occidentali.
Mi riferisco qui ad un trend "anti-vaccino" che si sta diffondendo sempre più in occidente dove il rifiuto della vaccinazione per motivi religiosi o salutistici (assurdo ma sempre più spesso questa è la ragione addotta) hanno di fatto aumentato nella popolazione il numero di soggetti vulnerabili a malattie altrimenti controllabili. Verrebbe da pensare che il vivere in una società in cui l'aspettativa di vita è lunga e che è immemore, fortunatamente, delle devastazioni causate dalle malattie infettive di massa (ma per quanto? vedi articolo su TBC e polio, QUI), ha narcotizzato il buon senso.
Uno potrebbe infatti, cinicamente, pensare "non vuoi vaccinarti, peggio per te!"
La situazione è più complessa in quanto il comportamento di una minoranza ha effetti diretti su tutta la comunità, finendo per colpire quelli che non possono (per motivi veri come i soggetti immunodepressi) essere vaccinati e che contano sui vantaggi della cosiddetta Herd Immunity (immunità del branco) per difendersi dalle malattie.
L'epidemiologia insegna che la diffusione delle malattie infettive è legata, soprattutto nel caso in cui non esista un serbatoio naturale (oltre all'uomo) del microbo, sia alla virulenza della malattia che al numero di soggetti suscettibili presenti nella popolazione. Al di sotto di un dato valore soglia la diffusione della epidemia non ha luogo o segue dinamiche di diffusione autolimitanti.
Per convenzione tale valore viene letto "al contrario" cioè come la percentuale minima di soggetti vaccinati (o naturalmente resistenti al microbo) presenti nella popolazione in grado di prevenire la diffusione della malattia; una barriera sufficiente a tutelare gli individui "non vaccinabili".
Un esempio classico di una malattia infettiva il cui serbatoio naturale è solo l'uomo è il morbillo. Qui la vaccinazione è estremamente efficace: ridurre il numero di soggetti sensibili rende di fatto impossibile una epidemia.
Al contrario le pandemie influenzali sono solo parzialmente prevenibili in quanto sono originate dal riarrangiamento (e dal riassortimento) genomico tra virus tipicamente aviari; le massicce campagne di soppressione di volatili da allevamento in Cina al primo sentore della comparsa di un ceppo variante in grado di infettare l'uomo (evento tuttavia raro) rappresenta l'altro estremo, quello della impossibilità di eliminare la causa dell'infezione agendo solo sull'essere umano.
Da quanto scritto è allora comprensibile come non esista un valore unico di individui resistenti nella popolazione perchè la malattia non si diffonda. Virus diversi hanno caratteristiche diverse; come si puo' facilmente dedurre dalla figura allegata, i valori vanno da più del 90% per il morbillo al 40% dell'influenza.
Dal grafico si capisce bene perché mentre per il morbillo è sufficiente una sola vaccinazione in tenera età ma su un elevato numero di individui (è uno dei virus tra i più infettivi ma poco variabile e altamente immunogeno, in grado quindi di assicurare una immunità a vita) per l'influenza il discorso è diverso; pur essendo un virus molto meno infettivo del virus del morbillo è estremamente variabile e quindi l'immunità acquisita protegge solo parzialmente dall'infezione dell'anno successivo (o per niente nel caso della comparsa di ceppi derivati dal riassortimento genomico).
Per tale motivo nel caso dell'influenza il miglior risultato costo/beneficio è quello di vaccinare solo i soggetti sensibili e il personale a diretto contatto con il pubblico.
Il caso
Torniamo a questo punto all'articolo pubblicato nel 1998 che sebbene ritirato ha ancora seguaci che lo citano come esempio. Mi riferisco all'articolo pubblicato da un medico inglese (AJ Wakefield) in cui si postulava l'associazione tra vaccino del morbillo e autismo. Una ipotesi, è bene sottolineare nuovamente, non suffragata da evidenze forti e poi rivelatasi basata su dati completamente falsi tanto da indurre, dopo la impossibilita' a riprodurre i dati da parte di altri studiosi, il medico a chiedere che l'articolo pubblicato venisse "ritirato".
Mica tanto dato che, come ricordato sopra, sulla rete sono rimasti i soliti "rumors" sui rischi del vaccino e le paure si sono diffuse nonostante non esistesse alcuna, non dico prova, ma semplice indizio di associazione (un riassunto di quanto avvenuto è ben descritto qui).
