Il meccanismo non è noto ma alcuni dati sembrano indicare che la presenza del pegivirus (HPgV) in soggetti infettati da HIV, eserciti una azione benefica rallentando la progressione verso l'AIDS, verosimilmente grazie ad una minore capacità replicativa del HIV.
Struttura del pegivirus (credit e altre info --> Viralzone) |
Sebbene il virus HPgV (appartenente alla famiglia dei Flaviviridae, a cui appartiene anche il virus della febbre gialla e il WNV) sia noto dal 1967 e sia stato associato ad alcune forme di epatite acuta (quindi sia tutt'altro che un ospite gradito), ben poco si sa riguardo al suo modus operandi, ad esclusione dei tratti caratteristici del suo essere un virus RNA+. Il problema principale è che è mancato in questi anni un modello animale idoneo, cioè l'ospite da usare per studiare infettività e patogenicità del virus.
Le cose ora potrebbero cambiare dopo la scoperta di Bailey e collaboratori che virus molto simili al HPgV sono presenti in babbuini selvatici e che è possibile infettare macachi, animali già ampiamente usati con l'HIV.
In un prossimo futuro si potrà quindi capire come i due virus interferiscono tra loro e, forse, ipotizzare di usare HPgV modificati e non patogeni come trattamento anti-HIV.
Fonti
- Durable sequence stability and bone marrow tropism in a macaque model of human pegivirus infection
Adam Bailey et al, Sci. Transl. Med. 7, 305ra144 (2015)
- letteratura scientifica sul pegivirus --> Pubmed
Nessun commento:
Posta un commento