A distanza di più di un secolo dal suo lancio, l'aspirina™ è ben lungi dall'avere esaurito la sua multivalenza terapeutica e non teme di essere soppiantata da molecole di nuova generazione come farmaco da banco.
I molteplici vantaggi legati al suo utilizzo (reali o aneddotici che siano) sono talmente consolidati nell'immaginario collettivo che anche alcuni dei suoi effetti collaterali (l'azione antiaggregante ad esempio) sono diventati parte della sua funzionalità.
I molteplici vantaggi legati al suo utilizzo (reali o aneddotici che siano) sono talmente consolidati nell'immaginario collettivo che anche alcuni dei suoi effetti collaterali (l'azione antiaggregante ad esempio) sono diventati parte della sua funzionalità.
L'assunzione di mezza aspirina al giorno come trattamento trombolitico utile per prevenire alcune patologie cardiovascolari era già in uso alla metà degli anni '80 come testimoniano le risposte di Alberto Sordi, alle frequenti domande su come si mantenesse in salute.
All'azione antinfiammatoria, antipiretica, analgesica e antiaggregante si sono aggiunti negli ultimi anni indizi (non si può parlare ancora di effetti dimostrati) di una azione protettiva contro alcuni tipi di tumori, in particolare quello del colon.
La piena comprensione del meccanismo di azione dell'aspirina è tuttavia ancora lacunosa. Se infatti è noto che l'azione del suo principio attivo (acido acetil-salicilico) è centrata sulla inibizione di enzimi della famiglia delle cicloossigenasi (COX-1 e COX-2) e che alcuni dei suoi effetti collaterali come il rischio di emorragie gastro-intestinali, sono correlate alla "non voluta" inibizione della COX-1 (enzima costitutivo importante per la protezione della mucosa gastrica), è altrettanto vero che le più sicure molecole di nuova generazione in grado di bloccare solo la COX-2 (enzima indotto durante il processo infiammatorio) non mostrano una uguale capacità protettiva vascolare e antitumorale.
La piena comprensione del meccanismo di azione dell'aspirina è tuttavia ancora lacunosa. Se infatti è noto che l'azione del suo principio attivo (acido acetil-salicilico) è centrata sulla inibizione di enzimi della famiglia delle cicloossigenasi (COX-1 e COX-2) e che alcuni dei suoi effetti collaterali come il rischio di emorragie gastro-intestinali, sono correlate alla "non voluta" inibizione della COX-1 (enzima costitutivo importante per la protezione della mucosa gastrica), è altrettanto vero che le più sicure molecole di nuova generazione in grado di bloccare solo la COX-2 (enzima indotto durante il processo infiammatorio) non mostrano una uguale capacità protettiva vascolare e antitumorale.
Nota. Un ulteriore complicazione viene dal fatto che l'aspirina™ è uno dei pochi esempi di molecole di sintesi in cui il farmaco di marca è di fatto superiore al generico. Dato che il principio attivo è per definizione chimicamente identico nel generico e nel farmaco di marca, l'unica differenza tra i due potrebbe risiedere nella composizione degli eccipienti; ho usato il condizionale in quanto non si è ancora compreso perché esistano tali differenze e perché solo su alcuni aspetti "secondari" (nel senso che non fanno parte dei parametri con cui validato clinicamente il farmaco). Per altre informazioni consiglio la lettura di un articolo "divulgativo" su questo tema apparso su Bloomberg (--> QUI).
I dati raccolti finora sulla azione preventiva o adiuvante dell'aspirina nella terapia antitumorale si sono rivelati contraddittori o statisticamente labili, a causa delle numerose variabili in gioco (genetica del paziente, caratteristiche molecolari del tumore, età, sesso, malattie associate, ...).
Comprensibile quindi il desiderio di mettere la parola fine a questo dibattito, mediante uno studio clinico progettato per rispondere ad una domanda specifica: l'assunzione quotidiana di aspirina aiuta a prevenire il cancro? Se si, quale tumore è più sensibile e quanto è efficace il trattamento?
Nota. Due studi condotti dalla università della Pennsylvania sul tumore al seno esemplificano bene il dibattito, e le contraddizioni interne sull'argomento. Nel primo studio non è emerso alcun effetto adiuvante dell'aspirina (misurato come aumento dei tempi di sopravvivenza) su un campione di un migliaio di donne con tumore che aveva assunto il farmaco (per altre ragioni) in modo costante prima della diagnosi e dell'inizio delle terapie standard. Il secondo studio al contrario evidenzia che l'assunzione dell'aspirina riduce la densità del tessuto mammario, di suo un noto fattore di rischio. Per approfondimenti rimando al sito dell'università della Pennsylvania --> qui.
Comprensibile quindi il desiderio di mettere la parola fine a questo dibattito, mediante uno studio clinico progettato per rispondere ad una domanda specifica: l'assunzione quotidiana di aspirina aiuta a prevenire il cancro? Se si, quale tumore è più sensibile e quanto è efficace il trattamento?
La sperimentazione, chiamata "Add-Aspirin", verrà gestita dal MRC Clinical Trials Centre dello University College di Londra (UCL) in collaborazione con il Cancer Research UK e il National Institute for Health Research. Il numero di soggetti coinvolti è imponente, circa 11 mila persone distribuite tra il Regno Unito e l'India, affette da tumore all'intestino, seno, esofago, prostata o allo stomaco. Una volta registrati nello studio, i pazienti verranno divisi in modo casuale (e in doppio cieco) in tre gruppi di trattamento che si aggiungono (e NON sostituiscono) a quelli di elezione per la loro patologia. Ciascuno dei tre gruppi riceverà una compressa al giorno contenente rispettivamente 300 mg di aspirina, 100 mg di aspirina o un placebo.
Né i pazienti né i medici sapranno se la compressa in uso è un placebo o il farmaco, evitando così pregiudizi inconsci. L'importanza di monitorare e quantificare l'effetto placebo non è un mero scrupolo metodologico: studi consolidati in letteratura medica hanno dimostrato come in alcune patologie l'effetto terapeutico percepito dal paziente trattato con un placebo è tale da inquinare i risultati sperimentali. I picchi di "efficacia percepita" possono raggiungere valori del 90 per cento in patologie a forte componente neurologica (schizofrenia e depressione) e valori superiori al 50 per cento in patologie "miste" (colon irritabile, ulcera, ipertensione, cefalea). Sul versante opposto (effetto placebo nullo o irrilevante) troviamo malattie prettamente "organiche" come il diabete di tipo I. Tuttavia ... anche in questi casi la componente psicologica gioca un ruolo fondamentale, sebbene indiretto, probabilmente legato all'effetto immunosoppressore dello stress. Niente di nuovo in questo. Ogni medico sa bene che un paziente motivato a seguire una terapia massimizza le possibilità di riuscita della stessa (senza ovviamente attendersi miracoli).
Alla fine di questo studio pluriennale, l'analisi statistica dei dati raccolti quantificherà l'eventuale effetto dell'aspirina come adiuvante della terapia, nella prevenzione delle recidive e sull'aspettativa di vita (sia temporale che qualitativa) post-trattamento.
Fonti
- Sito ufficiale dello studio clinico Add-Aspirin --> link.
- New trial to find out whether aspirin fights cancer
UCL/news
- Istituto Superiore di Sanità --> Aspirina e tumore al colon
- Aspirin and non-steroidal anti-inflammatory drugs for cancer prevention: An international consensus statement.
J. Cuzick et al, (2009) Lancet Oncology, 10(5):501-7
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