Come se non bastasse ecco arrivare anche il solito giudice italiano che, probabimente ignaro della letteratura scientifica decide di aprire una indagine (La stampa). Una situazione sotto tanti versi molto ma molto simile a quanto successo con Stamina quando alcuni giudici imposero di fornire una terapia ritenuta dalla comunità scientifica infondata e pericolosa.
Uno studio globale cancella una leggenda metropolitana fatta passare per dato scientifico.
Premessa
Sarà questa l'occasione buona per fare un po' di chiarezza nel tormentato dibattito sulla illogicità di alcune leggende metropolitane sui vaccini?
L'autismo è una malattia troppo seria per teorie eziologiche false (QUI per articoli sull'argomento nel blog) |
Questo fatto, sebbene considerato ovvio da chiunque abbia un minimo di dimestichezza con il pensiero scientifico, dovrebbe mettere a tacere una volta per tutte le grida nefaste (per gli esiti ottenuti) scatenate da chi ha sostenuto di avere evidenze sulla esistenza di evidenze sperimentali della correlazione tra le vaccinazioni e malattie da esse causate.
Purtroppo non mi sto riferendo ai timori diffusi nella popolazione semi-analfabeta dell'Europa di metà '800 e nemmeno a fenomeni limitati alle aree più arretrate del Pakistan e dell'Afghanistan, dove è ben nota la realtà di operatori sanitari sotto costante minaccia Talebana, in quanto additati come portatori di malattie occidentali.
Mi riferisco qui ad un trend "anti-vaccino" che si sta diffondendo sempre più in occidente dove il rifiuto della vaccinazione per motivi religiosi o salutistici (assurdo ma sempre più spesso questa è la ragione addotta) hanno di fatto aumentato nella popolazione il numero di soggetti vulnerabili a malattie altrimenti controllabili. Verrebbe da pensare che il vivere in una società in cui l'aspettativa di vita è lunga e che è immemore, fortunatamente, delle devastazioni causate dalle malattie infettive di massa (ma per quanto? vedi articolo su TBC e polio, QUI), ha narcotizzato il buon senso.
Attenzione. Questo non vuol dire che un vaccino sia per definizione sempre sicuro. Non entro nel dettaglio ma è chiaro che un vaccino attenuato (ad esempio quello di Sabin) ha un profilo di rischio maggiore rispetto ad un vaccino inattivato o a quelli sintetici. E' il risultato della sperimentazione clinica (e degli studi epidemiologi) a dire se il rischio intrinseco è sufficientemente basso rispetto ai benefici connessi alla protezione dalla malattia. Esistono poi alcuni casi, non prevedibili, di "reazioni impreviste" al vaccino che NON DIPENDONO dal vaccino in se ma da una risposta aberrante del sistema immunitario, anomalia individuo-specifica. L'ipotesi vaccino-autismo è quantomeno ridicola in quanto l'autismo è una malattia ad eziologia eterogenea (non a caso il termine corretto è Autism Spectrum Disorder - ASD) quindi per definizione una malattia le cui cause sono molto diverse tra loro. Al momento gli indiziati principali sono la genetica (rischio maggiore se esiste altro membro affetto) e anomalie gestazionali (ivi compresa esposizione ad inquinanti). Il fatto che la vaccinazione avvenga non prima del terzo mese, e nel caso specifico sotto indagine della trivalente al 13.mo mese, quando i primi sintomi dell'autismo sono evidenti (quindi il danno è già presente) prima del primo anno di vita (leggi QUI), dovrebbe essere già di suo una indicazione di non correlazione ... ma tant'è.Tornando al discorso sulla importanza sociale della vaccinazione è bene dire che non si tratta semplicemente della scelta individuale "vaccino si - vaccino no", anche se nel caso di minori è inconcepibile che idee prive di fondamento scientifico dei genitori si ripercuotano sui figli.
Uno potrebbe infatti, cinicamente, pensare "non vuoi vaccinarti, peggio per te!"
La situazione è più complessa in quanto il comportamento di una minoranza ha effetti diretti su tutta la comunità, finendo per colpire quelli che non possono (per motivi veri come i soggetti immunodepressi) essere vaccinati e che contano sui vantaggi della cosiddetta Herd Immunity (immunità del branco) per difendersi dalle malattie.
L'epidemiologia insegna che la diffusione delle malattie infettive è legata, soprattutto nel caso in cui non esista un serbatoio naturale (oltre all'uomo) del microbo, sia alla virulenza della malattia che al numero di soggetti suscettibili presenti nella popolazione. Al di sotto di un dato valore soglia la diffusione della epidemia non ha luogo o segue dinamiche di diffusione autolimitanti.
