Se c'è una cosa che non manca mai a chi si occupa di Scienza sono le osservazioni che stravolgono le idee preconcette. Se questo è il motore primo che rinvigorisce l'energia degli scienziati, per alcuni di essi le sorprese a cui si trovano di fronte sono paragonabili a quella di svegliarsi in un mondo diverso da quello del giorno prima.
Per gli scienziati planetari, in questi ultimi anni è stato come per Dorothy addormentarsi in Kansas e svegliarsi nel mondo di Oz.
Per secoli il modello di riferimento planetario, fatta salva l'inventiva degli scrittori di fantascienza, era quello dell'unico sistema conosciuto: il nostro. Ora, con più di 700 pianeti extrasolari noti, i ricercatori sono alle prese non solo con pianeti del tutto diversi da quelli che noi usiamo come riferimento, ma anche con sistemi planetari la cui stranezza costringe a ripensare la genesi planetaria e le orbite associate.
Come riassunto molto bene in un articolo su Science (334, dicembre, 2011) tutto iniziò con una serie di osservazioni compiute dall'osservatorio Keplero della NASA (vedi post precedente al riguardo) sui pianeti extra sistema solare. Con questa osservazione, gli astronomi rilevarono sei pianeti di grandi dimensioni, di cui almeno tre giganti gassosi come Giove, in orbita intorno alla stella Keplero-11, distante da noi 2000 anni luce.
Cinque dei sei pianeti avevano una peculiarità nella posizione orbitale, non attesa secondo le teorie correnti: si trovavano "compresse" in una posizione che, paragonandola al nostro sistema, corrisponderebbe all'interno dell'orbita di Mercurio. Il sesto pianeta si trovava invece in una posizione corrispondente a quella di Venere.
Parliamo di anomalia concettuale in quanto al momento esistono due teorie sulla formazione dei pianeti "massicci" nell'ambito del disco di gas e polvere che ruota vorticosamente attorno ad una stella neonata. In una si sostiene che i pianeti di grandi dimensioni si formano relativamente lontano dalla loro stella madre e si avvicinano con il tempo. L'altra ipotesi dice invece che i pianeti rimangono dove si formano.
Bene, il sistema Keplero 11 è in disaccordo con entrambi: primo sono troppo vicini e troppo diversi dall'atteso; secondo non si capisce dove abbiano recuperato la materia in quella zona peri-stellare.
Visto che stranezza chiama stranezza altre osservazioni sono seguite riferite ad altre regioni dello spazio. HAT-P-6b, un pianeta gigante gassoso orbita in una direzione opposta rispetto alla rotazione della stella madre. Tale moto "retrogrado" è stato osservato anche su altri esopianeti. Perché è strano? I pianeti nascono da un disco di materiale (gas, detriti,…) che ruota attorno ad una stella. Di conseguenza le loro orbite sono tenute a condividere la rotazione della stella. Come è possibile? Mediante simulazioni al computer si è osservato che in presenza di forze gravitazionali aggiuntive, dovute ad esempio ad un altro pianeta massiccio o ad una stella nana bruna prossima alla stella madre, sia possibile fare uscire il pianeta dalla sua orbita originale riposizionandolo in una nuova orbita ed inclinandone sempre più il suo asse fino a farlo invertire.
Come se non bastasse gli scienziati hanno avvistato un pianeta che orbita attorno un sistema stellare-binario (sorpresa questa che richiede nuovi modelli sulla formazione dei pianeti).
Per secoli il modello di riferimento planetario, fatta salva l'inventiva degli scrittori di fantascienza, era quello dell'unico sistema conosciuto: il nostro. Ora, con più di 700 pianeti extrasolari noti, i ricercatori sono alle prese non solo con pianeti del tutto diversi da quelli che noi usiamo come riferimento, ma anche con sistemi planetari la cui stranezza costringe a ripensare la genesi planetaria e le orbite associate.
Come riassunto molto bene in un articolo su Science (334, dicembre, 2011) tutto iniziò con una serie di osservazioni compiute dall'osservatorio Keplero della NASA (vedi post precedente al riguardo) sui pianeti extra sistema solare. Con questa osservazione, gli astronomi rilevarono sei pianeti di grandi dimensioni, di cui almeno tre giganti gassosi come Giove, in orbita intorno alla stella Keplero-11, distante da noi 2000 anni luce.
Cinque dei sei pianeti avevano una peculiarità nella posizione orbitale, non attesa secondo le teorie correnti: si trovavano "compresse" in una posizione che, paragonandola al nostro sistema, corrisponderebbe all'interno dell'orbita di Mercurio. Il sesto pianeta si trovava invece in una posizione corrispondente a quella di Venere.
Parliamo di anomalia concettuale in quanto al momento esistono due teorie sulla formazione dei pianeti "massicci" nell'ambito del disco di gas e polvere che ruota vorticosamente attorno ad una stella neonata. In una si sostiene che i pianeti di grandi dimensioni si formano relativamente lontano dalla loro stella madre e si avvicinano con il tempo. L'altra ipotesi dice invece che i pianeti rimangono dove si formano.
Bene, il sistema Keplero 11 è in disaccordo con entrambi: primo sono troppo vicini e troppo diversi dall'atteso; secondo non si capisce dove abbiano recuperato la materia in quella zona peri-stellare.
Visto che stranezza chiama stranezza altre osservazioni sono seguite riferite ad altre regioni dello spazio. HAT-P-6b, un pianeta gigante gassoso orbita in una direzione opposta rispetto alla rotazione della stella madre. Tale moto "retrogrado" è stato osservato anche su altri esopianeti. Perché è strano? I pianeti nascono da un disco di materiale (gas, detriti,…) che ruota attorno ad una stella. Di conseguenza le loro orbite sono tenute a condividere la rotazione della stella. Come è possibile? Mediante simulazioni al computer si è osservato che in presenza di forze gravitazionali aggiuntive, dovute ad esempio ad un altro pianeta massiccio o ad una stella nana bruna prossima alla stella madre, sia possibile fare uscire il pianeta dalla sua orbita originale riposizionandolo in una nuova orbita ed inclinandone sempre più il suo asse fino a farlo invertire.
Come se non bastasse gli scienziati hanno avvistato un pianeta che orbita attorno un sistema stellare-binario (sorpresa questa che richiede nuovi modelli sulla formazione dei pianeti).
E ancora, 10 pianeti vaganti liberamente nello spazio (sfuggiti quindi in qualche modo alla stella madre).
Se questi sono i primi risultati forniti dall'osservatorio Keplero, si può ragionevolmente ipotizzare che nei prossimi anni gli astronomi avranno molto materiale nuovo con cui sfidare le teorie correnti.
Nessun commento:
Posta un commento