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Una espressione-una emozione? Contestato l'assunto di Darwin


Charles Darwin fu il primo che dimostrò, nel suo libro del 1872 "The Expression of the Emotions in Man and Animals", che persone provenienti da culture diverse mostravano la stessa mimima facciale.  L'espressività, o meglio la correlazione univoca fra emozione ed espressione, non è quindi mediata dalla cultura.
Un assunto questo, contestato dai ricercatori dell'Institute of Neuroscience and Psychology presso la University of Glasgow grazie all'impiego di un complesso sistema di computer grafica noto come Facial Action Coding System (FACS).
Grazie a questo sistema i ricercatori sono stati in grado di create in assoluto il primo modello multidimensionale  di rappresentazione mentale delle sei espressioni facciali base, riconosciute come tali in due culture diverse. I risultati del test affermano che la cultura ha una azione rilevante. 
Riassumiamo in breve le condizioni del test.
15 bianchi occidentali e 15 orientali (estremo oriente) sono stati usati come tester per visualizzare 4800 immagini tridimensionali di espressioni facciali elaborate casualmente dal computer, e associare ciascuna di esse ad una emozione base.
WC=occidentale; EA=East Asia
Mentre gli occidentali associavano ciascuna delle sei espressioni facciali alle sei emozioni base, gli orientali presentavano differenze sostanziali in queste associazioni. Inoltre mentre negli orientali un  peso maggiore è dato ai movimenti degli occhi, negli occidentali si sfruttano maggiormente altri aspetti.
Secondo Rachael Jack, una delle autrici del lavoro "l'insieme dei dati dimostra che l'espressività facciale è principalmente culturale".
Mentre le espressioni di paura e disgusto hanno avuto nei nostri antenati un ruolo evolutivo importante, comune anche ad altri primati, successivamente si è avuta una diversificazione delle espressioni facciali contestualizzata ad i diversi contesti sociali.
 In breve i dati riflettono il fatto che le sei emozioni base (felicità, sorpresa, paura, disgusto, rabbia, tristezza) sono inadeguate per rappresentare lo spazio emozionale delle popolazioni dell'estremo oriente.
Una osservazione aggiuntiva. Questi dati sono importanti non soltanto da un punto di vista scientifico ma anche pratico. Sebbene infatti la globalizzazione mediatica porti ad un appiattimento generale, in queste fasi iniziali il contatto quotidiano fra persone di provenienza e cultura diversa, può originare fraintendimenti dovuti ad una errata percezione delle emozioni altrui. Cosa ancora più importante l'utilizzo di test espressivi nelle indagini di polizia, se non calibrati sul background culturale dell'indagato, potrebbe originare indizi falsamente accusatori o assolutori.

Il testo completo del lavoro pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) è disponibile come pdf qui

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