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La minaccia dei superbatteri indiani e le ricadute globali

Una epidemia molto pericolosa e con potenziali ricadute globali è in atto in India.
Lontano dai riflettori dei media, già dimentichi di una epidemia ben più visibile quale quella di Ebola, si sta svolgendo una battaglia tra migliaia di bambini e malattie fino a poco tempo fa curabili. Uno scontro che ha visto ribaltarsi i rapporti di forze quando farmaci "miracolosi" (per l'impatto avuto negli ultimi 70 anni) come gli antibiotici sono di fatto diventati inutili.
Il fenomeno alla base di questa tragedia sanitaria non riguarda solo una particolare area geografica ma si è già manifestato alle nostre latitudini. Mi riferisco al problema dei ceppi batterici multiresistenti e di come affrontare malattie che ci eravamo illusi di potere debellare o prevenire.
Per avere un'idea dell'impatto di un mondo senza antibiotici pensiamo alle ripercussioni che si avrebbero su eventi comuni come i semplici interventi del dentista, le intossicazioni alimentari o ferite da caduta. L'affrontare uno solo di questi "comuni" eventi diventerebbe molto simile al lancio di una monetina per quanto riguarda le possibilità contrarre una infezione; i soggetti più deboli pagherebbero il prezzo più alto.

Perché l'India ne sia il focolaio è facilmente comprensibile data la somma tra condizioni igieniche, densità di popolazione e diffusione degli antibiotici: un terreno di coltura ideale per i ceppi resistenti. Ad essere colpiti sono per primi i neonati che contraggono alla  nascita infezioni batteriche non trattabili; essendo ancora privi di un sistema immunitario in grado di fornire un certo grado di reattività (durante tale periodo sono gli anticorpi materni a fornire la copertura) si trovano inermi all'invasione batterica. 
Le stime attuali parlano di 58 mila morti solo l'anno scorso per queste cause. E' vero che si tratta solo di una frazione rispetto agli 800 mila che muoiono ogni anno per complicanze varie ma il rapporto sta cambiando rapidamente. Secondo una stima dei pediatri indiani, il tasso di crescita di queste infezioni non trattabili rischia seriamente di vanificare e infine di ribaltare gli sforzi fatti negli ultimi decenni per ridurre il tasso di mortalità infantile. Per avere una idea dei numeri reali, circa un terzo dei decessi neonatali nel mondo avvengono in India,
Anche se volessimo guardare cinicamente a questa notizia, come ad un problema locale legato a condizioni molto particolari, sbaglieremmo di grosso; il fenomeno resistenza agli antibiotici è da tempo un problema reale e concreto anche in società "non a rischio". I batteri si diffondono e i geni per la resistenza sono ancora più veloci a diffondere data la loro capacità (legata all'essere spesso presenti su DNA episomale) di diffondere tra specie batteriche diverse. Quindi una multi-resistenza portata da un batterio X endemico in India per situazioni contingenti e raro o non patogeno altrove, potrebbe comparire in batteri per noi più "problematici".
Giusto per fare dei nomi, Klebsiella e Acinetobacter, sono tra i più diffusi batteri patogeni "indiani", diffusi tra i rifiuti umani non trattati, mentre non rappresentano un problema in occidente, dove i pericoli maggiori vengono da batteri opportunistici come Pseudomonas aeruginosa.
Un pericolo sottolineato da Timothy Walsh, professore di microbiologia all'università di Cardiff, che sottolinea come le condizioni dell'India, "ideali" per un batterio, hanno fatto da volano alla diffusione di tali resistenze in ogni angolo del globo raggiungibile da un aereo o da una nave cargo.
Tra le principali cause della diffusione di tali batteri, l'abuso di antibiotici, il sovraffollamento umano e la totale mancanza di sistemi di depurazione delle acque reflue. Se a questo si aggiunge il fatto che stime locali indicano che la metà degli indiani defeca all'aperto e che i luoghi pubblici deputati a tale scopo non vengono sanitizzati, si può ben capire la facilità di diffusione. Risolvere il problema delle strutture igieniche è di sicuro un compito più problematico che fornire antibiotici (in India sono farmaci da banco) e questo ha creato le premesse per la comparsa e la diffusione della multi-resistenza.
Il problema non è però limitato ai bambini, da sempre la categoria a rischio per ogni malattia infettiva (come ben si ricordano i nostri nonni sopravvissuti ai loro fratelli e sorelle), ma anche ad adulti privi di concomitanti problemi di salute. L'esempio riportato sui giornali è quello di Uppalapu Shrinivas, uno dei musicisti indiani più famosi, morto l'anno scorso all'età di 45 anni a causa di un'infezione non controllabile da alcun antibiotico noto.

