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Anche i topi lo dicono: niente di meglio che vivere in un ambiente stimolante per essere più sani

Mi riaggancio oggi all'argomento pubblicato pochi giorni fa su questo blog (--> "Un batterio contro il PTSD" e in particolare sugli effetti fisici dello stress), per focalizzarmi su una interessante scoperta fatta nei topi riguardo a come sia possibile modulare la capacità di risposta immunitaria semplicemente rendendo l'ambiente più piacevole.

Il lavoro, pubblicato da un gruppo di ricerca della Queen Mary University di Londra, ha dimostrato come la ricchezza esperienzale (mediata dalla "ricchezza" sensoriale dell'ambiente) gioca un ruolo chiave nel migliorare lo stato psicofisico dell'animale, che si rispecchia in una migliorata funzionalità immunitaria. 
In parole semplici, vivere in un ambiente "variegato" rende più forti. Un assunto valido anche e soprattutto per gli esseri umani ma che mancava finora di evidenze a livello cellulare.

Poco si sa di come l'ambiente sia capace di influenzare l'attività del sistema immunitario (esclusa ovviamente la componente prettamente "immunogena") se non che fattori come l'inquinamento e la ipersanitizzazione (insieme allo stato psicologico), sono tutti fattori che agiscono sul rischio di sviluppare malattie autoimmuni.

La ricerca inglese, pubblicata nella rivista "Frontiers of Immunology", ha indagato il rapporto tra "ricchezza sensoriale" dell'ambiente e funzionalità dei linfociti T, le cellule chiave della funzionalità immunitaria (sia normale che patologica).
Allo scopo di dimostrare e quantificare tale effetto si sono suddivisi i topi in due gruppi "esperienziali": il primo gruppo è stato messo a dimora nelle gabbie standard (dotate di segatura, cibo, acqua e tutto il necessario per la costruzione del nido) mentre l'altro ha goduto della versione deluxe della gabbia (più ampia, dotata di trucioli e giocattoli di legno, tra cui un contenitore-nido colorato, un tubo in tessuto e la classica ruota per l'attività fisica). 
La gabbia deluxe piena di attività ludiche e stimoli visivi (credit: qmul.ac.uk)

Dopo solo due settimane di permanenza nell'ambiente deluxe il sistema immunitario dei topi ha risposto ai test di efficienza in modo nettamente superiore rispetto ai controlli, con in più un netto decremento di eventuali stati infiammatori presenti in partenza. In un certo senso è come se i topi avessero fatto le vacanze in un resort all-inclusive, ivi comprese attività ludiche e stimoli sensoriali "nuovi".

Senza entrare troppo nel dettaglio delle procedure sperimentali, basta sapere che alla fine del condizionamento, si è proceduto alla purificazione dei linfociti T, poi esposti ad agenti in grado di mimare una infezione. Una volta attivata la risposta si è analizzato il profilo delle proteine immunitarie rilasciate (note come interleuchine, abbreviate in IL seguite dal numero) e al confronto quali-quantitativo con i controlli. E' emerso così che le cellule dei topi del "resort" avevano un profilo di espressione genico assolutamente unico definito da circa 56 geni espressi in modo "gruppo-specifico" e maggiori livelli di produzione di IL-10 e IL-17, entrambe proteine importanti nella risposta alle infezioni.

Lo studio è invero limitato dal fatto che i ricercatori non hanno incluso nello studio topi malati e si sono focalizzati su un solo tipo di cellule. Mancano inoltre raffronti con test simili condotti su esseri umani (ovviamente NON in gabbie deluxe ma ad esempio differenziati tra due settimane in un appartamento o in un resort con palestra e attività ludiche). La IL-17 è di suo particolarmente interessante in quanto questa interleuchina e le cellule Th-17 che la producono sono indiziate come concausa in alcune patologie autoimmuni.

Banalizzando all'estremo l'impatto dello studio, uno potrebbe auspicare la comparsa di prescrizioni mediche tipo "due settimane nel resort a spese del servizio sanitario nazionale" (ma SOLO laddove non esistano patologie concomitanti) o più prosaicamente il miglioramento delle condizioni abitative (magari obbligo di molta meno TV e più attività stimolanti) come modo per indurre gli effetti visti nei topi. In effetti non si tratterebbe di un approccio nuovo, ricalcando il classico consiglio dato dai medici ai nostri genitori fino a non molti anni fa di mandare i figli perennemente malati (raffreddore, tonsille, tosse, etc etc) in campagna dai nonni per un mese ... con risultati effettivamente quasi miracolosi.

Scherzi a parte, capire nel dettaglio quali sono le vie metaboliche attivate nei topi da resort aprirebbe prospettive interessanti da un punto di vista farmacologico con trattamenti miranti a produrre gli stessi effetti; il che avrebbe senso nel trattamento delle infiammazioni croniche, refrattarie ai trattamenti classici e ad alto impatto economico nella nostra società.
Potrebbe interessarvi l'articolo centrato sul miglioramento della vista in topi esposti ad un ambiente sensorialmente ricco --> "Correre, aiuta i topi a recuperare la vista"

Fonte
- Impact of enriched environment on murine T cell differentiation and gene expression profile
Lorenza Rattazzi et al, Frontiers in Immunology (2016) 7:381


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