(continua da qui)
Nel precedente articolo abbiamo affrontato il problema del boom globale della miopia come conseguenza di uno stile di vita "non naturale" che impone agli occhi uno sforzo continuativo di messa a fuoco di oggetti vicini (libri, tv, monitor e display smartphone). Uno stress aggravato dalla permanenza in ambienti chiusi e con illuminazione insufficiente.
Nel precedente articolo abbiamo affrontato il problema del boom globale della miopia come conseguenza di uno stile di vita "non naturale" che impone agli occhi uno sforzo continuativo di messa a fuoco di oggetti vicini (libri, tv, monitor e display smartphone). Uno stress aggravato dalla permanenza in ambienti chiusi e con illuminazione insufficiente.
Oggi approfondiamo l'argomento, dando particolare enfasi alle contromisure (già disponibili o in fase di sviluppo) per fermare il dilagare di questo difetto visivo.
Ricchezza input visivi e prevenzione miopia
Esperimenti condotti sugli animali hanno fornito dati molto interessanti sull'effetto benefico che fornisce il vivere in un ambiente "visivamente ricco" (sullo stesso tema vedi anche l'articolo --> "Correre aiuta i topi a recuperare la vista").
In particolare sono stati alcuni test condotti sui pulcini a fornire indicazioni sul ruolo chiave giocato dall'intensità luminosa. Studi oramai classici dimostrarono come il semplice utilizzo prolungato di particolari occhiali in grado di modificare la risoluzione e il contrasto delle immagini in entrata (variando nel contempo anche l'intensità della luce incidente, SEMPRE però all'interno di intervalli fisiologici, quindi non disturbanti) fossero in grado di indurre la miopia. Una prova quindi che la miopia poteva essere indotta semplicemente variando la qualità della visione. Esperimenti successivi come quelli condotti nel 2009 da Regan Ashby della università di Tubinga dimostrarono inoltre che alti livelli di illuminazione - paragonabili per intensità a quelli di una giornata soleggiata - diminuivano la percentuale di pulcini miopi di oltre il 60 %, rispetto a pulcini esposti ad una luce paragonabile a quella presente in una cameretta in cui i giovani sono soliti studiare (Invest Ophthalmol Vis Sci. 2009 Nov;50(11):5348-54). I risultati sono stati confermati da studi analoghi condotti sulle scimmie.
Queste evidenze fecero sorgere una nuova domanda: "come può la luce brillante prevenire l'insorgere della miopia?".
L'ipotesi principale oggi è che la luce agisca stimolando il rilascio di dopamina nella retina, e che questo inneschi una serie di eventi a cascata che contrastano l'allungamento dell'occhio, naturale conseguenza degli sforzi associati alle ripetute messe a fuoco di oggetti vicini (come le parole di un testo).
Nella scienza una ipotesi rimane tale finché non viene messa alla prova sperimentalmente. Ancora una volta furono i pulcini a fornire indizi importanti. Nel 2010 il duo di ricercatori Ashby e Schaeffel dimostrarono che l'iniezione dello spiperone (un farmaco antipsicotico in grado di inibire il segnale dopaminico) era in grado di annullare l'effetto protettivo della luce brillante dimostrando così il nesso causale tra dopamina e luce (Invest. Ophthalmol. Vis. Sci. 51, 5247–5253 - 2010)
Nota. La dopamina retinica è prodotta secondo un ciclo giornaliero caratterizzato da picchi diurni. Il tutto sembra avere la funzione di comunicare all'occhio di passare dalla visione notturna (basata sulle cellule fotorecettrici note come bastoncelli) a quella diurna (a "colori", basata sulle cellule chiamate coni).
I
ricercatori ipotizzarono che l'esposizione prolungata alla luce
soffusa (o almeno non naturalmente brillante come quella solare) fosse in grado di alterare il
ciclo naturale nel rilascio del neurotrasmettitore con conseguenze sulla
crescita dell'occhio.
In base a queste informazioni e ai dati derivati da studi epidemiologici, Ian Morgan,
ricercatore presso l'Australian National University di Canberra, è giunto alla conclusione che i bambini dovrebbero passare almeno tre ore
al giorno in ambienti illuminati con almeno 10 mila lux per essere
protetti dall'insorgere della miopia "comportamentale"
Non
stupisce quindi scoprire che nei luoghi soleggiati (e poco urbanizzati) come l'Australia,
dove i bambini passano più di tre ore della
loro giornata all'aria aperta, la percentuale di giovani che a 17 anni è miope circa il 30 %, ben inferiore non solo ai picchi cinesi ma anche a quelli
americani ed europei; in Europa e in USA si stima che la permanenza media all'esterno (leggasi
all'aria aperta e in presenza di luce solare) è inferiore a due ore al
giorno.
