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Terapia ad onde sonore per alcune complicanze della gravidanza gemellare

Le gravidanze gemellari negli umani espongono madre e feti a rischi aggiuntivi, sia per ragioni di "normale fisiologia" (spazio uterino limitato e stress da parto ad esempio) che per alcune complicanze specificamente associate a questo tipo di gestazioni. I dati epidemiologici raccolti finora indicano che indurre precocemente il parto, tra la 37ma e la 39ma settimana, è un buon modo per minimizzare almeno alcuni dei rischi associati (--> Twin pregnancy: Labor and delivery e --> Fiona Cheong-See et al).
Credit: mperial.ac.uk
Individuare per tempo la comparsa di segnali critici è di fondamentale importanza per gestire il rischio, specie quando i feti sono ancora troppo immaturi perché l'approcio precedente sia fattibile.  Il problema ovviamente è capire quali sono i marcatori del rischio più affidabili e le contromisure opportune.
Una delle complicanze più comuni associate alle gravidanze gemellari monozigotiche (riscontrabile in 1 ogni 7) è la sindrome da trasfusione feto-fetale che, a causa di una anomala vascolarizzazione (e quindi distribuzione di nutrienti e ossigeno) porta ad una diversa crescita dei due feti (altrimenti identici). Il problema riguarda quasi esclusivamente le gravidanze monoplacentari, dato che in questi casi il "sistema di rifornimento" è unico e quindi ogni anomalia distributiva ha un impatto diretto; la gravità delle complicanze è variabile e va da un parto prematuro spontaneo a problemi permanenti dello sviluppo di uno dei due bambini fino alla morte di in utero di uno dei due feti.
Nota. Non tutte le gravidanze gemellari danno luogo ad individui "identici". Quando si parla di gemelli dizigotici si parla a tutti gli effetti di fratelli/sorelle "classici" e come tali soggetti a tutta la variabilità del caso; ciascun individuo è il frutto di una fecondazione indipendente causata di una ovulazione multipla e ciascun feto avrà una propria placenta e sacco amniotico.
I gemelli identici sono monozigotici, il che vuol dire che sono il risultato di un unico evento fecondativo (una sola cellula uovo e un solo spermatozoo coinvolti). A seconda del tempo trascorso (e quindi del numero di divisioni cellulari avvenute) tra la formazione dello zigote e la "fissione" del complesso pluricellulare in due entità la struttura placentare sarà diversa. Nel 30 % dei casi la separazione avviene tra il primo ed il terzo giorno dopo la fecondazione, ragione per cui l'impianto in utero avviene separatamente, generando così una gravidanza bicoriale (2 placente) e biamniotica (2 sacchi amniotici). Nel 60 % dei casi la scissione avviene tra il quarto e l’ottavo giorno con il risultato di una gravidanza monocoriale (una placenta) e biamniotica. Nei casi restanti, separazione tra il 9no e il 12mo giorno, la gravidanza sarà monocoriale e monoamniotica. Se la separazione avviene ancora più tardi i gemelli rimarranno uniti fisicamente (i cosiddetti gemelli siamesi). In tutte le gravidanze gemellari monocoriali sono presenti connessioni vascolari (anastomosi) tra i due feti a livello della placenta.  Un’alterazione nel flusso sanguigno attraverso le anastomosi vascolari placentari da un feto (donatore) all’altro (ricevente) è responsabile dell’insorgenza della sindrome da trasfusione feto-fetale (TTTS).
Ad oggi la procedura di elezione per contrastare la sindrome feto-fetale in caso siano rilevate anomalie circolatorie gravi, è quella di distruggere i vasi sanguigni anomali mediante il laser. Il problema è che si tratta di un intervento invasivo, necessario praticare un piccolo foro nel grembo materno, con rischi potenziali come infezione e aborto spontaneo. Inoltre il pur efficace laser non può raggiungere i vasi più "profondi" nella placenta e quindi può non essere risolutivo.

Uno studio inglese apre ora nuove prospettive interventistiche grazie all'utilizzo degli ultrasuoni, un approccio che non necessita di alcuna incisione e quindi nettamente più sicuro. Si tratta, è bene chiarirlo, di un approccio ancora sperimentale, testato sulle pecore.  L'idea nasce dall'esperienza acquisita con la tecnica nota come High Intensity Focused Ultrasound (HIFU) nel trattamento di alcuni tipi di cancro, quando si decide di eliminare le vie di rifornimento ematiche al tumore.
Nello studio, pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, il team ha dimostrato che la HIFU, grazie ad fascio di onde sonore ad alta energia, può essere usata per colpire e distruggere selettivamente i vasi sanguigni della placenta, di fatto dividendo la placenta in due entità facilitando così una irrorazione più equilibrata.
Il test è stato condotto su 11 pecore gravide anestetizzate, metà delle quali trattate con onde ad intensità troppo debole per indurre alcuna azione (i controlli). Il motivo per cui sono stati come animali le pecore (che non generano gemelli) è che i vasi sanguigni della placenta di pecora hanno una struttura molto simile a quelli della placenta umana; inoltre i feti ovini  e degli esseri umani hanno dimensioni simili, per cui anche i test di sicurezza fetali sono appropriati.
I ricercatori hanno utilizzato la sonda HIFU contro la parete dell'utero, attraverso un'incisione nell'addome - ed hanno ripetuto gli esperimenti (confermando i risultati) posizionando lo strumento sulla superficie della pelle. Il risultato è stato positivo e non sono stati riscontrati problemi né nel feto che nelle madri.
Poiché la tecnica non è invasiva potrebbe potenzialmente essere utilizzata anche in fasi precoci della gravidanza, minimizzando così le complicanze della sindrome; se con il trattamento laser è necessario attendere almeno il quinto mese, la HIFU potrebbe essere usata già a partire dal terzo mese.

Articolo successivo sul tema --> "I gemelli vivono più a lungo?"

Fonte
- Noninvasive high-intensity focused ultrasound treatment of twin-twin transfusion syndrome: A preliminary in vivo study
C. Shaw et al. is published in Science Translational Medicine.

- Sound waves may hold potential to treat twin pregnancy complications
Imperial College London / news



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