Il diabete di tipo 2 è, nei paesi sviluppati e con alto tenore di vita, una delle patologie a maggior impatto economico per il sistema socio-sanitario nazionale. A differenza del diabete di tipo I che compare spesso nei bambini ed è associato ad una reazione auto-immunitaria, il diabete di tipo 2 compare nell'età adulta, non è trattabile con insulina ed è spesso associato a sovrappeso.
Da queste poche righe si può facilmente intuire come la ricerca in tal senso abbia un impatto potenziale molto elevato.
E' di questi giorni la pubblicazione sul prestigioso New England Journal of Medicine di un articolo prodotto dalla collaborazione fra la Cornell University (Ithaca, NY, USA) ed il policlinico Gemelli (Roma), sotto la guida di Francesco Rubino, professore di chirurgia al Weill Cornell Medical College e direttore del Gastrointestinal Metabolic Surgery al NewYork-Presbyterian/Weill Cornell.
In breve, gli autori hanno mostrato come l'approccio migliore per una remissione spesso completa dal diabete di tipo 2 sia di tipo chirugico, purchè i pazienti siano oltre che diabetici anche obesi (una condizione specie in USA fra le più comuni).
immagine presa di egmnblog.wordpress |
L'intervento chirurgico messo a punto da Rubino si differenzia rispetto ad i trattamenti standard per l'obesità in quanto non comporta la riduzione dello stomaco (gastric banding) ma crea un bypass con il duodeno. Il tasso di mortalità è a livelli, per il tipo di operazione, estremamente bassi (6/10000), così come gli interventi correttivi.
Un anno dopo l'operazione il 59% dei pazienti trattati era in completa remissione, in altre parole non avevano bisogno di alcun tipo di trattamento diabetico.
Un risultato certamente interessante e importante.
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