Per convenzione tale valore viene letto "al contrario" cioè come la percentuale minima di soggetti vaccinati (o naturalmente resistenti al microbo) presenti nella popolazione in grado di prevenire la diffusione della malattia; una barriera sufficiente a tutelare gli individui "non vaccinabili".
Un esempio classico di una malattia infettiva il cui serbatoio naturale è solo l'uomo è il morbillo. Qui la vaccinazione è estremamente efficace: ridurre il numero di soggetti sensibili rende di fatto impossibile una epidemia.
Al contrario le pandemie influenzali sono solo parzialmente prevenibili in quanto sono originate dal riarrangiamento (e dal riassortimento) genomico tra virus tipicamente aviari; le massicce campagne di soppressione di volatili da allevamento in Cina al primo sentore della comparsa di un ceppo variante in grado di infettare l'uomo (evento tuttavia raro) rappresenta l'altro estremo, quello della impossibilità di eliminare la causa dell'infezione agendo solo sull'essere umano.
Da quanto scritto è allora comprensibile come non esista un valore unico di individui resistenti nella popolazione perchè la malattia non si diffonda. Virus diversi hanno caratteristiche diverse; come si puo' facilmente dedurre dalla figura allegata, i valori vanno da più del 90% per il morbillo al 40% dell'influenza.
In questa figura è indicato A) il concetto di Herd Immunity e B) la possibilità di infettarsi da parte di un individuo non vaccinato (durante tutta la sua vita) a seconda della percentuale di individui vaccinati presenti nella popolazione. R0 è il numero di casi secondari generati da un individuo infetto quando il resto della popolazione è suscettibile all'infezione. Ebola è molto meno infettiva avendo R0 inferiore a 2- (Courtesy of Paul Fine et al, Vaccine, 2011). Vedi anche il video --> QUI |
Dal grafico si capisce bene perché mentre per il morbillo è sufficiente una sola vaccinazione in tenera età ma su un elevato numero di individui (è uno dei virus tra i più infettivi ma poco variabile e altamente immunogeno, in grado quindi di assicurare una immunità a vita) per l'influenza il discorso è diverso; pur essendo un virus molto meno infettivo del virus del morbillo è estremamente variabile e quindi l'immunità acquisita protegge solo parzialmente dall'infezione dell'anno successivo (o per niente nel caso della comparsa di ceppi derivati dal riassortimento genomico).
Per tale motivo nel caso dell'influenza il miglior risultato costo/beneficio è quello di vaccinare solo i soggetti sensibili e il personale a diretto contatto con il pubblico.
Il caso
Torniamo a questo punto all'articolo pubblicato nel 1998 che sebbene ritirato ha ancora seguaci che lo citano come esempio. Mi riferisco all'articolo pubblicato da un medico inglese (AJ Wakefield) in cui si postulava l'associazione tra vaccino del morbillo e autismo. Una ipotesi, è bene sottolineare nuovamente, non suffragata da evidenze forti e poi rivelatasi basata su dati completamente falsi tanto da indurre, dopo la impossibilita' a riprodurre i dati da parte di altri studiosi, il medico a chiedere che l'articolo pubblicato venisse "ritirato".
Ritirare un articolo è in ambito scientifico un evento grave. Non è un atto legato alla semplice vetustà dei dati in esso contenuti o alla pubblicazione di dati dissimili. La scienza evolve e deve tenere conto di nuove evidenze che mettono in discussione precedenti ipotesi. L'articolo viene ritirato quando i dati sperimentali su cui si basa si rivelano o tecnicamente errati o peggio ancora falsi. Non a caso in seguito a tale ritrattazione l'ordine dei medici britannico aprì una procedura disciplinare nei confronti di questo medico, che ora non esercita più ... per ovvi motivi (qui ad eterna memoria l'articolo "cancellato").Si dirà "tutto bene quel che finisce bene".
Mica tanto dato che, come ricordato sopra, sulla rete sono rimasti i soliti "rumors" sui rischi del vaccino e le paure si sono diffuse nonostante non esistesse alcuna, non dico prova, ma semplice indizio di associazione (un riassunto di quanto avvenuto è ben descritto qui).
Come se non bastasse ecco arrivare anche il solito giudice italiano che, probabimente ignaro della letteratura scientifica decide di aprire una indagine (La stampa). Una situazione sotto tanti versi molto ma molto simile a quanto successo con Stamina quando alcuni giudici imposero di fornire una terapia ritenuta dalla comunità scientifica infondata e pericolosa.
