Questo è il messaggio contradittorio che si ricaverebbe da una lettura veloce di un articolo apparso qualche giorno fa sul New York Times ad opera di Richard A. Fredman.
Di seguito ne faccio un breve riassunto cercando soprattutto di renderlo meno confuso.
Il dr. Fredman (si, è un medico) cita nell'articolo i lavori di Paul W. Andrews e di Joseph P. Forgas, due psicologi australiani, che evidenziano come la capacità analitica migliori in condizioni di sadness (tristezza). Secondo questi ed altri autori il rimuginare continuo tipico dei depressi può essere assimilato ad una strategia adattativa per risolvere i problemi che provocano situazioni di disagio.
Sulla soglia dell'eternità di Vincent van Gogh |
Anzi, loro con i depressi veri non ci avevano mai lavorato. Questa distinzione è di estrema importanza in quanto solitamente la depressione non si caratterizza per la presenza di elementi scatenanti (stressori) in grado di spiegarne l'insorgenza e, di rimando, di rendere conto del fenomeno adattativo da loro ipotizzato.
Lo stato depressivo è invece quasi sempre presente, anche se latente, prima dell'esordio clinico della malattia. In altre parole la depressione può essere innescata ma una volta attivata, nei soggetti predisposti diventerà indipendente dal permanere o da future ricomparse degli episodi stressori concomitanti.
Perchè allora è così diffuso il concetto che la depressione sia associata ad altre capacità, non solo artistiche?
L'autore ha sua una idea, derivata dal contatto con un suo paziente che una volta guarito ricordava tuttavia con favore il periodo della sua depressione in quanto espressione del suo vero io, creativo e pensieroso. Quindi l'aspetto romanzato del genio associato alla depressione deriverebbe dalla tendenza romantica a considerare buono l'Io naturale e meno buono l'Io nuovo.
L'autore conclude ricordando che anche molte malattie sono assolutamente naturali, ma non per questo positive o da non combattere.
Sul tema "arte e disturbi mentali" vedi anche QUI,
Fonte
- Depression Defies the Rush to Find an Evolutionary Upside
Richard A. Friedman, NYT. 16 gennaio, 2012
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