Notizie recuperate dalla Nuvola di notizie pubblicate ma non note al grande pubblico
Come sta il pancreas? Un marcatore ci aiuta
Il diabete, nella sua forma insulino dipendente, è conseguente al deterioramento delle cellule beta del pancreas.
Un deterioramento indotto da una reazione autoimmunitaria la cui causa scatenante (virus?) non è ancora del tutto nota. Ad oggi la funzionalità delle cellule beta era valutabile indirettamente (glicemia e valori di insulina) o direttamente mediante procedure invasive. Un team di Yale coordinato da Paul Harris ha recentemente identificato una proteina, VMAT2, che potrebbe essere usata come marcatore della funzionalità pancreatica visto che viene prodotta simultaneamente all'insulina. Usando un tracciante radioattivo in grado di legarsi specificamente a VMAT2 si è potuto osservare che i livelli di tracciante nel pancreas di diabetici-tipo 1 era inferiore del 40% rispetto a soggetti sani.
Un risultato prospettivamente importante in quanto permetterà di valutare in individui predisposti la funzionalità pancreatica e intervenire prima che il diabete diventi "visibile".
miRNA e problemi al metabolismo
I ricercatori della U.ILL. hanno identificato un micro-RNA chiave chiave nella catena di eventi che porta a patologie metaboliche quali "fegato grasso" e diabete di tipo 2. Esperimenti condotti su animali di laboratorio (topi obesi) hanno mostrato che bloccare questa molecola (MiR-34a) riduce notevolmente la gravità di queste malattie.
Fermare il diabete con insulina in pastiglie
Una pastiglia di insulina al giorno toglie il diabete di torno? Questo è quanto fa sperare la ricerca condotta in Svezia. Un nuovo modo per assumere l'insulina in modo indolore e ugualmente efficace. Lo studio appena iniziato prendere diversi anni e coinvolgerà centinaia di diabetici di età compresa fra i 3 e i 45 anni.
Novità per il trattamento del diabete di tipo 2
Passiamo al diabete di tipo 2 (non insulino dipendente) rimanendo in Svezia con un team di ricercatori di Stoccolma in collaborazione con un team australiano. La terapia in studio vuole bloccare la catena di segnali anomali che partendo dalla proteina VEGF-B porta all'accumulo di grasso in "posti sbagliati" come muscoli e cuore. Il farmaco mostra interessanti capacità di prevenire la comparsa di diabete di tipo 2 e di revertire i
sintomi dove già presenti.
Sensibilità all'insulina. Dalla genetica a terapie future
Ad Oxford hanno identificato la prima anomalia genica (nel gene PTEN) in grado di aumentare la sensibilità all'insulina. Le alterazioni finora note hanno l'effetto opposto in quanto causano resistenza all'insulina (diabete di tipo 2). Il gene PTEN codifica per una proteina che, fra le altre cose, è parte della cascata di segnali attivata dall'insulina.
Questo dato è particolarmente interessante in quanto offre un approccio nuovo per sviluppare farmaci che mimino questa mutazione ed aumenti la sensibilità all'insulina.
Per un diabetico un lavoro sicuro è un ottima medicina
Il lavoro del team americano rientra nell'alveo degli studi epidemiologici volti ad indagare il legame fra stress e malattie. Cosa hanno scoperto? Un lavoro stabile diminuisce la probabilità di ammalarsi di diabete. Un risultato che indica l'esistenza di una molteplicità di fattori ambientali (stress, ambiente e alimentazione) che concorrono nell'insorgenza di una malattia il cui impatto è destinato a crescere in una popolazione sempre più vecchia.
Un farmaco antidiabetico aumenta il rischio di tumore?
Il principio attivo thiazolidinedione presente in un farmaco usato da circa 15 milioni di americani è entrato sotto i riflettori dell'ente regolatorio americano (FDA) a causa dell'allarme sollevato dal National Cancer Institute (NCI) circa un aumento statistico di tumori della vescica nei pazienti trattati.
Lo zenzero in aiuto dei diabetici
Una spezia molto usata, lo zenzero, conferma il ruolo ad esso attribuito dalla medicina orientale tradizionale. Ci sono dati preliminari che indicano la sua capacità di controllare gli alti livelli glicemici favorendo l'assorbimento dello zucchero dalle cellule muscolari in modo indipendente dall'insulina.
Una proteina anti-invecchiamento utile anche per il diabete?
(MIT)
La sirtuina, una proteina candidata al ruolo di effettore delle proprietà benefiche del vino rosso (leggi resveratrolo) e quindi di una azione antiossidante, potrebbe anche proteggerci dagli effetti di una dieta ad alto contenuto di grassi. Un dato ultime per terapie future volte a contrastare il binomio obesità-diabete.
Diabete e tumore al seno: una meta-analisi
(Nature)
La meta-analisi è una indagine epidemiologica che raggruppa studi statistici separati, pesandoli per numero e caratteristiche, in modo da ottenere un numero elevato di soggetti analizzati (numero altrimenti impraticabile sia per i costi che da un punto di vista logistico). Altro vantaggio della meta-analisi è la eliminazione delle distorsioni presenti in ciascuno studio.
Lo studio qui presentato ha valutato la correlazione fra diabete e tumore alla mammella raggruppando e analizzando 39 studi epidemiologici indipendenti.
Da questo studio è risultato che il rischio di tumore della mammella in donne con diabete di tipo 2 aumenta del 27% rispetto alla controparte non diabetica. Aggiustando i dati in modo da tenere conto dell'indice di massa corporea (un fattore di rischio indipendente) il valore è stato corretto al 16%. Un valore importante soprattutto considerando che, al contrario, non è stato trovato alcun rischio aggiuntivo in donne pre-menopausa e in donne con diabete di tipo 1.
Cellule per prevenire il diabete
(Karolinska Institutet)
Siamo solo all'inizio, ma una ricerca di un team svedese ha posto le basi per l'utilizzo dei macrofagi, cellule immunitarie coinvolte nel processo di distruzione delle cellule pancreatiche che producono l'insulina, per bloccare lo stato infiammatorio associato a questo processo. La riprogrammazione del comportamento di questa cellule è stata ottenuta in topi con predisposizione al diabete trattando opportunamente i macrofagi da essi prelevati e reinoculandoli in circolo.
Cellule per prevenire il diabete
(Karolinska Institutet)
Siamo solo all'inizio, ma una ricerca di un team svedese ha posto le basi per l'utilizzo dei macrofagi, cellule immunitarie coinvolte nel processo di distruzione delle cellule pancreatiche che producono l'insulina, per bloccare lo stato infiammatorio associato a questo processo. La riprogrammazione del comportamento di questa cellule è stata ottenuta in topi con predisposizione al diabete trattando opportunamente i macrofagi da essi prelevati e reinoculandoli in circolo.
Nessun commento:
Posta un commento