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Una molecola contro tutti i raffreddori

Se l'influenza è un accidente stagionale una tantum (non tutti gli anni ci ammaliamo), il banale e in genere meno problematico raffreddore è invece una costante sempre in agguato, pronta ad accompagnarci per un paio di giorni di fase acuta, che per la legge di Murphy coincidono spesso con i fine settimana. Capace magari di ripresentarsi più volte nella stessa stagione insieme alla fastidiosa sintomatologia di naso gocciolante e voce cavernosa.
La nota positiva è che molto difficilmente il malanno evolve in qualcosa di più serio, e in genere quando questo avviene è perché sono entrati in gioco patogeni opportunisti che hanno trovato terreno fertile in un soggetto debilitato o con problematiche pregresse (asma e patologie polmonari). L'influenza è un avversario solitamente più temibile capace, quando compare il ceppo "giusto", di dare luogo a pandemie ad alta morbilità. Tuttavia contro quest'ultimo avversario la ricerca ha sviluppato armi abbastanza efficaci come i vaccini annuali o nel caso di pandemie (cioè quando il virus è troppo "nuovo" per essere coperto dalle precedenti vaccinazioni) farmaci antivirali
Per approfondimenti sulla genetica dei virus influenzali, quindi sulla impossibilità di sviluppare vaccini efficaci per più anni, vi rimando al precedente articolo sul tema --> L'alto numero di casi dell'influenza 2018 .
Contro il raffreddore invece non ci sono né vaccini né farmaci specifici se non quelli dedicati ai sintomi più fastidiosi. Il motivo è semplice: non esiste UN virus del raffreddore ma centinaia di ceppi, di cui il rhinovirus è il più comune (responsabile di una quota poco superiore al 30% dei casi mentre almeno il 50% dei casi è riconducibile ad almeno 100 virus diversi), quindi non si può sviluppare un vaccino "universale".
Anche i raffreddori da rhinovirus sono tutt'altro che omogenei. I rhinovirus sono virus a RNA e come tali hanno un tasso d mutazione intrinsecamente elevato, che li rende "pessimi" bersagli per i vaccini.
I coronavirus sono, in aggiunta ai "classici" rhinovirus, i virus più
frequentemente associati al raffreddore (credit: wikipedia)
.
La via di ingresso "preferita"
dal virus del raffreddore
(credit: Common Cold )

L'aggancio del virus alla cellula bersaglio, il passo chiave per l'entrata
(credit: Common Cold )

Infezione, replicazione, liberazione virus e morte cellula (credit: Common Cold )

Se la strada dei vaccini è preclusa causa l'alto numero di agenti causali, una ragionevole alternativa è quella di spostare il focus della ricerca dall'agente eziologico (il virus) al suo bersaglio (la cellula). Per quanto il virus possa variare, la costante per tutti i virus del raffreddore è di dovere passare dalle cellule della mucosa naso-faringea. Non solo il virus deve "agganciarsi" alle cellule che riconosce come bersaglio, ma deve anche essere in grado di riprogrammare la cellula per ridirigere tutta la sua capacità metabolica al servizio del virus.
(per approfondimenti sul "magico" mondo dei virus --> "Virus: quasi-organismi microscopici").
Grazie a questo cambio di prospettiva i ricercatori del Imperial College di Londra hanno prodotto una molecola che, almeno a livello sperimentale (modelli cellulari e animali), risulta essere particolarmente efficace contro il raffreddore nella sua accezione più ampia.
Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Nature Chemistry,

Senza entrare troppo nel dettaglio funzionale, la nuova molecola (per ora nota come IMP-1088) è diretta contro una proteina con attività enzimatica presente nelle cellule umane (N-miristoiltransferasi - NMT), che il virus sfrutta per assemblare l'involucro proteico della progenie virale. Una volta bloccato questo passaggio, il virus non potrà più generare virus infettivi dando il tempo al sistema immunitario di ripulire ogni traccia dell'invasore (e delle cellule infettate).
Poiché tutti i vari tipi di virus del raffreddore usano questa proteina, se si blocca la proteina, si blocca la diffusione del virus. Inoltre essendo il trattamento diretto contro una proteina umana, viene meno anche il rischio che possano comparire virus mutanti insensibili alla terapia.

C'è di più. Oltre alla vasta categoria di virus del raffreddore, la NMT viene sfruttata anche dal virus della polio e da quello dell'afta epizootica (una vero incubo negli allevamenti di bestiame) il che rende ipotizzabile un suo ampio utilizzo.

Il problema intrinseco a questa tipologia di approcci (mirata ad una proteina umana) è nella potenziale tossicità del trattamento. Ad oggi i dati disponibili non hanno evidenziato alcun effetto collaterale. Tuttavia sarà necessario ancora qualche tempo prima di avere dati sufficientemente solidi prima di attivare la sperimentazione clinica di non tossicità e farmacodinamica (fase 1), superata la quale si potrà testarne l'efficacia (fase 2 e 3).

Fonte
- Fragment-derived inhibitors of human N-myristoyltransferase block virus capsid assembly and replication of the common cold virus
Aurélie Mousnier et al, (2018) Nature Chemistry, volume 10, pp. 599–606 


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