Bere caffè è utile per prevenire le complicanze alla prostata?
Gli studi epidemiologici disponibili nella letteratura scientifica non permettono di dare una risposta certa. Qualcosa di interessante emerge però da uno studio epidemiologico pubblicato sul British Journal of Cancer da un team giapponese.
L'analisi rientra nell'alveo degli studi epidemiologici prospettici di coorte ed è stata condotta in un distretto a nord di Tokyo dopo avere reclutato 18.853 uomini di età compresa tra i 40 e i 79 anni. Ciascuno dei partecipanti, classificato in base al consumo di caffè dichiarato, è stato monitorato per le malattie sviluppate nel corso dei successivi 11 anni (studio concluso a dicembre 2005). Di questi, 318 sono state le persone che hanno sviluppato un tumore alla prostata.
(wikipedia) |
Dall'analisi emerge una correlazione inversa, statisticamente significativa, tra il consumo di caffè e l'incidenza della patologia prostatica. In termini semplici, più caffè hanno bevuto meno problemi di prostata hanno avuto. Un dato via via più forte passando da chi beve tazze di caffè solo in modo sporadico, a quelli che lo prendono 1-2 volte al giorno fino all'ultimo gruppo che raggruppa chi ne beve almeno tre tazze.
Il tumore della prostata è il secondo tipo di cancro come frequenza di diagnosi ed è la sesta causa di morte maschile per cancro. Numeri che indicano che pur essendo un problema comune sopra una certà età (circa il 30% degli uomini lo deve affrontare), non è fortunatamente tra i tumori più aggressivi (dati del World Health Organization, 2008; Jemal et al, 2011).
Lo studio pur interessante deve essere preso con le pinze non tanto per le metodologie usate o perchè poco affidabile. Quello che a noi interessa capire è se le sue conclusioni siano o meno generalizzabili. E questo dipende da un insieme di fattori ambientali (tra i quali dieta e presenza di inquinanti ambientali) e genetici (eventuale componente legata alla specifica composizione allelica in popolazioni, quella giapponese e quella europea, tra loro diverse). Altro elemento da considerare riguarda lo sviluppo temporale recente del consumo di caffè in Giappone; un fenomeno accentuatosi negli ultimi 20 anni con il radicamento di stili e tendenze occidentali. L'effetto indotto su una popolazione storicamente aliena al consumo di caffè potrebbe infatti essere maggiore rispetto a quello osservabile nella popolazione italiana dove il consumo è diffuso da almeno due secoli. E dove, vale la pena ricordarlo la modalità di assunzione è diversa rispetto a quella di altri paesi.
Il caffè è noto per le sue proprietà anti-ossidanti, anti-infiammatorie e anti-tumorali (proprietà riscontrate per il tumore del fegato e oro-faringeo) oltre che per i suoi effetti sul livello serico del testosterone (a sua volta in grado di influenzare il rischio prostatico).
Il tumore della prostata è il secondo tipo di cancro come frequenza di diagnosi ed è la sesta causa di morte maschile per cancro. Numeri che indicano che pur essendo un problema comune sopra una certà età (circa il 30% degli uomini lo deve affrontare), non è fortunatamente tra i tumori più aggressivi (dati del World Health Organization, 2008; Jemal et al, 2011).
Lo studio pur interessante deve essere preso con le pinze non tanto per le metodologie usate o perchè poco affidabile. Quello che a noi interessa capire è se le sue conclusioni siano o meno generalizzabili. E questo dipende da un insieme di fattori ambientali (tra i quali dieta e presenza di inquinanti ambientali) e genetici (eventuale componente legata alla specifica composizione allelica in popolazioni, quella giapponese e quella europea, tra loro diverse). Altro elemento da considerare riguarda lo sviluppo temporale recente del consumo di caffè in Giappone; un fenomeno accentuatosi negli ultimi 20 anni con il radicamento di stili e tendenze occidentali. L'effetto indotto su una popolazione storicamente aliena al consumo di caffè potrebbe infatti essere maggiore rispetto a quello osservabile nella popolazione italiana dove il consumo è diffuso da almeno due secoli. E dove, vale la pena ricordarlo la modalità di assunzione è diversa rispetto a quella di altri paesi.
Il caffè è noto per le sue proprietà anti-ossidanti, anti-infiammatorie e anti-tumorali (proprietà riscontrate per il tumore del fegato e oro-faringeo) oltre che per i suoi effetti sul livello serico del testosterone (a sua volta in grado di influenzare il rischio prostatico).
In attesa di conferme, meglio evitare eccessi ® |
Scrivevo all'inizio che gli studi precedenti sull'argomento non conclusivi. Mentre gli studi più vecchi, di tipo prospettico, risalenti agli anni '80 non avevano trovato associazioni, alcuni studi recenti condotti in USA e in UK (ma limitati per numero di persone reclutate) avevano mostrato un effetto protettivo contro le forme più aggressive di tumore prostatico. Questo nuovo studio permette di fare un passo in avanti.
In conclusione il dato è interessante e definisce un punto di partenza per indagini da condurre nella nostra popolazione.
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Fonte
- Coffee consumption and the risk of prostate cancer: the Ohsaki Cohort Study
British Journal of Cancer 108, 2381-2389 (11 June 2013)
Note aggiuntive
Due articoli apparentemente contrapposti sugli effetti del caffè
Note aggiuntive
Due articoli apparentemente contrapposti sugli effetti del caffè
- Bere caffè, indipendentemente dalla tipologia (filtrato o meno) ha una azione benefica sul fegato sia riguardo alle affezioni croniche che cancerose (GY Lai et al, British J. of Cancer, 2013)
- Uno studio prospettico sul consumo di tè o caffè e tumore intestinale NON ha mostrato alcun effetto protettivo rilevante (C. Dominianni et al, British J. of Cancer, 2013).
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