Nulla di strano nel titolo, se lo leggete con gli occhi di un genetista o avendo in mente i concetti espressi da Richard Dawkins nel libro "Il gene egoista": la riproduzione come il mezzo che consente ai nostri geni di "vivere" oltre la dimensione temporale entro cui un individuo (ma anche una specie) è limitato.
Un lettore attento potrebbe però trovare una apparente contraddizione tra il titolo odierno e quello dell'articolo precedente (--> "parto e invecchiamento precoce"), in cui citavo i dati sull'effetto pro-invecchiamento dell'avere partorito. Una contraddizione solo apparente in realtà, in quanto i due fenomeni non sono mutualmente esclusivi: la comparsa di marcatori metabolici legati all'invecchiamento non implica necessariamente vivere meno.
Il titolo di oggi, bsato su un articolo pubblicato sulla rivista BMC Medicine, riassume quanto sappiamo sul legame tra alcuni momenti chiave della vita riproduttiva di una donna - come l'età al menarca - e il rischio di malattie future (e di morte) della donna stessa.
Nota. La variazione dei livelli ormonali ha un impatto non secondario sul rischio di tumori dell'apparato riproduttivo femminile. In particolare il numero di gravidanze a termine e l'avere partorito in giovane età sembrano diminuire il rischio di tumori (in assenza di mutazioni predisponenti) sopra i 50 anni (--> National Cancer Institute).
Lo studio, condotto da un gruppo di ricerca dell'Imperial College di Londra, fornisce nuovi elementi sul rapporto fertilità-malattie dell'apparato riproduttivo grazie ad una analisi osservazionale condotta su 323 mila donne di età media intorno ai 50 anni provenienti da 10 paesi
europei. Nella fase iniziale dello studio è stato fatto compilare alle donne del campione un questionario su dieta, stile di vita e storia medica; al termine dei 13 anni della durata del monitoraggio, i dati di partenza sono stati incrociati con la storia clinica "recente" delle intervistate, previa normalizzazione
per i fattori notoriamente associati al rischio malattia come l'indice
di massa corporea, il fumo e l'attività fisica.
Nel periodo trascorso dall'inizio dello studio circa 14 mila delle donne partecipanti erano decedute; di queste 6 mila per patologie oncologiche e poco più di 2 mila per malattie del sistema
circolatorio.
Nota. Vale la pena qui sottolineare che essendo lo studio centrato su donne di 50 anni, il campione fa riferimento alla generazione cresciuta negli anni '60, con stili di vita e alimentari molto diversi dagli attuali. Il menarca sempre più precoce nelle nuove generazioni è uno degli indicatori più facilmente osservabili di tali differenze.
Studi precedenti hanno evidenziato che le ragazze con menarca precoce hanno un rischio maggiore di sviluppare un cancro al seno nel corso della vita, verosimilmente a causa di un effetto cumulativo dell'estrogeno.
Diverse sono le variabili emerse dallo studio e utili predire la "probabilità di decesso" per cause endogene. Andiamo con ordine:
- le donne che avevano avuto un menarca tardivo (dopo i 15 anni) avevano un rischio di decesso inferiore del 10 per cento rispetto a quelle con menarca intorno ai 12 anni;
- avere portato a termine almeno una gravidanza abbassa il rischio di morte per cancro (rispetto alle donne senza figli);
- il rischio si abbassa ulteriormente se l'età del primo parto è avvenuta tra i 26 e i 30 anni. Al contrario l'avere partorito prima dei 20 anni o dopo i 31 anni si associa ad un aumento del rischio (rispetto al gruppo precedente). Il dato è in parte in contraddizione con quello prima citato del Cancer Institute, verosimilmente perché qui si tiene conto della mortalità complessiva mentre nei dati americani si fa riferimento unicamente ai rischi legati alle patologie oncologiche.
- L'allattamento al seno abbassa di un ulteriore 8 per cento il rischio rispetto a chi ha optato per altri mezzi (latte artificiale o una balia, pratica scomparsa solo da pochi decenni nei paesi occidentali);
- l'avere utilizzato in modo continuativo contraccettivi orali è un altro fattore protettivo.
Il risultato dello studio avvalla l'idea che alcuni fattori legati alle
dinamiche del ciclo riproduttivo femminile abbiano un impatto (positivo
alcuni e negativo altri) sul rischio di morte per neoplasie
dell'apparato riproduttivo. La loro conoscenza permetterà di quantificare il rischio individuale e di predisporre per tempo un monitoraggio dei soggetti a rischio.
Fonti
- Reproductive factors and risk of mortality in the European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition; a cohort study
Melissa A. Merritt et al, BMC Medicine (2015), 13(252)
- Having children linked to reduced risk of death
Imperial College of London, news
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