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Pompelmo e farmaci. "Quasi" due ex nemici

Che il pompelmo sia la croce e delizia di chi assume farmaci è ben noto.

Delizia, per chi come me ne ama il sapore aspro e i benefici effetti antiossidanti, derivanti dai flavonoidi. Da sottolineare che tra questi, la naringenina ha anche proprietà antitumorali.

Croce, perchè alcune molecole presenti nel pompelmo hanno la fastidiosa pecularità di inibire la funzionalità di specifiche isoforme (su tutte il CYP3A4) dei citocromi, gli enzimi necessari per il processamento delle sostanze esogene. Un evento questo fisiologicamente necessario affinché la sostanza X possa essere "usata" dalle cellule oppure più facilmente eliminata (in genere attraverso le urine). Dato che l'alterazione enzimatica indotta è irreversibile, sarà necessario del tempo affinché i livelli enzimatici tornino ai livelli precedenti l'assunzione del pompelmo.
Se questo non ha alcuna conseguenza (nemmeno a lungo termine) per un individuo sano, il problema sorge quando chi consuma pompelmo assume anche dei farmaci. Ogni farmaco prima di essere approvato va incontro ad una lunga serie di test (pre-clinici e clinici) volti a determinare il dosaggio ideale. Un dosaggio che dipende sia dalla efficienza con cui il principio attivo è "trasferito" al sito bersaglio che dalla cinetica di eliminazione. Tra i test base, di particolare importanza è quello effettuato incubando la molecola in esame con specifici estratti cellulari contenenti gli enzimi che il farmaco X incontrerà dopo essere entrato nell'organismo. Fra questi enzimi vi sono i citocromi. Dato che il test viene effettuato in condizioni standard (cioè in presenza di una attività "normale" di questi enzimi) è facile capire come la capacità predittiva del test venga meno se nel paziente il citocromo è stato spento a causa dell'azione di un inibitore presente in un alimento. Quello che risulta è la perdita  di validità del dosaggio previsto. Mi spiego meglio. Se l'inibizione del citocromo impedisse la attivazione del principio attivo il farmaco risulterebbe largamente inattivo (quindi avremmo un sottodosaggio). Se all'opposto la perdita di funzionalità del citocromo rendesse il farmaco meno facilmente eliminabile, questo si accumulerebbe nel corpo (mimando così un sovradosaggio).
I livelli intestinali di CYP3A4 (una delle isoforme più abbondanti del citocromo P450) possono essere ridotti del 47% entro un paio d’ore dall’assunzione di pompelmo. Uno studio ha evidenziato che sono necessarie circa 72 ore perché l'attività enzimatica sia ristabilita (ovviamente 72 ore dall'ultima assunzione di pompelmo!!). A complicare le cose c'è l'aspetto genetico (polimorfismo - vedi a tal proposito l'importanza della farmacogenomica) che si traduce in una notevole variabilità inter-individuale per quanto concerne i livelli intestinali di CYP3A4.
Se a tutto questo si somma che l'isoforma CYP3A4 è responsabile del metabolismo di circa la metà dei farmaci di uso comune, allora ... non stupisce che nel "bugiardino" allegato ai farmaci compaia spesso la dicitura "evitare il consumo di pompelmo". Alcuni tra i farmaci più sensibili al pompelmo sono quelli usati per il controllo della pressione e quelli anti-colesterolo.

Ora, grazie alle prospettive aperte da un nuovo studio, gli amanti del pompelmo potranno sperare di continuare a consumare il loro frutto preferito anche se dovessero ammalarsi.
Partendo dai dati che indicano nelle furanocumarine le molecole (di sei tipi diversi, tra cui bergamottina, bergapten, bergaptol e 6',7'-dihydroxybergamottin.) responsabili dell'attività inibitoria, il punto successivo è stato identificare i frutti sicuri (praticamente tutti visto che questo mix di molecole è presente solo nel pompelmo).
Fred Gmitter e Chunxian Chen della università della Florida
Trovato il colpevole si può pensare ad una soluzione, ad esempio quella prospettata da Chunxian Chen della università della Florida. Lo studio pubblicato su Nature Biotechnology mostra la creazione di nuove varietà di pompelmo e di ibridi (tipo quello tra pompelmo e il pomelo, un Citrus del sudest asiatico) in cui il contenuto di furanocumarina è ridotta al minimo. Uno degli ibridi più promettenti è al momento noto come UF 914.

Sebbene sia ancora presto per cantare vittoria e andare a cercare il prodotto al supermercato, i "pompelmofili" sono avvisati.


Nota
Se siete soliti mangiare il pompelmo o bere suoi derivati (anche solo con bassa percentuale di succo) e vi trovata a dovere assumere delle medicine è bene controllare che sul foglietto illustrativo non siano riportate controindicazioni. A puro scopo riassuntivo (e quindi NON ESAUSTIVO) inserisco alcuni dei tanti farmaci per cui l'effetto del pompelmo è stato verificato.
Questo è solo un elenco incompleto delle possibili interazioni del pompelmo

(articolo successivo sullo stesso tema ---> qui)


Fonti
- Mechanism-based inhibition of human cytochrome P450-3A activity by grapefruit hybrids having low furanocoumarin content.
 Greenblatt DJ et al, Xenobiotica. 2012 Dec;42(12):1163-9

- A furanocoumarin-free grapefruit juice establishes furanocoumarins as the mediators of the grapefruit juice–felodipine interaction1,2,3
Mary F Paine et al, Am J Clin Nutr May 2006 vol. 83 no. 5 1097-1105 

- Informazioni ulteriori su pompelmo e farmaci sul sito "farmacovigilanza"

- Drug-proof grapefruit
  Nature Biotechnology 31, 186 (2013)

- Drug Interactions with Grapefruit Juice: An Evidence-Based Overview (link)

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