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C'è chi vede Elvis in una patatina e chi Gesù in un toast. ma è solo il risultato della attività di catalogazione del cervello

Vedere facce e simboli laddove non ci sono è frutto di una normale (purché non ossessiva) attività cerebrale.

Strano ma vero, ci sono persone che intravedono i volti di persone (in genere legati a temi religiosi) negli oggetti più comuni. Se in alcuni casi la somiglianza è indubbia, in altri bisogna "voler" vedere qualcosa per trovare una qualche somiglianza.
La pareidolia facciale è così comune che numerosi siti web hanno cominciato
 a raccogliere le segnalazioni. Basterebbe fare due conti su quanti toast
"normali" vengono sfornati ogni giorno per capire come da un punto di vista
statistico sia normale che alcune bruciature ci possano apparire suggestive
(courtesy of grilledcheeseJesus & cba.com/news)
Altro esempio recente di un "volto" in un'immagine  di una scansione cerebrale
di Tamaha MacDonald, eseguita subito dopo un ictus (--> Daily Mail)
.
In entrambi i casi la causa, a meno di volere tirare in ballo spiegazioni legate a messaggi ultraterreni, è chiaramente legata alla attività di indicizzazione e confronto con quanto già visto, che il cervello opera in continuo (e che riprocessa anche quando dormiamo). Un processo che di fatto semplifica di molto il suo lavoro: una volta associato a qualcosa di "già visto" il processo elaborativo è molto più veloce. E la velocità di elaborazione è fondamentale per la sopravvivenza dato che permette di identificare i segnali di pericolo prima ancora che raggiungano (nel caso dei primati superiori) i centri corticali. In altre parole "vedere" e reagire prima di essere consci di quello che si è visto.

Capiamo il perché ma lo stesso vediamo
 altro (credit: smalljoys.net)
Se in alcuni casi i richiami di certe immagini sono indubbi (vedi i link nella figura sotto) si tratta pur sempre di somiglianze casuali. Per rendercene conto è sufficiente pensare al numero praticamente infinito di "cose" naturali che osserviamo e su cui non troviamo similitudini "strane". Trovare volti o simboli in oggetti di uso quotidiano (ad esempio intravedere il volto di Gesù in un toast) è un fenomeno strettamente correlato al condizionamento culturale; è più probabile per noi attribuire una certa forma a quella di Gesù di quanto non lo sarebbe per un contadino cinese che magari vede più frequentemente forme di drago in nuvole di passaggio.
Un discorso a parte meriterebbe poi il caso di animali o piante che per puro caso hanno sviluppato una pigmentazione o forme tali da richiamare alla mente simboli o volti significativi per gli umani che vivono nelle vicinanze. Il risultato immediato di questa casualità è un vantaggio selettivo per questi esseri rispetto ai consimili privi di tali caratteristiche dato che i pescatori/cacciatori/raccoglitori eviteranno di prenderli. Certo si può verificare anche il caso contrario di animali considerati nefasti e quindi uccisi immediatamente anche se solitamente non cacciati; il questo caso la forma particolare scomparirà velocemente.

Tornando al discorso sulla tendenza di alcune persone a vedere con alta frequenza simboli e facce laddove altri non vedono nulla, è di particolare interesse uno studio condotto dai ricercatori della università di Toronto. I ricercatori hanno scoperto che questa caratteristica, nota con il nome di pareidolia, è assolutamente normale. Possono tirare quindi un sospiro di sollievo i pareidolici da sempre convinti di essere mentalmente anormali data la loro tendenza a vedere immagini di Gesù o anche di Elvis in oggetti comuni come toast e nuvole (oltre che sudari, ma questa è un'altra storia ... ). Un timore di essere malati rinforzato dalla paura di essere ridicolizzati dagli altri.

Se proprio si "vuole" si vede il profilo di Lincoln (vedi altre
immagini sull'Huffington Post.  Se non vi basta date un occhio
al sito in inglese su "oggetti che sembrano Gesù" (qui)
Secondo il professor Kang Lee, autore dell'articolo, "i nostri risultati suggeriscono che è comune per le persone vedere caratteristiche inesistenti. Il cervello umano è infatti cablato per riconoscere non solo i volti, ma anche per interpretarne minime variazioni dell'espressione facciale". Essendo noi animali sociali, siamo stati selezionati per sapere comportarci nel branco e distinguere atteggiamenti passivi da minacce imminenti anche se non ancora conclamate. Qualunque nostro antenato privo di tali capacità analitiche innate sarebbe stato verosimilmente soppresso durante scontri con altri membri del branco per non avere compreso un messaggio implicito del tipo "stammi alla larga".
Sebbene il fenomeno sia noto da secoli poco si sapeva dei meccanismi neurali sottostanti. Proprio in questa "carenza" sta il rilievo dello studio pubblicato sulla rivista Cortex; nell'articolo sono state analizzate le scansioni cerebrali e le risposte comportamentali delle persone che vedevano con maggiore frequenza volti o simboli su oggetti naturali. Ciò che si è scoperto è che la pareidolia non è causata da anomalie fisiche o dell'attività cerebrale ma deriva dall'azione svolta dalla corteccia frontale (importante nel generare i sentimenti di "attesa di") che invia segnali "interpretativi" alla corteccia visiva posteriore.

Che dire della famosa "faccia" sulla superficie di Marte? In questo caso un inganno del nostro cervello, che voleva vedere una civiltà marziana, complice la bassa risoluzione delle vecchie immagini. Da sinistra a destra la stessa identica immagine
vista con foto a risoluzione sempre maggiore (©nasa.gov)
.

I ricercatori hanno anche scoperto che le persone possono essere portate a vedere immagini diverse a seconda di ciò che si aspettano di vedere, a sua volta associata all'attivazione di aree distinte del cervello. Uno stesso input visivo potrà quindi essere "visto" in modi diversi.

In conclusione, sarebbe meglio cambiare la frase "vedere per credere"  nella più fisiologicamente corretta "credere per vedere".
Un gigante pietrificato nella roccia o solo un
altro esempio di pareidolia?

Fonti
- Seeing Jesus in toast: Neural and behavioral correlates of face pareidolia.
Jiangang Liu et al, Cortex (2014) 53, 60-77

- University of Toronto researchers find ‘Seeing Jesus in toast’ phenomenon perfectly normal.
University of Toronto, news

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