Image credit: F. Pan et al ACS Appl. Bio Mater (2021) |
"Too much information is even worse than no information at all," mi disse un saggio. Io voglio correggere questo detto cercando di recuperare dalla "nuvola" scientifica (life sciences & astronomia in primis) alcune fra le notizie più interessanti ma sconosciute ai più, a causa dell'appiattimento dei media generalisti sulle stesse identiche notizie di agenzia.
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La benda che rilascia il disinfettante solo se la ferita è infetta
La stampa 3D per la creazione di protesi oculari
Image credit: UCL |
Xenobot. Non solo la curiosa "autoreplicazione" (simile a quella dei proto-organismi?) ma anche l'inizio della progettazione biologica guidata dalla IA?
Immagine di uno xenobots in azione (image credit: Doug Blackiston & Sam Kriegman) |
- Xeno. La radice greca che indica "diversità dal comune" potrebbe facilmente evocare le creature del film Aliens, note anche come xenomorfi. Nel caso degli xenobot però "xeno" deriva dal nome della rana da cui sono state prelevate le cellule (Xenopus laevis), una specie ampiamente usata in laboratorio.
credit: Brian Gratwicke - Bot. Errato associarli a "robot" o entità ibride (ad esempio i Borg della saga Star Trek) essendo totalmente costituito da materiale organico vivente e nemmeno geneticamente modificato. L'associazione a "bot" viene dall'avere utilizzato algoritmi per indirizzare le caratteristiche del loro sviluppo (vedi sotto)
Un organismo progettato al computer. A sinistra: il progetto di sviluppo disegnato con un modello computazionale. A destra: lo xenobot sviluppatosi costituito da epitelio (verde) e muscolo cardiaco (rosso) derivati dalle cellule prelevate dalla blastula. Il tessuto muscolare serve per conferire motilità. Image credit: Sam Kriegman (2020 - https://cdorgs.github.io) Video a fondo pagina |
Grazie alla IA si possono progettare xenobot di forma e caratteristiche desiderate. Image credit: Sam Kriegman - https://cdorgs.github.io |
Non sappiamo nulla di certo sull'origine della vita nel nostro pianeta. Le teorie vanno dal classico "brodo di Miller" che dimostrò la sintesi prebiotica di alcuni mattoni fondamentali per la vita, ai peptidi autoassemblanti divenuti ad un certo punto capaci di auto-replicarsi, e come tali rappresenterebbero la primissima fase dell'evoluzione della vita. Una fase che precede il cosiddetto mondo a RNA (precedente rispetto al DNA proprio grazie alla proprietà unica del RNA di formare molecole autocatalitiche, i ribozimi)
Ad oggi la la migliore definizione di vita è un "sistema chimico autosufficiente capace di un'evoluzione darwiniana" (vedi anche sulla pagina della NASA), definizione che quindi esclude i virus meglio catalogabili come quasi-organismi.
Su temi "correlati" il libro di G. Galletta sulla astrobiologia (sia in formato digitale gratuito che cartaceo a 18€)
Qualche numero sull'indubbia protezione conferita dai vaccini contro Sars_CoV_2
Sempre più spesso tocca ascoltare persone che usano le statistiche epidemiologiche in modo alquanto ... leggero ... per veicolare il messaggio che la vaccinazione non serve poi a molto visto che (a loro dire) le persone in sala di rianimazione sono per la maggior parte vaccinate.
Al netto che, numeri alla mano, è falso in quanto il 74% delle persone in ICU è non vaccinato, conviene riportare qualche grafico semplificato ma sufficientemente dettagliato.
Il primo confronto lo abbiamo mettendo in uno stesso grafico due semestri chiave (il secondo del 2020 vs. il secondo del 2021) che, data l'attuale copertura vaccinale, sono adatti a confrontare gli effetti del covid19 prima e dopo il vaccino.
I decessi ci danno l'immagine immediata della protezione, in quanto i trattamenti farmacologici non sono granché cambiati e inoltre stiamo confrontando due periodi in cui non si era nella fase di crisi dovuta alla saturazione delle ICU (come invece nel primo semestre 2020)
Il numero di positivi ci fornisce una informazione ben nota tra gli addetti ai lavori. Il vaccino ti protegge dalla infezione fino ad un certo punto. Confrontando questo grafico con il precedente e il successivo il messaggio è che un vaccinato può reinfettarsi con una certa frequenza (molte variabili tra cui il tempo passato dalla seconda dose, varianti o patologie concomitanti che inducono un calo di protezione) MA ti proteggono dal rischio che una volta che sei infettato tu possa sviluppare sintomi gravi da necessitare l'ospedalizzazione. Si tratta come detto di un problema associato alla scarsa (temporalmente) immunità indotta dai coronavirus e dal fatto che l'immunità (naturale o vaccinica) è sistemica e ben poco mucosale (tradotto, vengono generate poche sIgA). Di questo ne ho scritto in un precedente articolo.
