John O'Shea, un artista sperimentale (su questo non avevamo dubbi), ha pensato bene di creare un pallone da calcio ispirandosi al materiale con cui i primi palloni venivano assemblati: la vescica di maiale. Facendo proprio il motto antico che "del maiale non si butta via nulla" O'Shea ha pensato di rinfrescare la vecchia procedura avvalendosi della biotecnologia.
Essendo una persona con molta immaginazione, tanta volontà ma nulla preparazione specifica si è rivolto al professor John Hunt dell'Institute of Ageing and Chronic Disease di Liverpoool.
Hunt, uno scienziato sensibile ad i problemi artistici, ricorda "Quando John venne per la prima volta a parlarci, per noi non fu una sorpresa. Avevamo già sostenuto la creatività di artisti di varia provenienza in occasione delle celebrazioni a Liverpool per l'anno internazionale della cultura nel 2008. L'idea di John di utilizzare le tecniche di ingegneria tissutale allo scopo di creare, facendolo crescere, un pallone da calcio sollevò da subito il nostro interesse".
Continua Hunt, "Nei primi sei mesi John venne istruito su come gestire le colture cellulari in laboratorio; solo dopo si cominciò a mettere a punto gli esperimenti per fare crescere le cellule in modo da formare un pallone"
Un processo non banale, che richiese la creazione di speciali impalcature che le cellule avrebbero usato per originare la forma voluta. Processo in parte complicato dalla scelta di O'Shea di usare gli stessi materiali (cellule della vescica e non cellule commercialmente disponibili) di scarto usati per i vecchi palloni.
Una idea nata, si dice, in seguito alla notizia del primo trapianto di successo della vescica umana."Pensai", chiosa O'Shea "che una idea simile avrebbe potuto essere quella di re-inventare, e riportare alle origini, un prodotto molto amato in Inghilterra. Il pallone da calcio"
Il lavoro è stato esposto a Manchester in concomitanza con le celebrazioni per le Olimpiadi di Londra del 2012.
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