Prevedere dove e quando comparirà nello spazio una supernova sarà a breve possibile, se verranno confermati i recenti dati ottenuti da un gruppo di astrofisici israeliani in collaborazione con la NASA.
I resti della SN 1604, l'ultima supernova apparsa nella nostra galassia (osservata da Keplero nel 1604). Posta a soli 20 mila anni luce da noi |
Come sappiamo le supernovae sono tra le più potenti esplosioni osservabili nell'universo, i cui segnali sono misurabili anche a distanze enormi. Senza entrare nel merito di tematiche di cui si è già ampiamente parlato e di cui è facile trovare notizie in rete (ad esempio qui), possiamo riassumere il tutto dicendo che queste esplosioni originano o perchè stelle di massa sufficientemente alta dopo avere consumato il combustibile interno collassano verso il nucleo (ed infine esplodono) oppure in seguito alla cattura di un eccesso di materia presa da una stella avvicinatasi troppo.
Veniamo quindi alla novità. Si è scoperto che poco prima della esplosione "finale" le stelle moriture generano esplosioni più contenute. I risultati derivano dall'osservazione congiunta di tre telescopi (il Palomar, il Very Large Array e la il satellite Swift Gamma Ray Burst Explorer della NASA) puntati su una stella di massa 50 volte quella solare e distante 500 milioni di anni luce, recentemente esplosa come supernova (SN 2010mc).
I dati suggeriscono che 40 giorni prima dell'esplosione finale, la stella morente libera, attraverso una gigantesca esplosione, una quantità di materia corrispondente all' uno per cento della massa del sole, ad una velocità di 2000 km/sec.
"Quello che sorprende", dice Mansi Kasliwal della Carnegie Institution in California "è il poco tempo che intercorre tra l'esplosione-allarme e quella finale della supernova". La stretta associazione temporale tra i due eventi suggerisce che il legame non sia casuale. Ovviamente il problema di questi dati è che al momento sono riferiti ad una sola supernova! Tuttavia i modelli probabilistici sviluppati computano in un 0,1 % la probabilità che la correlazione sia casuale (ricordo che in statistica la validità di una ipotesi si misura attraverso la stima della probabilità che tale ipotesi sia falsa). In altri termini la probabilità che tra i due eventi esista un legame è del 99,9 %.
Sono stati proposti diversi modelli per spiegare la prima esplosione, alcuni dei quali puntano sulle onde gravitazionali (generate da variazioni della gravità stellare) come le responsabili.
In una intervista a space.com Mark Sullivan (University of Southampton) spiega "per una stella come il nostro sole l'energia emessa, risultante dalla fusione nel nucleo stellare dell'idrogeno in elio, esercita una pressione verso l'esterno della stella, contrastata dalla forza di gravità. Tuttavia, se la luminosità della stella aumenta oltre una certa quantità - la luminosità di Eddington - la pressione verso l'esterno dalla radiazione sarà abbastanza forte da superare la forza di gravità, con il risultato di una perdita di materiale".
Chiaramente, sapere con un mese di anticipo se la propria stella stia per esplodere non servirebbe a molto ad un ipotetico abitante del pianeta posto in prossimità!
Ma non è il monitoraggio di eventuali giganti stellari nelle nostre vicinanze (fortunatamente rari viste le estinzioni di massa che la Terra ha visto in passato causati molto probabilmente dai gamma ray burst) che interessa gli astronomi ma la possibilità di captare con largo anticipo questi segnali dal cosmo per potere puntare tutti i rilevatori disponibili nella direzione corretta.
Questo permetterebbe di ottenere molti più informazioni sulle supernovae rispetto a quelle ad oggi disponibili, ottenuti in modo casuale e/o a posteriori.
Veniamo quindi alla novità. Si è scoperto che poco prima della esplosione "finale" le stelle moriture generano esplosioni più contenute. I risultati derivano dall'osservazione congiunta di tre telescopi (il Palomar, il Very Large Array e la il satellite Swift Gamma Ray Burst Explorer della NASA) puntati su una stella di massa 50 volte quella solare e distante 500 milioni di anni luce, recentemente esplosa come supernova (SN 2010mc).
I dati suggeriscono che 40 giorni prima dell'esplosione finale, la stella morente libera, attraverso una gigantesca esplosione, una quantità di materia corrispondente all' uno per cento della massa del sole, ad una velocità di 2000 km/sec.
"Quello che sorprende", dice Mansi Kasliwal della Carnegie Institution in California "è il poco tempo che intercorre tra l'esplosione-allarme e quella finale della supernova". La stretta associazione temporale tra i due eventi suggerisce che il legame non sia casuale. Ovviamente il problema di questi dati è che al momento sono riferiti ad una sola supernova! Tuttavia i modelli probabilistici sviluppati computano in un 0,1 % la probabilità che la correlazione sia casuale (ricordo che in statistica la validità di una ipotesi si misura attraverso la stima della probabilità che tale ipotesi sia falsa). In altri termini la probabilità che tra i due eventi esista un legame è del 99,9 %.
Sono stati proposti diversi modelli per spiegare la prima esplosione, alcuni dei quali puntano sulle onde gravitazionali (generate da variazioni della gravità stellare) come le responsabili.
In una intervista a space.com Mark Sullivan (University of Southampton) spiega "per una stella come il nostro sole l'energia emessa, risultante dalla fusione nel nucleo stellare dell'idrogeno in elio, esercita una pressione verso l'esterno della stella, contrastata dalla forza di gravità. Tuttavia, se la luminosità della stella aumenta oltre una certa quantità - la luminosità di Eddington - la pressione verso l'esterno dalla radiazione sarà abbastanza forte da superare la forza di gravità, con il risultato di una perdita di materiale".
Chiaramente, sapere con un mese di anticipo se la propria stella stia per esplodere non servirebbe a molto ad un ipotetico abitante del pianeta posto in prossimità!
Ma non è il monitoraggio di eventuali giganti stellari nelle nostre vicinanze (fortunatamente rari viste le estinzioni di massa che la Terra ha visto in passato causati molto probabilmente dai gamma ray burst) che interessa gli astronomi ma la possibilità di captare con largo anticipo questi segnali dal cosmo per potere puntare tutti i rilevatori disponibili nella direzione corretta.
Questo permetterebbe di ottenere molti più informazioni sulle supernovae rispetto a quelle ad oggi disponibili, ottenuti in modo casuale e/o a posteriori.
Fonti
- An outburst from a massive star 40 days before a supernova explosion.
Ofek EO et al, Nature. 2013 Feb 7;494(7435):65-7
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