Le persone che necessitano di terapia intensiva.
Vi serve un grafico più diretto? Ecco il numero di nuovi casi per ogni 100 mila persone tra il gruppo di vaccinati e non vaccinati.
Nota: L’incidenza viene calcolata come rapporto tra numero di vaccinati o non (almeno parzialmente) vaccinati (report Iss) e la popolazione di riferimento intesa come numero cumulato di vaccinati o non vaccinati da inizio campagna vaccinale fino a una data di riferimento. Tale data viene fatta coincidere con la fine dell’intervallo di calcolo delle diverse voci: casi, ricoveri, terapie intensive e decessi. In tal modo si catturano nell’analisi sia i vaccinati di lunga data che quelli più recenti. Per quanto la popolazione di riferimento sia in costante cambiamento, rendendo così meno significativo il confronto tra i valori della stessa categoria in periodi diversi, tale distorsione è comune a entrambe le categorie sotto esame per cui il loro confronto mantiene significatività.
Ancora qualche numero.
Tasso di ospedalizzazione tra vaccinati e non vaccinati nella popolazione generale e raggruppata per età (quindi con fattori di rischio simili)
Image Credits per questa immagine e successive: skytg24 |
L'impatto della variante Omicron è ancora "fuori dai radar" dato che ad oggi la variante Delta è ancora la dominante assoluta tra i nuovi casi (circa lo 0,4% dei genomi virali sequenziati nell'ultimo mese è Omicron.
I dati sono reperibili sui siti dell'Istituto Superiore di Sanità, del ECDC e (in forma digerita) sull'ottimo portale lab24.ilsole24ore
Due o tre cose sulle varianti SARS-CoV-2 [Aggiornato]
Ricostruzione al computer del Sars-CoV-2. Il diametro del virus è circa 100 nm. Le proteine Spike (24-40 per ogni virione) "protrudono" dalla superficie per circa 20 nm Image credit: Janet Iwasa, University of Utah via nature.com |
Credit: ourworldindata.org |
Confusi sui molti nomi con cui sono etichettate le varianti virali? Vi rimando all'articolo dedicato.
Un graffito stradale in India per esorcizzare le paure ma ricordare che il virus è sempre in agguato (image credit to: Sanjeev Gupta/EPA via The Guardian) |
A proposito di zoonosi. Per l'attuale pandemia non ci sono evidenze di trasmissioni a uomo dagli animali da compagnia, anzi semmai è vero il contrario con diversi casi di cani e gatti (oltre alle tigri negli zoo) risultate positive al virus dopo il contatto con il loro padroni/guardiani malati. Il vero punto è che questi animali sono ospiti di altri tipi di coronavirus (alfa e beta) per noi non infettivi. La commistione tra coronavirus "umani" ed dei "pets" potrebbe tuttavia essere un punto di partenza per la selezione di ceppi "umani". Da monitorare.
Questo allo stato delle conoscenze attuali; non si può escludere che alcune di queste alterazioni apparentemente silenti impattino il livello di RNA prodotto, magari variandone la stabilità.
Il resto delle mutazioni si dividono in sostituzioni aminoacidiche conservative o modificanti, il cui effetto sulla funzionalità virale può essere accertato con test in laboratorio. In genere si tratta di mutanti con uguale o migliore funzionalità; le mutazioni deleterie per la sopravvivenza virale vengono eliminate rapidamente per selezione naturale.
La genetica ci direbbe che la mutazione migliore prende il sopravvento ma questa è una semplificazione usata solo per veicolare il messaggio. Alcune di queste varianti possono divenire le più comuni in una particolare area geografica per puro caso e non perché forniscano un vantaggio.
Possiamo semplificare il concetto pensando alla possibilità che in una data valle ci sia una maggiore frequenza di persone con i capelli rossi che nella valle adiacente. Si tratta di una conseguenza del Founder Effect (effetto del fondatore) e può verificarsi quando il numero di “coloni” fondatori di quella comunità è basso, per cui se uno di questi aveva i capelli rossi questo gene si fisserà nella popolazione locale ad una frequenza maggiore che nella valle adiacente in cui il numero di “rossi” era basso come nella popolazione di provenienza (ad es. della pianura).
