I ricercatori delle università di Cambridge e di Edimburgo hanno mostrato in un recente articolo le potenzialità di una tecnica di imaging radioattivo, oggi in uso per identificare le metastasi ossee, per evidenziare l'accumulo di depositi di calcio instabili nelle arterie e quindi intervenire in anticipo per prevenire infarto e ictus.
L'aterosclerosi è una condizione potenzialmente grave in cui il lume delle arterie si restringe localmente a causa di depositi grassi note come 'placche'. Due i problemi principali associati: il restringimento del canale provoca una minore ossigenazione dei tessuti irrorati; il distacco di porzioni di queste placche provoca l'ostruzione delle arteriole a valle, cardiache o cerebrali, creando i presupposti di infarto e ictus, rispettivamente.
Poiché le placche aterosclerotiche sono una conseguenza fisiologica dell'invecchiamento (cominciano a comparire già dopo i 20 anni come i classici studi sui militari americani morti in Vietnam scoprirono) rimane da capire perché solo in alcuni soggetti le placche siano instabili e quindi pericolose.
Un primo passo sarebbe identificare i soggetti a rischio e indirizzarli ad un trattamento specifico per la rimozione delle placche. Con questo obiettivo in mente i ricercatori hanno iniettato i pazienti con fluoruro di sodio associato ad una piccola quantità di un tracciante radioattivo necessario, un marcatore essenziale per la localizzazione dei depositi mediante tomografia ad emissione di positroni (PET) e tomografia computerizzata (CT).
Il concetto è semplice. Il fluoruro di sodio è uno dei classici componenti del dentifricio e agisce legandosi ai composti di calcio presente nello smalto dei denti. Allo stesso modo è in grado di interagire con la zona di calcificazione nelle arterie, soprattutto nelle aree instabili. La misurazione e la localizzazione della radioattività nelle arterie permette poi di identificare dove questi depositi si stanno accumulando e rimuoverli prima che possano causare problemi.
Tra i vantaggi di questo approccio, basato su una tecnica consolidata, vi è indubbiamente il basso costo del radiofarmaco e del fluoruro di sodio.
Fonte
Poiché le placche aterosclerotiche sono una conseguenza fisiologica dell'invecchiamento (cominciano a comparire già dopo i 20 anni come i classici studi sui militari americani morti in Vietnam scoprirono) rimane da capire perché solo in alcuni soggetti le placche siano instabili e quindi pericolose.
Un primo passo sarebbe identificare i soggetti a rischio e indirizzarli ad un trattamento specifico per la rimozione delle placche. Con questo obiettivo in mente i ricercatori hanno iniettato i pazienti con fluoruro di sodio associato ad una piccola quantità di un tracciante radioattivo necessario, un marcatore essenziale per la localizzazione dei depositi mediante tomografia ad emissione di positroni (PET) e tomografia computerizzata (CT).
Il concetto è semplice. Il fluoruro di sodio è uno dei classici componenti del dentifricio e agisce legandosi ai composti di calcio presente nello smalto dei denti. Allo stesso modo è in grado di interagire con la zona di calcificazione nelle arterie, soprattutto nelle aree instabili. La misurazione e la localizzazione della radioattività nelle arterie permette poi di identificare dove questi depositi si stanno accumulando e rimuoverli prima che possano causare problemi.
Tra i vantaggi di questo approccio, basato su una tecnica consolidata, vi è indubbiamente il basso costo del radiofarmaco e del fluoruro di sodio.
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- Identifying active vascular microcalcification by 18F-sodium fluoride positron emission tomography
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