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Mangiare "per due" in gravidanza? Sbagliato

Sebbene durante la gravidanza sia importante alimentarsi in modo corretto (ivi compreso evitare alcuni alimenti potenzialmente portatori di agenti o sostanze tossiche) nessun medico si sognerebbe di consigliare alla propria assistita di "mangiare per due".
La frase "incriminata" è un residuo della cultura popolare che aveva un senso quando la quantità (e qualità) del cibo a cui aveva accesso la popolazione media era ben inferiore di quello odierno, in molti casi anzi al limite della pura sussistenza.

Applicare questo motto oggi non solo influisce negativamente sul recupero della "linea" della madre dopo il parto ma, cosa ben più importante, ha un impatto negativo sullo stato di salute della progenie anche a distanza di anni.
Nota. La letteratura scientifica disponibile a riguardo è consolidata. Tra gli studi classici a supporto, la dimostrazione della correlazione tra la carestia nelle Fiandre nel '44 e "l'epidemia" di diabete, obesità e altre malattie metaboliche a decenni di distanza negli adulti concepiti in quel periodo (RC Painter et al, BJOG, 2008, v115-10-pp 1243). Sul versante opposto sono ugualmente interessanti i numerosi studi che dimostrano l'impatto negativo sulla progenie di una dieta ipercalorica, oltre che nutrizionalmente sbilanciata, delle madri durante la gravidanza. Nel breve termine (cioè alla nascita) si sa che l'alta glicemia durante la gravidanza si correla a neonati di più grossi; al contrario la pressione alta si associa a neonati più piccoli (J. Tyrrell et al, JAMA (2016) 315 (11)).
A chiudere il cerchio arriva ora lo studio pubblicato sulla rivista eLife che dovrebbe (si spera) mettere la parola fine all'idea ancora diffusa che le donne gravide necessitino di una sovra-alimentazione. I dati indicano che, al contrario, il corpo si adatta estraendo con maggiore efficienza le sostanze nutritive dal cibo ingerito.
Le conclusioni ottenute da analisi condotte sulla drosophila (il moscerino della frutta, animale modello per molta biologia fondamentale) permettono anche di comprendere perché alcune donne lottino senza successo dopo il parto per perdere i chili presi durante la gestazione.
L'idea di questo lavoro nasce da una evidenza molto semplice: l'intestino di molti mammiferi aumenta dimensionalmente durante la gravidanza. Non si capiva però perché questo si verificasse e la base fisiologica di tale modificazione temporanea nella maggior parte degli animali.
Riassumendo in poche righe il contenuto dell'articolo, si è scoperto che nella drosophila il motore dell'aumento della dimensione dell'intestino è "l'ormone giovanile" (juvenile hormone), rilasciato nella femmina subito dopo l'accoppiamento. L'incremento dell'intestino aumenta a sua volta la sua funzionalità e il risultato è un accumulo di grasso, che il corpo "mette da parte" in vista del maggiore fabbisogno energetico che la produzione di uova richiederà.
Nota. L'utilizzo del moscerino della frutta come modello animale non deve stupire; la genetica si basa tuttora su questo animale come insostituibile (per costo e informatività) modello ideale
L'ormone giovanile è il corrispondente funzionale nell'insetto degli ormoni tiroidei nei mammiferi.

Lo stato metabolico (e la sua capacità di adeguarsi al mutare delle condizioni) gioca un ruolo determinante sulla fertilità del moscerino e in particolare per la sopravvivenza delle uova fecondate. Se la produzione dell'ormone giovanile venisse in qualche modo bloccata, l'intestino rimarrebbe nelle condizioni pre-accoppiamento con il risultato, dimostrato, per la drosophila di produrre meno uova.

In modo non troppo dissimile, nella donna gravida si ha una variazione del livello degli ormoni regolatori del metabolismo. Se dopo il parto, per qualunque motivo, il livello di tali ormoni non torna allo stato pre-gravido, l'intestino rimarrà regolato sulla massimizzazione dell'assorbimento; naturale conseguenza sarà la lotta "impari" della donna che cerca di recuperare il peso forma mediante diete ferree e l'organismo che invece fa di tutto per assimilare il più possibile anche da quel poco che viene ingerito.
In conclusione, se già studi precedenti avevano dimostrato che mangiare per due durante la gravidanza è inutile, questo nuovo lavoro ne spiega le ragioni mostrando che il sistema digestivo anticipa le richieste future, modificandosi.

Nota. Pochi giorni dopo la stesura del presente articolo mi sono imbattuto in un nuovo studio che sottolinea i rischi legati all'aumento di peso della madre per il nascituro. Le conclusioni vengono da uno studio svedese pubblicato sulla rivista The Lancet in cui sono state analizzate 457 mila donne che, nel periodo che va dal 1992 al 2012, hanno avuto almeno due gravidanze. Il fattore critico sembra essere non tanto l'indice di massa corporea (BMI) della donna "ante-gravidanza" ma la variazione di peso tra la prima e la seconda gravidanza. Nello specifico le donne il cui indice di massa corporea era aumentato nel periodo tra la fine della prima e l'inizio della seconda di più di quattro unità avevano il 50 per cento di probabilità di partorire un figlio morto e in generale si correlava con un aumento del 30 per cento (rispetto allo standard) di mortalità infantile. La correlazione è particolarmente evidente nelle donne normopeso prima della prima gravidanza. A compendio, le donne che erano invece sovrappeso (BMI > 25) prima della gravidanza e che sono riuscite a diminuire sostanzialmente il peso prima della seconda gravidanza hanno sostanzialmente diminuito il rischio di mortalità infantile.
Non è ancora chiaro il perché di tale correlazione.
(Fonte: Sven Cnattingius & Eduardo Villamor, The Lancet - dicembre 2015).

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Fonte
- Endocrine remodelling of the adult intestine sustains reproduction in Drosophila
Tobias Reiff et al,  eLife (2015) 4: e06930

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