I dati raccolti da Neelam Kler, neonatologo in un ospedale di Nuova Delhi, sono inquietanti: "fino a 5 anni fa le infezioni da batteri multiresistenti erano meno che rare da noi. Ora quasi il 100 per cento delle infezioni [NdB. 80% secondo stime ufficiali] negli infanti sono causate dagli stessi batteri di prima, ma multiresistenti".
Un allarme che ricalca quello dei ricercatori che indicano come una quota significativa dei batteri prelevati da diverse fonti - nelle acque, fognature, in animali, nel suolo e quelli materni - sono immuni a quasi tutti gli antibiotici. Motivi analoghi spiegano per quale motivo l'incidenza e il tasso di crescita della resistenza agli antibiotici (che normalmente avviene attraverso mutazioni o per acquisizione) è nettamente più elevato nei paesi in via di sviluppo rispetto alle altre nazioni. Si tratta di un connubio malefico tra condizioni igieniche e uso diffusissimo degli antibiotici.
Consiglio a tal proposito la lettura di un articolo precedente sullo studio delle acque reflue in Cina --> qui.
E' evidente che non si tratta di un problema solo indiano: uno dei "superbatteri" identificati in India - con profilo genetico NDM1 (New Delhi metallo-beta lattamasi 1) - è stato identificato in Francia, Oman, Giappone e USA.
C'è una differenza sostanziale nella genesi della multiresistenza tra India e paesi occidentali. Mentre in occidente l'infezione "problematica" nasce soprattutto negli ospedali data la concentrazione di trattamenti antibiotici e di pazienti (e quindi di materiale sensibile), in India l'infezione dei neonati e la rapida progressione della malattia è indicativa della diffusione ambientale di questi batteri, che nella maggior parte dei casi sono veicolati direttamente dalla madre durante il parto.

Agli allarmi lanciati dagli esperti e ad alcune azioni governative volte a mettere sotto controllo l'uso degli antibiotici, si è contrapposta, come spesso succede, una levata di scudi da parte di chi nel settore turistico teme un calo degli arrivi, soprattutto di quel lucroso settore definibile come turismo medico che vede nel connubio bassi costi e ottima preparazione (come può testimoniare chiunque abbia lavorato con un laureato indiano) una calamita.

Impatto previsto
Tra le minacce più concrete vi è quella della "resurrezione" di malattie ad alto impatto che credevamo non più problematiche di un raffreddore stagionale. La tubercolosi ne è l'esempio concreto con alcuni ceppi (XDR-TB) resistenti ad ogni antibiotico finora usato nella pratica medica; anche in questo caso l'India guida la classifica dei casi dei micobatteri resistenti. Se non si verificherà una inversione di tendenza la tubercolosi in India potrebbe presto diventare una malattia incurabile per ogni persona che la contragga. Un vero incubo. Tra l'altro facilmente esportabile (vedi anche QUI).

A rendere problematico un approccio globale al problema alcuni numeri che indicano come le vendite globali di antibiotici per il consumo umano sia aumentato del 36 per cento nel primo decennio del nuovo millennio, con Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa che costituiscono il 76 per cento di tale aumento.
Nota. Maggiori dettagli si trovano nell'analisi fatta dall'università di Princeton --> QUI
Stesso discorso per la rapida crescita dell'industria zootecnica negli stessi paesi, che necessita a causa delle condizioni di allevamento di un massiccio uso di antibiotici. La maggior parte dei grandi allevamenti di pollame usano mangimi addizionati con antibiotici, vietati in occidente, per l'uso zootecnico.
Anche qui i dati parlano chiaro: residui di antibiotici sono presenti nel 40 per cento dei campioni di pollo testati.

Concludo con una nota positiva riguardo ad un nuovo antibiotico "a prova di batteri resistenti". La notizia, apparsa sulla rivista Nature, riguarda una nuova classe di antibiotici (Teixobactin) che inibisce la sintesi della parete cellulare batterica legandosi ad un componente lipidico molto conservato (e per sua natura non mutabile). Sebbene si sia ancora lontani dalla sperimentazione clinica, i dati ottenuti sugli animali e in vitro hanno mostrato sia la sua efficacia contro batteri resistenti (methicillin-resistant Staphylococcus aureus - MRSA) che l'assenza di batteri resistenti
Articolo successivo sul tema --> "Identificati batteri multiresistenti nella penisola arabica"
Per altre notizie su antibiotici cliccare QUI 

Fonte
- Superbugs Kill babies in India and Pose a Global Threat
New York Times, dicembre 2014

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