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Serpenti mangiatori di uomini Vs. uomini mangiatori di serpenti

Serpenti mangiatori di uomini Vs. uomini mangiatori di serpenti
Una lotta lunga milioni di anni quella tra primati e serpenti, animali evolutisi in nicchie ambientali sovrapposte e quindi con prede in comune. Proprio questo lungo confronto sarebbe alla base della naturale avversione (che non ha molti eguali in quanto a diffusione in culture diverse) dell'uomo per questo rettile.
Come afferma l'erpetologo Harry Greene "da secoli gli uomini sentono di avere una "storia" in comune con i serpenti". Una opinione sostanziata dalle molteplici tradizioni che vedono i serpenti non come figuranti ma come attori principali, siano essi visti come divinità (ad esempio i Naga indiani o i serpenti-piumati dei Maya) o come simbolo del male.
Agta Negritos in una foto
d'epoca (®asiafinest.com)
Primati e serpenti, dicevo, si conoscono e si scontrano da milioni di anni; con gli antenati dei serpenti già presenti sul finire dell'era dei dinosauri (70 milioni di anni fa) ma già ben differenziati quando, 20 milioni di anni fa, la superfamiglia degli Ominidi (Homo, oranghi, gorilla, scimpanzè e gibboni) si differenziò dagli altri primati.

Un articolo pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) analizza questo confronto millenario attingendo alla vasta documentazione disponibile sulle complesse relazioni ecologiche esistenti tra primati antropomorfi e serpenti.
In ambito umano sono gli studi etnografici iniziati già alla fine dell'ottocento a fornire indicazioni sul rapporto Homo-serpente. Particolarmente importanti sono stati gli appunti redatti dai viaggiatori-studiosi al contatto con le popolazioni il cui stile di vita ancestrale (e l'ambiente colonizzato) rendevano quotidiano l'incontro/scontro con i serpenti.
 
Tra queste la popolazione filippina nota come Agta Negritos, una etnia scura di pelle e di bassa statura interessante da un punto di vista evolutivo (vedi nel blog qui), distinta dall'etnia filippina dominante e che vive nelle foreste tropicali dell'antica attività di cacciatori-raccoglitori. Più di un quarto degli appartenenti a questa popolazione ha avuto la non invidiabile esperienza di essere stati attaccati da pitoni giganti. Un dato che ci ricorda, anche drammaticamente, come le storie dei serpenti mangiatori di uomini non siano solo leggende tramandate da qualche esploratore europeo troppo suggestionabile. 

Un Agta Negrito in compagnia...
®periodistadigital
I racconti di chi ha vissuto queste esperienze e ne tramanda i ricordi sono la prova più importante di tali incontri, a causa della impossibilità di trovare le prove (se non in flagranza) dell'avvenuto pasto a base di esseri umani.
®J. Headland, B. Maritz, PNAS
Gli Agta Negritos sono una popolazione ideale per questi studi, sia per lo stile di vita che per la bassa statura che li rende prede "accessibili" per il pitone reticolato la cui dimensione può tranquillamente raggiungere gli 8 metri. Tra le testimonianze documentate già a partire negli anni '60, il 26 per cento degli uomini (15 su 58) e 1 su 62 delle donne (differenza percentuale spiegabile con il diverso tempo trascorso nella boscaglia) affermarono di essere state attaccate (o essere state testimoni) da pitoni. Di questi attacchi, 6 casi ebbero esito fatale, tutti registrati tra il 1934 e il 1973. Pochi? Dato l'esiguo numero di indigeni presenti, la loro attitudine al combattimento e la mancanza di prove riguardo le persone scomparse improssivamente, il numero è tutt'altro che esiguo. In uno dei casi documentati, alquanto sconvolgente, un uomo si accorse entrando nella capanna che il pitone aveva ucciso due dei suoi figli e si stava apprestando ad ingoiare uno di essi a partire dalla testa. Dopo avere ucciso il serpente con il suo coltello e averlo aperto scoprì al suo interno il terzo figlio (una bambina di 6 mesi) ancora viva.
"Immaginate come sarebbe per voi vivere in un ambiente sotto costante rischio di essere afferrati da un serpente mentre camminate" afferma ancora Greene.

Ma il confronto è fatto di difesa e attacco. Gli Agta infatti si nutrono di pitoni così come di cervi, maiali selvaggi e scimmie. Animali che guarda caso sono le stesse prede naturali dei pitoni. Ovvio quindi che la condivisione di una nicchia alimentare abbia portato ad un inevitabile scontro tra i due "cacciatori"; un confronto dagli esiti sempre incerti soprattutto ai tempi in cui gli Agta non disponevano di armi efficaci come coltelli di metallo o armi da fuoco (entrambi successivi al contatto con europei e asiatici).
Insomma una storia in comune di prede/predatori o, nella migliore delle ipotesi, di competitori che spiega molto della nostra avversione atavica per i serpenti.

Fonte
- Hunter–gatherers and other primates as prey, predators, and competitors of snakes
TN Headland, HW Greene. PNAS (2011), 108 (52) pp. 20865

- Four Decades Among the Agta: Trials and Advantages of Long-Term Fieldwork With Philippine Hunter-Gatherers
di Thomas e Janet Headland (link)

- Agta. La tribu que compite con la serpiente pitón para ver quien se come a quien Negritos
periodistadigital.com (link)

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