Immagine artistica del virus. In rosso la proteina Spike (S). Credit: CDC |
Interazione tra Spike (S), la chiave, e ACE2, la serratura, per l'ingresso nella cellula. Elemento fondamentale è RBD, in verde tratteggiato (Image credit: E. Taka et al, bioRxiv - 2020) |
Dettaglio dell'interazione tra Spike (in alto, rosso) e ACE2 (blu in basso) (Credit: Juan Gaertner / Science Source via Rochester.edu) |
Dettaglio del punto di interazione tra RBD (parte bassa, viola o giallo) e ACE2 (in alto, verde) mettendo a confronto il virus del covid19 (sinistra) e della SARS (a destra) Per una comparazione ancora più dettagliata tra lo Spike dei due virus e ACE2 vi rimando alla esaustiva figura 1 dell'articolo di H. Lim et al. (Scientific Report, 10/2020). (Image credit: J. Shang et al. - Nature) |
Una panoramica delle principali mutazioni trovate a carico della proteina Spike (credit: sfchronicle) |
Gene e struttura 3D di Spike nella forma trimerica. In verde il dominio RBD nella conformazione "up" (image credit: D. Wrapp et al, Science) |
Nota a margine: la variante con questa mutazione è nota anche come "ceppo italiano" per la sua maggiore velocità di diffusione rispetto a quella originaria di Wuhan. La aumentata contagiosità è legata ad un aumento di 4-5 volte del numero di proteina Spike sulla superficie.
Image credit: FX Heinz & K Stiasny (2020) |
Uno studio appena depositato su bioRxiv conferma che il vaccino Pfizer protegge anche dalla variante N501Y
Ho scritto "emergere" perché questi mutanti compaiono spesso nella popolazione virale ma scompaiono altrettanto rapidamente. Vale il principio no pressure-no selection.
Nota. I virus non usano solo le mutazioni per indurre variabilità ma, almeno alcuni di essi, agiscono sullo strumento di decodifica dell'informazione genetica (il ribosoma) in modo che invece di leggere una tripletta dietro l'altra "scivoli" di 1 o 2 nucleotidi generando così una proteina alterata risultato di un frameshift. La scoperta, fatta da team di università svizzere e irlandesi, potrebbe aprire un nuovo filone nel campo della drug discovery finalizzata ad interferire in questo processo.
credit: Bloomberg |
Nota. Per quale motivo nei bambini il rischio ospedalizzazione da covid19 è quasi trascurabile? Uno studio sembra indicare che non a parità rischio di infezione i fattori protettivi includono: anticorpi contro altri coronavirus (del raffreddore, ...); prominenza della risposta immunitaria innata rispetto a quella adattativa (ancora in fase di formazione) -->Nature settembre 2021
Altre informazioni sulle principali varianti sul sito del OMS o la pagina eCDC con le sezioni riferite alle VOC, VOI e varianti sotto monitoraggio.
Le mutazioni, e loro localizzazione, presenti nella linea B.1.1.7 Credit: Andrew Rambaut et al (19/12/2020) |
Aggiornamento. In data 1 febbraio le autorità UK hanno comunicato che alle precedenti mutazioni se ne è aggiunta una, E484K. Tale mutazione finora era caratteristica della variante sudafricana che pare diminuire l'efficacia del vaccino e degli anticorpi neutralizzanti.
Abbiamo tutti sentito parlare di persone rimaste positive al tampone virale per settimane e non parlo solo di persone con altri problemi di salute ma di sportivi in piena salute (l’esempio che mi viene in mente è il giocatore della Juventus Dybala positivo per +39gg).
Un articolo apparso su Cell Stem Cell di maggio ripercorre la genesi di questi ceppi nei soggetti immune-compromessi.
Un caso paradigmatico di come soggetti immunodepressi siano l'incubatore preferenziale delle varianti viene da una donna sudafricana positiva al HIV e resistente al trattamento standard, rimasta positiva al Sars-CoV-2 per 216 giorni durante il cui periodo ha generato virus con 32 mutazioni, 16 delle quali a carico della proteina Spike.