Sulla base di tali osservazioni Morgan nel 2009 pianificò, insieme al cinese Zhongshan Ophthalmic Center, un esperimento triennale che coinvolgeva un certo numero di classi nel distretto di Guangzhou, comprendenti studenti di sei-sette anni di età; nel periodo dell'esperimento gli studenti svolsero all'aperto, ogni giorno, 40 minuti delle loro lezioni. Come gruppo di controllo furono usate altre classi dello stesso distretto che invece continuarono a seguire le lezioni nel modo classico. I risultati confermarono i dati australiani: degli oltre 900 bambini coinvolti, la percentuale che era diventata miope entro il decimo anno di età era pari al 30 %, contro il 40 % del gruppo di controllo (M. He et al, JAMA 2015, 314 (11):1142-8).
Il lux è la misura internazionale per l'illuminamento ed è data da lumen per metro quadro. Per avere una idea del significato di questo valore basta pensare che è quello percepibile all'ombra di un albero in una giornata d'estate, indossando occhiali da sole. Nelle aule scolastiche i valori standard sono di circa 500 lux.
esempi | |
---|---|
Illuminamento | Equivalente a |
0.0001 lux | Notte nuvolosa senza Luna |
0.002 lux | Notte stellata senza Luna |
50 lux | Tipica illuminazione da salotto |
100 lux | Cielo molto nuvoloso |
320–500 lux | Luce in ufficio |
1000 lux | Cielo parzialmente nuvoloso |
10000–25000 lux | Tipica giornata soleggiata (all'ombra) |
32000–100000 lux | Luce solare diretta estiva |
Sulla base di tali osservazioni Morgan nel 2009 pianificò, insieme al cinese Zhongshan Ophthalmic Center, un esperimento triennale che coinvolgeva un certo numero di classi nel distretto di Guangzhou, comprendenti studenti di sei-sette anni di età; nel periodo dell'esperimento gli studenti svolsero all'aperto, ogni giorno, 40 minuti delle loro lezioni. Come gruppo di controllo furono usate altre classi dello stesso distretto che invece continuarono a seguire le lezioni nel modo classico. I risultati confermarono i dati australiani: degli oltre 900 bambini coinvolti, la percentuale che era diventata miope entro il decimo anno di età era pari al 30 %, contro il 40 % del gruppo di controllo (M. He et al, JAMA 2015, 314 (11):1142-8).
Un esperimento simile venne condotto anche a Taiwan dove gli
insegnanti coinvolti indussero i bambini a passare tutti gli 80
minuti della loro pausa pranzo all'aperto; dopo un solo anno di questa sperimentazione il numero di bambini
diventati miopi era del 8% contro il 18% di una scuola nelle vicinanze (Ophthalmology (2013) 120 pp1080–1085).
In fondo niente di tutto questo è nuovo visto che già all'inizio del '900 l'oculista britannico Henry Edward Juler scriveva in un manuale per i pazienti che il miglior contrasto al peggioramento della miopia era stare all'aperto.
A Singapore si cerca di favorire i giovani a passare più tempo all'aperto |
Curiosamente, ma nemmeno tanto, i ricercatori che si sono impegnati in questi anni nel tentativo di cambiare il "modo" di studiare hanno notato che è molto più efficace convincere le scuole ad applicare i cambiamenti (ad esempio imponendo attività all'aperto) rispetto al convincere i genitori, specialmente in Asia dove vige la "dittatura del successo e del risultato". In un articolo tematico apparso sulla rivista Nature, si legge che a Singapore era stato attivato a tal scopo un programma sperimentale in cui i genitori venivano incentivati (munendo i ragazzi di contatori di passi da usarsi nei fine settimana) ad esercitare un ruolo attivo nel favorire attività all'aperto, con premi in denaro. Il risultato fu scoraggiante in quanto nessuna differenza significativa nelle percentuali di miopi emerse tra il campione ed il gruppo di controllo (Ophthalmic Physiol. Opt. - 2014 - 34, 362–368).
In
attesa che le scuole si adeguino (e aumenti la consapevolezza dei
benefici connessi al fare attività all'esterno), i ricercatori si sono
concentrati su ulteriori metodi per contrastare l'epidemia di miopia.
Alcuni si sono concentrati sulla creazione di occhiali speciali e lenti a contatto, in grado di focalizzare la luce dall'intero campo visivo e non solo dalla porzione centrale centro (esattamente come fanno gli obiettivi delle fotocamere). Altri gruppi di ricerca hanno notato che l'utilizzo di colliri a base di atropina diluita allo 0.01 %, prima di dormire, è in grado di contrastare la progressione della miopia (Ophthalmology. 2012;119(2):347-54).
Se non vogliamo trovarci con generazioni di ipovedenti si può, e si deve, cambiare.
Alcuni si sono concentrati sulla creazione di occhiali speciali e lenti a contatto, in grado di focalizzare la luce dall'intero campo visivo e non solo dalla porzione centrale centro (esattamente come fanno gli obiettivi delle fotocamere). Altri gruppi di ricerca hanno notato che l'utilizzo di colliri a base di atropina diluita allo 0.01 %, prima di dormire, è in grado di contrastare la progressione della miopia (Ophthalmology. 2012;119(2):347-54).
Se non vogliamo trovarci con generazioni di ipovedenti si può, e si deve, cambiare.
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