Ci sono articoli scientifici che dovrebbero essere fatti leggere ad un pubblico generalista soprattutto se giovane. Articoli che trattano argomenti importanti e la cui conoscenza permette di attuare comportamenti "preventivi". Argomenti non necessariamente vitali ma che hanno un grosso impatto sulla qualità di vita "percepita". Argomenti quali la gravidanza.
Preciso subito che non mi riferisco alle conoscenze base che dovrebbero essere note alla stragrande maggioranza dei giovani nei paesi culturalmente progrediti. So che non è così ma ci sono molti siti ben fatti a riguardo.
Preciso subito che non mi riferisco alle conoscenze base che dovrebbero essere note alla stragrande maggioranza dei giovani nei paesi culturalmente progrediti. So che non è così ma ci sono molti siti ben fatti a riguardo.
Parlo di un argomento che come genetista mi interessa molto di più: la gravidanza e l'età. Prendo lo spunto da un articolo pubblicato da uno dei tanti ricercatori emigrati che ricoprono ruoli importanti all'estero. L'autore dell'articolo, comparso sulla rivista Fertility & Sterility, è Pasquale Patrizio del Department of Obstetrics & Gynecology alla Yale School of Medicine, laureatosi in medicina a Napoli e specializzazione in bioetica alla università della Pennsylvania.
In questo articolo l'autore fa il punto sui problemi, derivanti da concezioni errate, che le donne hanno sulle gravidanza in età non-giovane. Uno dei problemi riscontrati riguarda le aspettative ottimistiche delle pazienti (uso questo termine per semplicità medica) verso le tecnologie di fecondazione in vitro o in generale quei trattamenti miranti a facilitare il concepimento (che aggrego con il termine generale IVF). La frase da loro spesso ripetuta è un chiaro indicatore delle aspettative nutrite: "ma come è possibile? Sono sana, faccio attività fisica regolare,… e non riesco a concepire!").
La realtà può essere riassunta in alcuni dati:
Come fare?
L'autore suggerisce alcune semplici regole per aumentare le possibilità di successo e che possono essere riassunte nel semplice "pensateci per tempo".
Congelare i propri oociti quando si è nel massimo "splendore riproduttivo" permetterà di pianificare future gravidanze. In alternativa vi è l'utilizzo di oociti donati, una procedura che, tranne nei casi di problemi fisiologici nella donna fornisce buone percentuali di successo. Certamente all'autore sfugge il fatto che esistono paesi sottosviluppati come l'Italia dove la fecondazione eterologa è vietata, ... .
Aggiungo io che non si dovrebbe usare come parametro di riferimento i risultati di alcuni "luminari" italiani che, per motivi che con la scienza hanno poco a che fare, permettono a donne sessantenni di avere figli.
Un master in bioetica potrebbe forse, ma ne dubito, chiarire le idee a queste persone. Ma questa è una mia opinione.
L'importante è che la consapevolezza delle possibilità/rischi si diffonda nelle giovani generazioni in modo da favorire, dove possibile, la programmazione di scelte future.
Fonte
- A persistent misperception: assisted reproductive technology can reverse the “aged biological clock”
Nichole Wyndham et al, Fertility and Sterility Volume 97, Issue 5 , Pages 1044-1047, May 2012
In questo articolo l'autore fa il punto sui problemi, derivanti da concezioni errate, che le donne hanno sulle gravidanza in età non-giovane. Uno dei problemi riscontrati riguarda le aspettative ottimistiche delle pazienti (uso questo termine per semplicità medica) verso le tecnologie di fecondazione in vitro o in generale quei trattamenti miranti a facilitare il concepimento (che aggrego con il termine generale IVF). La frase da loro spesso ripetuta è un chiaro indicatore delle aspettative nutrite: "ma come è possibile? Sono sana, faccio attività fisica regolare,… e non riesco a concepire!").
La realtà può essere riassunta in alcuni dati:
- ritardare la maternità, qualunque sia il motivo (economico, carriera, affetti, etc) è associato ad un invecchiamento della funzionalità ovarica. Tale funzionalità decresce considerevolmente già a partire dai 30 anni
- l'età media delle donne che si rivolgono alla IVF è di 43 anni. Come detto sopra l'aspettativa è generalmente eccessivamente ottimistica.
- scarsa consapevolezza dell'esistenza del legame inverso fertilità-età. Si ritiene che fino a 50 anni sia sufficiente un piccolo aiuto, anche ormonale, per aumentare le chance gestazionali.
- spesso queste aspettative sono aggravate dalla visione di VIP anagraficamente simili con prole.
- Il successo delle tecniche di IVF per donne sotto i 35 anni è aumentato del 9% tra il 2003 ed il 2009.
- Nello stesso periodo tuttavia il numero di donne sopra i 41 anni che si rivolge alle cliniche è aumentato del 41%.
- La frequenza di IVF riuscite per donne di 42 anni è rimasto negli anni fermo al 9%.
- i rischi associati, ma indipendenti da IVF, quali aborto spontaneo, difetti genetici e/o di gestazione aumentano esponenzialmente sopra i 35 anni.
Come fare?
L'autore suggerisce alcune semplici regole per aumentare le possibilità di successo e che possono essere riassunte nel semplice "pensateci per tempo".
Congelare i propri oociti quando si è nel massimo "splendore riproduttivo" permetterà di pianificare future gravidanze. In alternativa vi è l'utilizzo di oociti donati, una procedura che, tranne nei casi di problemi fisiologici nella donna fornisce buone percentuali di successo. Certamente all'autore sfugge il fatto che esistono paesi sottosviluppati come l'Italia dove la fecondazione eterologa è vietata, ... .
Aggiungo io che non si dovrebbe usare come parametro di riferimento i risultati di alcuni "luminari" italiani che, per motivi che con la scienza hanno poco a che fare, permettono a donne sessantenni di avere figli.
Un master in bioetica potrebbe forse, ma ne dubito, chiarire le idee a queste persone. Ma questa è una mia opinione.
L'importante è che la consapevolezza delle possibilità/rischi si diffonda nelle giovani generazioni in modo da favorire, dove possibile, la programmazione di scelte future.
Sul tema fecondazione in vitro vedi il successivo articolo --> qui
Sul rapporto tra ciclo riproduttivo femminile e rischio neoplasie --> qui
Fonte
- A persistent misperception: assisted reproductive technology can reverse the “aged biological clock”
Nichole Wyndham et al, Fertility and Sterility Volume 97, Issue 5 , Pages 1044-1047, May 2012
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