- N501Y si trova all'interno del RBD e conferisce una maggiore affinità di legame al recettore ACE2. Nello specifico N501 è uno dei sei residui chiave per il contatto con ACE2. Articoli interessanti sul tema (Adaptation of SARS-CoV-2 in BALB/c mice for testing vaccine efficacy; Deep Mutational Scanning of SARS-CoV-2 Receptor Binding Domain Reveals Constraints on Folding and ACE2 Binding)
Vista del punto di interazione tra Spike (arancio) e ACE2 (verde) con la mutazione N501Y (modalità Ribbon Diagram). (credit: original poster) |
Modalità alternativa (Surface) per visualizzare la struttura proteica, in questo caso risaltando l'esterno ma mantenendo in semi-opacità la sottostante struttura secondaria. |
Le 3 mutazioni caratterizzanti la variante inglese. La dicitura sulla figura è fuorviante in quanto la N501Y è una sola (in alto a dx) mentre le altre 2 sono le associate alla "variante inglese". |
- 69-70del (H69/V70). Alterazione osservata nel contesto dell'evasione alla risposta
immunitaria. Si tratta di una delle numerose delezioni ricorrenti
trovate nel dominio N terminale di Spike, spesso associata a diverse
mutazioni nel RBD. Visto la prima volta nel visone (Danimarca),
associato alla mutazione Y453F, e negli esseri umani in associazione con
la mutazione N439K. La frequenza con cui compare questa delezione è stata spiegata con la particolare struttura del RNA in quella posizione che favorisce errori da parte della polimerasi (per altri dettagli "Recurrent emergence and transmission of a SARS-CoV-2 Spike deletion H69/V70")
- P681H Non sono a conoscenza di studi che hanno esplorato l'effetto di questa mutazione. Probabilmente non è casuale l'essere immediatamente adiacente al sito di taglio operato dalla furina (sul ruolo essenziale della furina vedi anche "Furin Cleavage Site Is Key to SARS-CoV-2 Pathogenesis"). Esperimenti in laboratorio hanno dimostrato che la perdita di questo sito favorisce la replicazione virale in alcune cellule ma la attenua nelle cellule respiratorie rendendola di fatto meno virulenta. Questo sito è assente in altri coronavirus e si ritiene che la sua comparsa sia stata una delle chiavi che ha consentito al SARS-CoV-2 un accesso facilitato alle cellule dell’epitelio respiratorio. Importante notare come la variante indiana abbia P681R che pare importante nella sua maggiore diffusione
Nota. 2 studi pubblicati su Science (Zhang et al. e Bastard et al.) fanno luce su un elemento chiave che potrebbe spiegare perché in alcuni soggetti, a parità di ceppo e dello stato di salute precedente l'infezione, il decorso della malattia sia più grave: la mancanza di IFN-1. Gli interferoni sono una famiglia di proteine che le cellule producono in condizioni di stress e/o quando rilevano virus. La loro carenza, spiegata da mutazioni ereditarie o ad autoimmunitarie contro gli IFN, abbassa le difese e favorisce l'aumento del titolo virale.
Domanda. Le mutazioni a carico della RBD alterano la capacità di legare ACE2? Innanzitutto è implicito che tale alterazione non possa che essere positiva visto che mutanti "negativi" verrebbero controselezionati immediatamente. Da quanto ne so si ha un aumento di affinità nel caso di N501Y (Starr et al., 2020b), Y453F e N439K (Starr et al., 2020b; Thomson et al., 2020).
Da notare che le mutazioni a carico di E484 sono quelle più efficaci nel minimizzare la capacità di riconoscimento da parte degli anticorpi neutralizzanti. Altri siti con simile rischio sono L455, F456, G485, F486 e F490. A conferma di tale "resistenza" ci sono i risultati del vaccino Novavax che mostra un crollo al 50% di efficacia nel "braccio" dello studio clinico condotto in Sudafrica.
Stesso discorso della figura sopra. La freccia indicante la posizione della E484K è solo quella centrale. Le altre frecce indicano le altre mutazioni presenti nel ceppo sudafricano. |
EDIT 05/05/2021. Uno studio pubblicato su The Lancet basato sull'efficacia del vaccino Pfizer in Israele mostra una protezione intorno al 95% dopo due dosi, confermata anche nelle aree in cui la variante B.1.1.7 è prevalente
Ogni punto rappresenta un genoma SARS-CoV-2, mentre le linee indicano "il ramo" evolutivo. Al centro il genoma virale al momento del passaggio in essere umano. Più ci si allontana dal centro, maggiore il numero di mutazioni. Nella figura sono indicati per semplicità solo le tre varianti principali (Image credit: NextStrain via theconversation.com, CC BY) |
Per ulteriori dettagli vedi l'infografica sul sfchronicle |
La variazione della frequenza relativa della variante in meno di 1 mese (clicca QUI per l'intervista a Charles Chiu della UCSF) |
Come ha fatto a diffondersi così in fretta? Tra i tanti comportamenti che hanno aiutato c'è il caso del dipendente di un ospedale che si era vestito da albero di natale e che ha trasmesso inconsapevolmente il "suo" virus ad altre 90 persone e si parla di solo quelle sintomatiche).
credit: news-medical.net |
India (credit: Victor Grubsky) |
UK (credit: Victor Grubsky) |
La rapida diffusione della nuova variante in Sudafrica (credit:ft.com) |
Le mutazioni più rilevanti della variante Omicron (Image credit: ft.com) |
Tabella comparativa mutazioni in 5 varianti (credit: E. Topol) |
Delle tre linee Omicron, la terza è molto rara (credit: Nature) |
image credit: med.hku.hkde |
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