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Vivere un azione al rallentatore? Il risultato di un aumento percettivo

Chi di noi non ha mai sperimentato la sensazione del tempo che sembra rallentare mentre si vive una esperienza intensa?
Abbiamo tutti esperienze aneddotiche a riguardo: gli attimi prima di un calcio di rigore; gli ultimi secondi prima di scoprire l'esito di una prova per noi importante; il momento di un incidente.

Questa sensazione è stata studiata e i risultati pubblicati sulla rivista Proceedings of the Royal Society Biology da ricercatori del Cognitive Neuroscience Institute dello University College London (UCL). I dati raccolti sembrano indicare che la sensazione del tempo che rallenta sia il risultato di una maggiore quantità di informazioni visive "catturate". Non a caso la percezione aumentata è legata principalmente alle fasi immediatamente precedenti e a quelle contemporanee al verificarsi dell'evento (ad esempio la rincorsa e il calcio del pallone in un rigore) mentre quelle successive sono a "velocità normale" (il pallone calciato sembra accelerare quando si avvicina alla rete).
La percezione del battitore è l'esempio usato nello studio
Nobuhiro Hagura, il coordinatore dello studio, sostiene che grazie a tale attivazione selettiva il cervello facilita il giocatore (nell'articolo si usa come esempio il battitore nel baseball e il giocatore di tennis), permettendogli di adeguare il movimento del corpo alle modifiche dell'ultimo istante dell'ambiente in cui avviene l'azione (il portiere che si sposta impercettibilmente in una data direzione). L'aumentata quantità di informazioni catturate non viene processata a livello conscio ma viene semplicemente assorbita.
In altre parole l'esecuzione di movimenti ad alta precisione si associa ad una diminuita consapevolezza sensoriale, da qui l'illusione del tempo che rallenta, che si traduce in una sostanziale automaticità della "risposta". Quando suoniamo il pianoforte non ci concentriamo sulla combinazione di tasti mano destra e mano sinistra se non nei pezzi che ancora non conosciamo. Quando calciamo un rigore e captiamo all'ultimo istante il movimento del portiere non pensiamo alla corsa ma in un millisecondo (mentre a noi non sembra tale) cambiamo l'orientamento del piede che sta calciando. Vediamo quello che sta avvenendo ma i nostri movimenti ci appaiono comandati dal pilota automatico.
Nel lavoro i ricercatori hanno chiesto a 56 partecipanti di toccare lo schermo tattile di un monitor (o di premere un tasto) in risposta a specifici segnali visivi. I volontari erano divisi in due gruppi sottoposti ad una attività motoria di diversa intensità (bassa o alta) per riuscire ad eseguire il comando. Al termine dell'esperimento venne chiesto ai partecipanti di indicare la durata del segnale visivo; i partecipanti erano stati in precedenza istruiti su come valutare la durata temporale.
Si è così scoperto che il segnale mostrato alle persone che si preparavano ad un movimento, era percepito come prolungato, rispetto a quello che veniva percepito dai partecipanti rilassati, sebbene la durata del segnale fosse la stessa nei due gruppi.
Non solo. I partecipanti "movimentati" hanno mostrato una maggiore velocità nell'elaborare le informazioni fornite attraverso i simboli. L'insieme di questi risultati indica che l'elaborazione visiva subisce una accelerazione durante la preparazione dell'azione, e che questo si riflette direttamente sulla percezione del tempo. Tanto più precise sono le istruzioni ricevute sul movimento da fare tanto più il tempo appare rallentato a chi è direttamente coinvolto. 
Chiosa a riguardo Nobuhiro Hagura "Tale espansione del tempo percepito stimola le parti visive del cervello, favorendo un aumentato numero di cicli di elaborazione che a loro volta generano informazioni aggiuntive sulla situazione in corso". "Attività come il tennis o il baseball [sport utili per lo studio di questi processi] necessitano di coordinare le proprie azioni con i cambiamenti rapidi e imprevedibili della palla. Il nostro cervello viene così sintonizzato per l'azione; quando sai che ti stai preparando a colpire la palla ti sembra di avere più tempo a disposizione, tempo usato per riuscire a colpirla".

Del resto come spiegava Einstein quando affermava che la relatività del tempo era una cosa ovvia “quando un uomo siede per un ora vicino a una bella donna, a lui sembra un minuto. Se lo stesso uomo viene fatto sedere per un minuto su una stufa, tale periodo gli sembrerà un eternità".

Articoli successivi su temi correlati, cioè il cervello e i fenomeni del deja-vu e delle allucinazioni.


Fonti
Ready steady slow: action preparation slows the subjective passage of time
    Proc Biol Sci. 2012; 279(1746):4399-406
Time Dilation Induced by Object Motion is Based on Spatiotopic but not Retinotopic Positions
    Ricky  KC et al.,  Front Psychol. 2012; 3: 58.
- UCL news

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