L'articolo
Oggi arriva un nuovo articolo che si spera ponga una pietra tombale alle illazioni che ancora circolano in rete. Nell'articolo, pubblicato da ricercatori australiani sulla rivista scientifica Vaccine, si presentano i dati derivanti da una metanalisi su una ampia casistica di soggetti vaccinati e soggetti autistici. Ricordo che una metanalisi è una analisi pesata di dati già pubblicati in modo da ottenere una casistica enormemente superiore a quella normalmente ottenibile, e di conseguenza in grado di fornire risultati con un potere statistico non altrimenti facilmente ottenibile. Questi i punti essenziali:
- cinque sono stati gli studi di coorte (prospettici) analizzati, per un totale di 1,25 milioni di bambini vaccinati coinvolti. Altri cinque studi caso-controllo (retrospettivi) hanno invece riguardato circa 10 mila bambini i cui dati sono stati ottenuti dai principali database medici.
- I vaccini presi in esame sono quelli per morbillo, parotite, rosolia, difterite, tetano e pertosse. Vale la pena precisare che nell'indagine sono stati considerati sia gli adiuvanti dei vaccini (necessari per attivare la risposta immunitaria) che la combinazione tra più vaccini (come nel caso della trivalente).
- L'evento misurato è la frequenza dell'ASD (Autism Spectrum Disorder).
L'ipotesi della associazione tra vaccino e autismo ha quindi, da un punto di vista epidemiologico, lo stesso valore dell'affermare che spalmando del fertilizzante organico sulla testa di un calvo, a questo cresceranno i capelli!!
Non è un paragone irriguardoso ma è il valore scientifico di affermazioni basate su leggende metropolitane.
Una figura molto interessante che mostra la forza della correlazione tra un certo numero di cause potenziali e l'ASD è presente in un successivo articolo su questo blog (QUI).
Possiamo ritenerci soddisfatti? Insomma...
Questa follia (fuga dalla vaccinazione senza motivo) ha causato negli USA a partire dal 2000, 11 focolai di morbillo (vedi articolo sul Wall Street Journal). Un salto indietro di cinquant'anni.
Sul tema vaccini vedi "trend antivaccini" e tag "vaccini" nel riquadro a destra.
Articolo successivo su autismo "autismo e rischi convulsivi e tag "autismo" a destra. Cosa succede quando il numero di vaccinati cala? Una epidemia di morbillo come non si vedeva da anni negli USA --> QUI.
CONTINUA SOTTO (dopo le Fonti).
Fonti
- Comprehensive review shows no link between vaccinations and autism
University of Sidney, news
- Vaccines are not associated with autism: An evidence-based meta-analysis of case-control and cohort studies.
LE Taylor et al, Vaccine. 2014 May 9.
- Herd Immunity: A Rough Guide
Paul Fine et al, Vaccine, (2011), 52 (1 April)
- Lo strano caso di vaccini e autismo in tribunale Non solo il caso dei vaccini e dell’autismo: in Italia i precedenti di bufale legittimate in sede giudiziaria non mancano. Ma perché succede?
Wired, maggio 2014
- Fifteen Years After Autism Panic, a Plague of Measles Erupts
The Wall Street Journal, Jeanne Whalen and Betsy McKay July 19, 2013
University of Sidney, news
- Vaccines are not associated with autism: An evidence-based meta-analysis of case-control and cohort studies.
LE Taylor et al, Vaccine. 2014 May 9.
- Herd Immunity: A Rough Guide
Paul Fine et al, Vaccine, (2011), 52 (1 April)
- Lo strano caso di vaccini e autismo in tribunale Non solo il caso dei vaccini e dell’autismo: in Italia i precedenti di bufale legittimate in sede giudiziaria non mancano. Ma perché succede?
Wired, maggio 2014
- Fifteen Years After Autism Panic, a Plague of Measles Erupts
The Wall Street Journal, Jeanne Whalen and Betsy McKay July 19, 2013
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Note aggiunte a posteriori
Come se non bastassero le leggende metropolitane ecco le proposte di legge lanciate dal M5S sui vaccini
qui il testo pubblico completo).
Leggere questo induce una considerazione pacata ... QUESTE PERSONE DOVREBBERO ANDARE A LAVORARE IN MINIERA ALTRO CHE SEDERE SUGLI SCRANNI del parlamento. Ricordo che ciascuno di loro gode di un lauto stipendio avendo rinunciato a .... nulla! Prima delle elezioni la maggior parte di quei deputati era disoccupata e l'essere stati eletti è per loro meglio di una vincita alla lotteria. Avendo tanto tempo libero perché non hanno questa opportunità per informarsi su argomenti su cui esiste una vasta letteratura scientifica invece di usare la rete per amplificare idee farlocche?
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